Vaticano, vaccini: richiamo per i più disagiati, ora si guarda ai Paesi poveri

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Michele Raviart – Città del Vaticano

Con la seconda dose somministrata questa mattina in Aula Paolo VI a 300 persone si conclude la vaccinazione in Vaticano dei più bisognosi e vulnerabili. In totale sono state protette dal coronavirus grazie a questa iniziativa, fortemente voluta da Papa Francesco, 1.800 persone. “Sono quelli della strada, dei vari dormitori, quelli che non hanno diritto di essere vaccinati in Italia”, ha spiegato il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa, che ha guidato questa iniziativa. “Finiamo così questo momento di grazia per questi invisibili nella città, che in realtà sono ben visibili”, ha ribadito: “Quando i vaccini saranno a disposizione per il libero commercio, allora incominceremo di nuovo”.

Ascolta l’intervista integrale al cardinale Konrad Krajewski

L’aiuto ora ai bisognosi dei Paesi più poveri

Al momento, infatti, solo gli Stati possono acquistare i vaccini e l’Elemosineria apostolica si sta muovendo attraverso i canali diplomatici per poter aiutare i Paesi più poveri e che più hanno bisogno di dosi, soprattutto in Africa e in Asia. I soldi raccolti attraverso il “vaccino sospeso” – la donazione che è possibile fare sul sito dell’Elemosineria – le offerte di tanta gente al Santo Padre e il contributo di ospedali come l’istituto Spallanzani di Roma, spiega l’elemosiniere pontificio, saranno inviati ai nunzi apostolici, che provvederanno ad acquistare le dosi.

Donati alla Siria 350 mila euro 

“Si tratta di Paesi quali il Madagascar, Venezuela e Ecuador e l’India”, ribadisce il porporato. “Di questi soldi ne potevamo usare solo una parte perché il vaccino non si può comprare sul mercato”, afferma, “ e allora incominceremo a mandare il soldi a questi Paesi, soprattutto in Africa, dove i nunzi li possono comprare. Come in Siria, dove abbiamo già inviato 350 mila euro per comprare i vaccini e vaccinare i più deboli”. L’accessibiltà universale ai vaccini è stata più volte ribadita da Papa Francesco, preoccupato del divario di dosi tra i Paesi più ricchi e il resto del mondo. Fin dall’inizio della pandemia il Pontefice ha cercato attraverso l’Elemosineria apostolica di aiutare le persone ai margini sia attraverso controlli sanitari e tamponi per le persone assistite nelle strutture vicino al Vaticano – come l’ambulatorio vicino al porticato di Piazza San Pietro – sia donando presidi medici e respiratori ai Paesi più poveri.