L’enciclica di Papa Francesco ci aiuta a comprendere il modo con cui Cristo ci ama
Comprendere il modo con cui ci ama, cioè ci attrae e ci chiama, ed entrare in rapporto con Lui non può dunque ridursi a un ragionamento, a un’identità culturale da sbandierare o a un manuale di regole da consultare quando serve. Comprendere come Gesù ci ama ha a che fare con il cuore: è una storia di gesti, di sguardi e di parole. È una storia di amicizia, una questione di cuore. «Io sono il mio cuore – scrive il Successore di Pietro – perché esso è ciò che mi distingue, mi configura nella mia identità spirituale e mi mette in comunione con le altre persone». Possiamo comprendere come Gesù ci ama, suggerisce Francesco, «guardandolo agire», cioè meditando le scene evangeliche e lasciandoci stupire dai fatti di Vangelo che continuando ad accadere attorno a noi, magari là dove meno ce lo aspettiamo.
Guardandolo agire, vediamo che Gesù «presta tutta la sua attenzione alle persone, alle loro preoccupazioni, alle loro sofferenze». Ciò che il Nazareno propone è «l’appartenenza reciproca degli amici. È venuto, ha superato tutte le distanze, si è fatto vicino a noi come le cose più semplici e quotidiane dell’esistenza. Infatti, Egli ha un altro nome, che è “Emmanuele” e significa “Dio con noi”, Dio vicino alla nostra vita, che vive in mezzo a noi. Il Figlio di Dio si è incarnato» e ha svuotato sé stesso facendosi servo e immolandosi per amore.
Incontrare la fede cristiana significa incontrare il cuore di Cristo, quel cuore incapace di rimanere indifferente, che abbracciandoci con la sua infinita misericordia ci invita a imitarlo. E questo ha conseguenze sociali, perché il mondo, che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso anti-umano della tecnologia «può cambiare a partire dal cuore». L’enciclica Dilexit nos diventa così una chiave interpretativa di tutto il pontificato.