Università cattoliche del Sacro Cuore e Africa centrale insieme per assistenza e cura

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Firmato il 22 gennaio presso la Facoltà di Medicina e chirurgia un’intesa tra l’Ateneo, la Fondazione Gemelli IRCCS e l’Università Cattolica dell’Africa centrale per una partnership accademica, formativa e sanitaria

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“La realtà sanitaria africana è molto complessa e difficile, in Camerun non esiste più un posto per potersi curare bene: questo accordo che oggi stipuliamo con l’Università Cattolica e con il Policlinico Gemelli può davvero salvare il nostro Paese, è un sogno che diventa il progetto di far crescere una nuova visione della medicina e della cura”. Queste le parole di monsignor Jean Mbarga, arcivescovo dell’Arcidiocesi di Yaoundé, in Camerun, e gran cancelliere dell’Università Cattolica dell’Africa centrale, commentando la stipula dell’Accordo, avvenuta nella Sala della Presidenza della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica ieri, lunedì 22 gennaio, tra l’Ateneo, la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e l’Università Cattolica dell’Africa Centrale.

Scambio di esperienze didattiche, assistenza e collaborazione 

L’Accordo – firmato dall’arcivescovo Mbarga, dal prorettore Vicario dell’Università Cattolica professor Pier Sandro Cocconcelli, dal preside della Facoltà di Medicina e chirurgia professor Antonio Gasbarrini e dal direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS professor Marco Elefanti – prevede lo scambio di esperienze didattiche e di assistenza, la collaborazione per progetti di ricerca congiunti, la fornitura di attrezzature e materiali, attività di formazione continua dei docenti, del personale amministrativo e tecnico, occasioni di scambio di docenti e studenti.

“Come Università Cattolica – ha detto il professor Cocconcelli introducendo l’incontro – abbiamo un ‘obbligo’: lavorare per avere un impatto sulla società, insieme alla missione di formazione delle giovani generazioni, come ci ricordava Papa Francesco nel suo recente

La firma dell’Accordo tra Università Cattoliche del Sacro Cuore e Africa centrale

Supporto a una realtà di sviluppo

“Questo Accordo – ha commentato monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale della Cattolica – arricchisce una piattaforma già molto ampia del nostro Ateneo. Padre Agostino Gemelli, fra i promotori della nascita della FIUC che festeggia in questi giorni il suo centenario, aveva già intuito che la forza delle iniziative di un’Università Cattolica si avvale soprattutto della sua ‘cattolicità’, cioè della sua universalità, ossia della sua rete a livello mondiale. Con questo nuovo progetto, come accade per ogni collaborazione internazionale, siamo di supporto ad una realtà in sviluppo, ma contemporaneamente riceviamo molto, soprattutto in termini di formazione dei nostri studenti”.

“La Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica si fonda su quattro particolari missioni”, ha detto il professor Gasbarrini. “Insieme a didattica, ricerca e terza missione culturale e sociale, ve n’è una fondamentale sulla quale si basa l’attività quotidiana dei nostri docenti, dei programmi di studio e dei progetti di ricerca e di cura, verso una formazione integrale di tutti i nostri studenti e specializzandi: quella della Solidarietà. Il progetto che nasce oggi incarna perfettamente, nello spirito, nelle attività future e nella collaborazione fra tutte le realtà della nostra Sede, questo alto obiettivo: far sì che quanto si apprende e si studia sia davvero di servizio e di aiuto, particolarmente per i sofferenti e per i più fragili”.

Sguardo internazionale

“La missione di aiuto e assistenza ai più fragili è da sempre nell’identità del Policlinico Gemelli”, ha fatto eco il professor Elefanti. “Il nostro è un ospedale di ricerca e cura, con uno sguardo attento non solo al territorio più vicino, ma a quello nazionale e, come nell’occasione dell’accordo che viene stipulato oggi, anche a quello internazionale. Siamo certi che questo nuovo progetto non solo porterà aiuto, cura e conoscenza a popolazioni che ne hanno bisogno, ma sarà un valore anche per noi, per i nostri medici e operatori sanitari, nell’ottica di uno scambio continuo di competenze e umanità”.