Usa-Russia: confronto a distanza tra i presidenti Biden e Putin

Vatican News

Giancarlo La Vella e Andrea De Angelis – Città del Vaticano

“Le rivolgo il mio saluto, signor presidente”. “Felice di rivederti, spero che la prossima sarà di persona”. E’ iniziata con toni decisamente cordiali la videochiamata tra Putin e Biden, ma questo non ha impedito ai due leader di esporre le proprie posizioni, spesso anche distanti. In due ore di colloquio i presidenti di Russia e Usa hanno messo sul tavolo alcune tematiche internazionali su cui i due Paesi puntano più l’attenzione. Argomenti sui quali i capi della Casa Bianca e del Cremlino hanno dato mandato a lavorare ai propri assistenti – secondo una nota della presidenza americana – a cominciare dai cosiddetti attacchi ransomware, ovvero le aggressioni ai sistemi informatici, un pericolo comune, attraverso i quali in tutto il mondo gli hacker entrano in possesso di dati, rendendoli inservibili e chiedendo un riscatto per riattivarli.

Il nodo Ucraina

Biden ha espresso a Putin tutta la preoccupazione degli Usa, condivisa dall’Unione Europea, per quanto riguarda l’atteggiamento russo nei confronti dell’Ucraina. Di fronte alla presenza di truppe di Mosca al confine, il capo della Casa Bianca “ha ribadito il suo sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina, ha chiesto la riduzione dell’escalation e il ritorno alla diplomazia per la soluzione delle tensioni tra Mosca e Kiev”. “L’esercito russo non rappresenta una minaccia per l’Ucraina nonostante la sua presenza al confine”, questa la risposta del capo del Cremlino. Ma dalla sua Joe Biden, forte anche dell’appoggio di Bruxelles manifestato in un recente vertice virtuale, ha minacciato di imporre severe sanzioni a Mosca, facendo sapere anche di essere pronto a rafforzare la presenza militare Usa nell’Europa orientale.

La questione del nucleare iraniano

Il programma nucleare dell’Iran è stato un altro dei temi caldi al centro del colloquio tra Biden e Putin, proprio alla vigilia della ripresa a Vienna dei negoziati sulla possibile riattivazione dell’accordo del 2015 sulla produzione di uranio. Intanto Washington ha varato nuove sanzioni contro Teheran per “gravi violazioni dei diritti umani”, colpendo in particolare le forze speciali anti-terrorismo, il sistema carcerario iraniano e i suoi dirigenti. La Repubblica Islamica smentisce le accuse di arricchimento dell’uranio al 90%.