Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Le parole del Papa all’Udienza Generale riportano l’attenzione sul rischio di un conflitto in Ucraina, ma rafforzano la speranza che, attraverso la diplomazia, possa essere superata questa pericolosa fase di stallo. Russia, Ucraina, Stati Uniti sono chiamati a confrontarsi e in questo è fondamentale il ruolo diplomatico dell’Europa. Secondo Adriano Roccucci, professore ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Roma Tre, occorre un cambio di passo per uscire dalla crisi.
Professore Roccucci, il Papa ancora una volta è tornato sul dramma dell’Ucraina…
Papa Francesco ha una grande autorevolezza, la sua attenzione per l’Ucraina è costante. Direi che tra i leader mondiali è forse quello che in maniera più netta ha mostrato attenzione per il Paese. Ricordiamo i numerosi appelli alla pace che hanno segnato questi ultimi anni che Francesco ha pronunciato, ma anche la sua azione di aiuto concreto all’Ucraina fino ad arrivare alla convocazione della giornata di preghiera. Un’iniziativa che ho trovato molto importante, perché dalla mobilitazione della preghiera, che innanzitutto è, come dire, un segno di ribellione nei confronti di una situazione che sembra ancora segnata inesorabilmente da uno sbocco bellico, nascono energie di pace. Quindi credo che ci sia una connessione tra questa mobilitazione delle energie spirituali, delle risorse morali e di un’autorità morale come quella del Papa e questo nuovo tentativo della diplomazia, in modo particolare, dei principali Paesi europei di dar vita a un processo negoziale che si affianca quello che non è chiuso e che riguarda la sicurezza europea tout court, che era iniziato a Ginevra tra Stati Uniti e Russia. Credo che anche la visita di Macron ieri a Kiev abbia registrato un’attenzione da parte del presidente dell’Ucraina a questo tentativo che lascia sperare in un esito positivo.
La situazione sembra ancora lontana dall’essere risolta. Che cosa dovrebbe scattare ora?
La situazione rimane di grande tensione e di alto rischio, anche se ci sono dei segnali negli ultimi giorni che mi pare lascino sperare nel fatto che una via negoziale possa portare a risolvere questa crisi. Faccio riferimento soprattutto all’iniziativa del presidente francese Macron, anche in qualità di guida di turno dell’Unione Europea. Credo che ci troviamo di fronte a punti di vista ed esigenze differenti, che sembrano destinate a uno scontro, in realtà, credo che sia possibile trovare una complementarietà tra le esigenze e il punto di vista di Mosca, che è solleva una questione di sicurezza rispetto ai suoi rapporti nei confronti dell’Europa, della Nato, che coinvolge lo spazio ucraino considerato dalla Russia cruciale per gli equilibri di sicurezza del Paese; così come pone un’esigenza di considerazione a livello internazionale di queste stesse esigenze. Dall’altra parte ci sono le legittime esigenze e aspettative dell’Ucraina anche essa interessata alla garanzia della propria sicurezza, alla libertà e al diritto di scegliere un proprio percorso politico e culturale. Ecco, queste esigenze, che sembrano destinate ad uno scontro inesorabile, invece ritengo che non possano che trovare una composizione complementare nello sforzo diplomatico, perché una guerra, che sembra essere minacciata, non risolverebbe nulla, anzi credo che renderebbe la situazione ancora più complicata e più drammatica.
Le altre strade sono quelle del dialogo e della comprensione reciproca. Spesso invece si risolvono le crisi solo attraverso conflitti…
Senza dubbio occorre un salto di qualità e mi pare che stia maturando la consapevolezza di questo, perché il continuo innalzamento del livello di tensione è molto rischioso. Può innescare un processo che sfugge al controllo. Questo credo sia il rischio e il pericolo principale. Il dialogo diplomatico, la comprensione del punto di vista dell’interlocutore, che non vuol dire sposarlo, né giustificarlo, ma comprenderlo, credo che siano una chiave indispensabile per risolvere tutte le situazioni conflittuali, ma in modo particolare questa che riguarda l’Ucraina, che riguarda il rapporto fra Russia e Kiev, perché è una questione molto complessa, molto intricata piena di fattori molteplici, che vanno da quelli geopolitici, oggi all’attenzione di tutti, a quelli che dei legami stretti e allo stesso tempo difficili di un intreccio, dato da una storia secolare, che ha visto questi popoli, questi spazi in relazione l’uno con l’altro. Hanno condiviso tratti della loro storia, hanno maturato anche conflitti, senza dubbio, ma anche hanno un intreccio di relazioni notevoli, credo che una questione così complessa non si risolva con l’accetta, ma ha bisogno di un lavoro di cesello raffinato e credo che la diplomazia abbia tutti gli strumenti per poterlo portare avanti.