Luca Collodi – Città del Vaticano
“Ci stiamo misurando con la fragilità e la forza del male. Il benessere spesso stordisce e ci fa credere che tutto andrà bene. Poi ci acciorgiamo che tutto non va bene e misuriamo la forza del male”. “Questo – sottolinea a Radio Vaticana-Vatican News – il presidente della Conferenza episcopale italiana cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, ci confonde ancora di più perchè il benessere ci sembra un diritto e comunque vogliamo essere sempre noi a decidere”. “E questo naturalmente molto spesso ci avvolge di tristezza, rassegnazione e malinconia. Qualsiasi cosa rischia di avere il senso del vano perchè ciò che scegliamo non corrisponde poi ai nostri desideri. Ma il Natale viene proprio per questo. Non viene perchè tutte le cose vanno bene”.
Scontro tra bene e male
“Nel mondo – prosegue Zuppi – c’è sempre stato questo scontro. Direi che spesso pensiamo privilegiando un ottomismo che richiede poco, che si misura poco con la realtà. Pensiamo che in fondo abbiamo una soluzione contro il male. E che questo non richieda il nostro coinvolgimento e sacrificio. Lo scontro tra bene e male c’è sempre ed è anche dentro di noi. Non è una linea esterna alla nostra persona ma è una linea che passa dentro di noi. E allora dobbiamo dire che un po’ il male o il bene dipende da ognuno di noi”.
La guerra in Ucraina
Sul conflitto in corso in Ucraina, il presidente della Cei afferma: “La via della pace va cercata. Bisogna crederci, bisogna cercarla e farla nonostante le evidenze contrarie. Se ci ricordiamo, all’inizio del conflitto, alcune delegazioni si incontrarono. Qualche mese fa i generali americani dissero che bisognava iniziare a parlare tra le parti in conflitto. Ieri il presidente della Fedetrazione russa, Putin, ha detto che prima o poi bisognerrà negoziare perchè la guerra finisce con un negoziato. Quindi sembrerebbe che gli americani, tutti, cerchino strade. Bisogna sempre farlo con intelligenza e la pace deve coinvolgere tutti. La proposta del cardinale Parolin e della Chiesa italiana di un incontro di pace a Helsinki, infatti, ricorda come Helsinki è qualcosa che in passato ha coinvolto tanti Paesi, come deve essere, per creare un’intesa che risolva le incomprensioni, rifletta sugli errori fatti. Bisogna quindi crare un nuovo patto che garantisca una nuova situazione di equilibrio e di pace”.
Nato e Onu
“Certamente in Ucraina c’è troppa Nato e poco Onu -prosegue il cardinale -. Penso che purtroppo è così in tante situazioni. L’Onu non viene spesso utilizzata anche per le tante delusioni, gli errori commessi in passato. Però c’è una certa differenza. Le Nazioni UnIte coinvolgono tutti i Paesi, la Nato soltanto una parte. Ora se vogliamo garantire una presenza che sia di interposizione accettata da tutti, è chiaro che dobbiamo usare l’unico strumento che abbiamo e che coinvolge tutte le nazioni. L’Onu ha quindi certamente un ruolo e speriamo che possano svolgere il suo compito”.
Gli auguri alle Istituzioni
“E’ un momento serio, intenso, vero che ci butta nella drammacità anche della storia – afferma Zuppi guardando al particolare periodo che stiamo vivendo -. Da questo punto di vista è una grande possibilità, una grande opportunità. Se siamo fuori dalla storia possiamo pensare di avere sempre tempo, giocare, fare un po’ gli eterni adolescenti. Il vero augurio per le Istituzioni e per chi opera nel sociale è quello di pensare a chi verrà dopo di noi, pensare naturalmente anche a noi, ma iniziare a pensare con forza e determinazione al futuro, anche con sacrifici, per costruire cose solide. Per certi versi, come avvenne decenni fa dopo la guerra, abbiamo ricostruito relazioni, economia, tessuto comunitario. Ecco penso che quello sforzo, con determinazione e visione del futuro, possa dare tanta speranza, lavorando insieme. Creando un sistema nel quale possiamo contare l’uno sull’altro. Insomma saper lavorare insieme”.
Gli auguri alla Chiesa
“Anche la Chiesa ha bisogno di auguri. Bisogna accorgerci di quanta luce possiamo donare e doniamo. In realtà la Chiesa, in queste tempeste, ha rappresentato e rappresenta tanta umanità. E’ una famiglia dove nessuno è un oggetto, dove nessuno viene scartato, dove nessuno è straniero e questo nelle pandemie, nelle tempeste, è davvero un’arca di rifugio. Sappiamo che siamo deboli, che abbiamo tanti problemi, li abbiamo sempre avuti, però deboli come siamo abbiamo una forza straordinaria. Rappresentiamo tanta speranza per tutti, per le persone sole, per quelli che cercano, per i nostri compagni di cammino, quelli che incontriamo e che in tanti modi camminano con noi. Questo è l’augurio con la consapevolezza di continuare a costruire case che siano accoglienti e aperte per tutti e dove tutti possano vedere la presenza di Dio che viene tra gli uomini perchè non accetta le tenebre, perchè follemente continua ad amarci nonostante che noi follemente continuiamo a farci del male”.
Un Natale sobrio
“Non c’è dubbio – conclude il cardinale Zuppi – talvolta pensiamo che il sobrio sia mesto, triste. Invece la sobrietà ci aiuta a capire il Natale, a liberarlo da tutte le melasse che portano poco e illudono molto. La sobrietà, come ricorda il Papa, ci fa scoprire la verità e la bellezza del Natale che è appunto sobria, molto povera. Gesù è nato in una mangiatoia. Ecco, lì troviamo tanta vita. Il Natale non è nello sfarzo, nel tanto, ma è nel poco che troviamo il tanto”.