Dambajav Choijiljav, abate capo del Monastero Zuun Khuree Dashichoiling, tra i più grandi templi buddisti di Ulaanbaatar, oggi presente all’incontro ecumenico e interreligioso con Francesco. Si dice “in sintonia” con il Pontefice nella ricerca del bene di tutti: “Dobbiamo collaborare su questo”. Poi rilancia l’appello del Papa a un lavoro congiunto delle religioni contro la corruzione
Salvatore Cernuzio – Inviato a Ulaanbaatar (Mongolia)
“Il Papa è venuto tra di noi e quindi la prima cosa è poterlo incontrare. È venuto a parlare di pace e dell’aspetto religioso e della vita dell’uomo. Ieri ha fatto una dichiarazione contro la corruzione alla quale noi ci allineiamo perché il buddismo è da sempre contro la corruzione. Essa è un male che va controllato e poi cancellato perché ha effetti negativi su tutta la società”.
Sua Eminenza Khamba Lama, Dambajav Choijiljav, è l’abate capo del monastero Zuun Khuree Dashichoiling, uno dei più grandi templi buddisti di Ulaanbaatar con oltre 150 monaci, secondo al monastero di Gandan Tegchenling (400 monaci). Dambajav Choijiljav è però il più anziano, un valore per il buddismo, quindi punto di riferimento della comunità buddista tantrica tibetana, religione maggioritaria in Mongolia.
Nuovo incontro con Francesco
Questa mattina, 2 settembre, era seduto accanto a Papa Francesco nell’incontro ecumenico e interreligioso all’Hun Theatre di Ulaanbaatar, primo appuntamento della terza giornata di viaggio in Mongolia. Il Papa, racconta, lo aveva già incontrato venendo a Roma nell’agosto 2022 per il Concistoro in cui è stato creato cardinale il prefetto apostolico di Ulaanbaatar, Giorgio Marengo. E ricorda anche la sua amicizia con l’indimenticato “Wenceslao”, monsignor Padilla, il missionario della Consolata primo prefetto apostolico di Ulaanbaatar, tra i primi a giungere in Mongolia dopo il crollo del comunismo per favorire la rinascita della Chiesa.
L’evento ecumenico e interreligioso
Con il leader buddista, questa mattina, erano presenti altri dieci leader di diverse confessioni, tra cui Nomun Khan, Gabju Choijamts Demberel, abate del monastero di Gandan e capo del Centro dei Buddisti Mongoli che ha accolto il Pontefice all’ingresso di questo teatro a forma di ger (l’antica abitazione dei popoli nomadi dell’Asia centrale), sulla montagna Bogd Khan Uul, che da sud domina Ulaanbaatar da cui dista 13 km.
In questo edificio è possibile assistere a spettacoli folkloristici della tradizione mongola, un assaggio è stato offerto al Papa con un suonatore di sitar che ha aperto la serie di interventi previsti per l’appuntamento, tra cui quello di Dambajav Choijiljav. Arrivato tra i primi insieme ad una delegazione di monaci, l’abate condivide stringatamente con Vatican News le sue impressioni su questa visita del capo della Chiesa cattolica universale nel loro Paese.
L’appello per la pace
“Siamo in sintonia perché entrambi ricerchiamo il bene di tutti, quindi credo sia importante che collaboriamo su questo tema”, afferma. Papa Francesco “è una persona anziana a cui portare grande rispetto, la nostra cultura gli porta grande rispetto”.
L’abate di Dashichoiling rilancia pure le parole del Pontefice, pronunciate ieri insieme all’appello contro la corruzione nel discorso alle autorità civili nel Palazzo di Stato, sul ruolo che la Mongolia può ricoprire nello scacchiere internazionale per una pace globale. “La Mongolia si dichiara contro ogni forma di conflitto presente oggi nel mondo, quindi esprime la sua vocazione contro la pace. Anche ieri il Papa ha ribadito che la Mongolia è contraria al nucleare, e il presidente ha confermato l’impegno per la pace”, afferma il leader buddista.
“Qui in Mongolia – ci tiene ad aggiungere – vige una libertà religiosa, le religioni possono essere professate in diverse maniere con libertà e questo è un momento importante”.
Ascoltare e riflettere
Nel suo intervento, Dambajav ha ricordato che “gli eventi attuali dimostrano che la religione continua a esercitare un’importante influenza nella vita d’oggi. Affinché questa si sviluppi in modo costruttivo, è essenziale che tutti noi ci apriamo ancora di più verso le persone di altre mentalità, comprese quelle che si oppongono alla religione stessa”. “Dobbiamo imparare ad ascoltare e a riflettere sui punti di vista che sembrano contrari ai nostri – ha affermato inoltre -, perché solo così possiamo comprendere i principi fondamentali che sono alle radici di tutte le religioni e della stessa mente umana”.