Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
“Diverse guerre regionali e specialmente la guerra in corso in Ucraina dimostrano che chi governa le sorti dei popoli non ha ancora recepito la lezione delle tragedie del XX secolo”. È intrisa di amarezza la riflessione che Papa Francesco condivide con gli imprenditori membri di “Anima per il sociale nei valori d’impresa”, associazione nata vent’anni fa con finalità di promozione etica e sociale, nell’ambito dell’Unione degli Industriali e delle imprese delle province del Lazio.
Al servizio della vita e del creato
A loro il Papa ribadisce l’invito, reiterato da inizio pontificato, a realizzare una politica e un’economia “al servizio della vita, la vita umana e la vita del creato, nostra casa comune” e “non al servizio della non vita o della morte, come purtroppo succede alle volte”. La realtà odierna mostra come sia ancora lontano questo obiettivo di un dialogo costante tra politica ed economia per il bene comune: “La grande crisi finanziaria del 2007-2008 avrebbe dovuto spingere in questa direzione. Sì, c’è stata una reazione positiva, ma mi pare che sostanzialmente il mondo abbia continuato e continui a essere governato da criteri obsoleti”, osserva Francesco. “Per non parlare dell’ambito geopolitico-militare”, aggiunge:
Diverse guerre regionali e specialmente la guerra in corso in Ucraina dimostrano che chi governa le sorti dei popoli non ha ancora recepito la lezione delle tragedie del XX secolo
Un’economia creativa e libera dal potere della finanza
“Voi, che rappresentate prevalentemente la realtà delle piccole e medie imprese, vi rendete ben conto di quanto sia difficile, in tale contesto, svilupparsi e creare occupazione nel rispetto dei valori etici e della responsabilità sociale”, rimarca il Pontefice. Ed esorta a non “scoraggiarsi”, né “rassegnarsi”: “Qualcuno pensa che i criteri etico-sociali siano come una ‘gabbia’ che mortifica la libertà e la creatività economica. In realtà, è proprio il contrario, o almeno può esserlo. Infatti, se vogliamo che il mondo futuro sia abitabile e degno dell’uomo, bisogna che l’economia sia più libera dal potere della finanza e più creativa nel ricercare forme di produzione orientate a un’ecologia integrale”.
Che l’economia sia concreta, non liquida né gassosa, come è il pericolo delle finanze. La globalizzazione dev’essere “governata”, in modo che il globale non vada a scapito del locale, ma le due dimensioni stiano in connessione virtuosa e in connessione feconda
Un’opera dal basso
La domanda potrebbe essere: “Ma cosa possiamo fare noi, piccoli imprenditori, di fronte al ‘gigante Golia’ del potere finanziario e tecnocratico?”. Mai giustificare “un simile pessimismo”, insiste il Papa: “Penso che la costruzione di un’economia nuova, rispettosa della dignità umana e dell’ambiente, possa e debba partire dal basso. Anzi – lo sappiamo –, è già partita dal basso”. Lo dimostrano le tante esperienze in tutto il mondo di impresa etica e sostenibile, che vanno condivise e messe in rete per raggiungere livelli più estesi.
Su questo tema dell’economia “nuova”, “concreta”, Francesco ricorda il libro (“l’ultimo libro che scrissi”) Let us dream, Ritorniamo a sognare, realizzato in conversazione con Austen Ivereigh. “Mi sono tenuto in un’analisi di questo problema della concretezza dell’economia e della visibilità dell’economia per fuggire da questo che io detto – liquidità o gassosità -; forse questo può illustrare quello che voglio dire qui”, dice Papa Francesco a braccio.
Resistere alla tentazione dell’attivismo
Infine, riflettendo sulla parola anima, parola “molto impegnativa” scelta come nome dell’associazione, offre ai suoi ospiti un consiglio “da vescovo”: “Se volete essere ‘anima’ nel mondo dell’impresa, non tralasciate di avere cura della vostra propria anima, quella che ci viene da Dio. E per questo bisogna resistere alla tentazione dell’attivismo e trovare tempi per riflettere, per pensare, per contemplare”. Anche per questo l’associazione può essere utile, con delle proposte.
È un’esigenza personale: ciascuno, se vuole animare, deve lasciarsi animare interiormente dal bene, dal bello, dal vero.
E i risultati si vedono. Lo dimostrano le testimonianze di imprenditori italiani che, grazie ad “una coscienza illuminata”, hanno saputo “far crescere non solo i profitti ma anche la vita, la qualità della vita, la qualità del lavoro, con libertà e creatività, perché avevano”.