Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Il prossimo obiettivo della “crudele” guerra che affligge da sessantuno giorni l’Ucraina è Kryvyi Rih, verso il fiume Dnipro. I russi si preparano ad attaccare la città natale del presidente Volodymyr Zelensky, ultimo bastione dell’Est che difende il Sud e il Mar Nero, cuore economico del Paese. L’allarme giunge tramite Telegram, dove in queste ore circola anche un rapporto dell’esercito ucraino in cui si legge che: “Una grande colonna di persone sta cercando di lasciare Kherson”. Si tratta della prima città a essere occupata dai soldati russi durante l’invasione a febbraio. Gli abitanti vogliono partire per protestare contro il referendum, ma – si legge nel rapporto – “gli occupanti stanno fermando e rimandando indietro le persone”.
In fuga dal referendum a Kherson
Il riferimento è alla consultazione che le forze russe stanno pianificando per i primi giorni di maggio nelle regioni occupate di Kherson e Zaporizhzhia, per proclamare un’altra cosiddetta “Repubblica popolare” sul modello di Lugansk e Donetsk. Due giorni fa Zelensky ne aveva parlato nella conferenza stampa in metro con la stampa internazionale, denunciando un “finto” referendum i cui risultati saranno sicuramente falsificati. L’Ucraina, aveva detto il capo di Stato, abbandonerà ulteriori colloqui con la Russia se si terrà il referendum o se verranno uccisi i difensori a Mariupol.
A Mariupol fallito il corridoio umanitario
E proprio a Mariupol si registra l’ennesimo fallimento dei corridoi umanitari che le autorità ucraine cercavano di organizzare per aiutare i civili a fuggire dalla devastata città sud-orientale, assediata da 55 giorni. Un nuovo tentativo verrà effettuato oggi, lunedì 25 aprile, ma – ha spiegato la vicepremier Iryna Vereschuk – i piani di evacuazione non comprendono al momento i civili bloccati nell’acciaieria Azvostal, dove gli ultimi difensori ucraini della città stanno ancora resistendo. La Croce Rossa ha ribadito la necessità di un corridoio umanitario immediato, come riferiscono i media locali, aggiungendo che il Comitato internazionale è pronto a facilitare l’uscita in sicurezza delle persone dall’Azovstal non appena le parti saranno d’accordo.
Usa, visita di Blinken e Austen a Kiev
Intanto, a partire da questa settimana, vi sarà il graduale ritorno di una presenza diplomatica statunitense in Ucraina e un ulteriore aiuto “diretto e indiretto” di circa 700 milioni di dollari a Kiev da parte degli Stati Uniti. Importanti sviluppi annunciati dal segretario di Stato e quello della Difesa americani, Antony Blinken e Lloyd Austin, durante il viaggio di ieri a Kiev (il primo di alti rappresentanti dell’amministrazione Biden in Ucraina dal 24 febbraio scorso), concluso nelle scorse ore con il rientro in territorio polacco.
In particolare, Blinken ha detto che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, nei prossimi giorni ha intenzione di nominare l’attuale ambasciatrice in Slovacchia, Bridget Brink, come nuovo rappresentante a Kiev, posizione ufficialmente vuota dal 2019. Quanto all’aiuto militare, dei 700 milioni di dollari circa 300 milioni serviranno per consentire a Kiev di acquisire gli armamenti di cui ha bisogno. Il resto andrà agli alleati regionali dell’Ucraina che hanno fornito aiuti militari e hanno bisogno di ricostituire le loro scorte di armi. Già Biden aveva annunciato un nuovo pacchetto di aiuti per sostenere l’Ucraina nella lotta contro le truppe russe nell’est del Paese.