Il sacerdote della diocesi di Kamjanets-Podilskyj dei Latini, che si occupa dell’accompagnamento spirituale e psicologico delle persone che vivono il trauma della perdita dei loro cari in guerra, parla della solennità dei defunti e delle moltissime vittime, civili e militari, causate dall’invasione russa che oggi vengono onorate da familiari e amici: nel dolore del loro sacrificio lo sguardo si apre al futuro
Svitlana Dukhovych – Città del Vaticano
Il lutto è un’esperienza molto personale, ognuno la vive nel profondo della sua anima. Molto spesso non sappiamo cosa sperimentano, cosa sentono le persone che affrontano la perdita dei propri cari, però sappiamo quello che dobbiamo fare: star loro vicini nel dolore per aiutarle a elaborare il lutto e riuscire ad andare avanti nella vita. Lo afferma nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News don Oleksandr Khalayim, sacerdote ucraino della diocesi di Kamjanets-Podilskyj dei Latini, che si occupa dell’accompagnamento spirituale e psicologico delle persone che vivono il trauma della perdita dei loro cari in guerra.
Un sostegno per andare avanti dopo una perdita
“Il lutto è un sentimento profondo di tristezza e di dolore causato da una perdita significativa – spiega il sacerdote – e noi cerchiamo di accompagnare le persone in questa esperienza difficile stando vicini. Viviamo un tempo in cui si sente ogni giorno che qualcuno è morto, che qualcuno è caduto al fronte. Per le mamme e le mogli dei caduti è importante affrontare questo dolore, superarlo e andare avanti perché devono ricordare che la vita continua e i loro mariti e i loro figli vogliono che siano felici. È chiaro che non si può mai dimenticare la perdita di una persona cara, la perdita di un figlio, del marito, di una persona con cui si condivideva la vita, ma nonostante questo è importante che ci sia qualcuno che aiuti ad andare avanti”.
La memoria di quanti hanno sacrificato la vita
In diverse città e paesini ucraini spesso si vedono persone inginocchiate sui lati delle strade mentre un pulmino riporta dal fronte la salma di un soldato caduto: in questo modo esprimono affetto e rispetto per chi ha sacrificato la vita per difendere il proprio popolo. Accompagnare le persone defunte nell’aldilà in modo dignitoso è uno dei principali valori della popolazione ucraina che cerca di conservare nonostante la stanchezza che si è accumulata in oltre 20 mesi di guerra.
In questo contesto, spiega don Oleksandr, è importante custodire la memoria dei caduti. “Questa è una tappa molto importante della nostra storia – afferma – perché adesso i nostri ragazzi e le nostre ragazze scrivono una storia nuova, scrivono anche una cultura nuova, perché noi vogliamo uscire da questa schiavitù che ci ha lasciato l’Unione Sovietica. Vogliamo dimostrare che noi scegliamo la libertà e vogliamo vivere questa libertà con dignità”. Il sacerdote aggiunge che la società ucraina cerca di onorare i propri caduti in diversi modi, dedicando a loro nomi delle vie e delle scuole o allestendo monumenti. “È importante anche parlarne – sottolinea – e ricordare che la loro scelta è stata una scelta consapevole di difendere il popolo e non un capriccio. Ricordiamo che nei primi giorni, quando è iniziata la guerra, tanti giovani, e anche non tanto giovani, sono partiti subito per difendere il proprio Paese perché sentivano che questo era il loro dovere, la loro responsabilità. E adesso, il nostro dovere e la nostra responsabilità è di non perdere la loro memoria. Noi dobbiamo essere orgogliosi che il nostro Paese abbia cresciuto figli così responsabili, così dignitosi, che nonostante la paura e la consapevolezza di poter morire, sono pronti a dare la vita per difendere i propri figli, i propri cari e il loro Paese”.
Il sacrificio della vita per la libertà
Nelle chiese dell’Ucraina si svolgono spesso funzioni funebri: davanti alle bare, coperte dalle bandiere blu-gialle, le foto con i volti di soldati giovanissimi. Le stesse bandiere sventolano nei cimiteri delle città e dei paesini indicando le tombe dei soldati caduti al fronte e i colori delle bandiere ricordano la causa per la quale hanno dato la vita: il blu simboleggia il cielo sereno e il giallo il campо di grano. Don Khalayim sottolinea che è importante ricordare che gli ucraini combattono solo per difendere il proprio Paese dall’invasore. Ricorda quello che è successo ad Irpin, Bucha, Izum, dove tante persone sono state torturate, violentate, uccise. “Non possiamo stare a guardare tranquilli – dice – la nostra è una difesa legittima che chiama ognuno di noi a difendere il diritto di scegliere la nostra libertà, il nostro modo di pensare, il nostro modo di vivere”.
Costruire un Paese sulla vita, non sulla morte
In questo contesto, la Chiesa, secondo don Oleksandr Khalayim, “deve formare una società adulta, che sia consapevole che la morte ci sarà sempre e che la società deve essere capace di aiutare le persone ad affrontare questo e andare avanti”. “La Chiesa – osserva – dice quello che noi preghiamo durante i funerali: che la vita non finisce, la vita si trasforma. La Chiesa deve dare questa speranza, la speranza che il sacrificio di questi soldati non sia stato vano, che è un sacrificio che hanno scelto liberamente. Deve nascere un Paese nuovo, un Paese con una legge nuova, con una responsabilità nuova. La Chiesa deve formare questa nuova esperienza per creare un Paese nuovo, un Paese che sia costruito su valori morali, su valori che portano la vita e non portano alla morte”.