Il cardinale ghanese, cancelliere dell’Accademia pontificia che ha organizzato l’evento sulle crisi alimentari e umanitarie nel mondo racconta l’udienza di Papa Francesco ai suoi partecipanti. Il Papa, sottolinea, ci ha ricordato il legame tra conflitto e crisi e il dramma del traffico di armi nel mondo
Michele Raviart – Città del Vaticano
Afghanistan, Yemen, Haiti, Repubblica Democratica del Congo, poi Senegal, Ciad e la regione desertica del Sahel. Sono questi alcuni dei Paesi rappresentati, assieme a istituzioni come la Fao, il World Food Program e fondazioni come la Rockfeller, alla Conferenza della Pontificia Accademia delle Scienze su “Crisi alimentari e umanitarie: scienza e politiche per la loro prevenzione e mitigazione”, che si conclude oggi alla Casina Pio IV e i cui partecipanti sono stati ricevuti questa mattina da Papa Francesco.
Non statistiche, ma vite umane
A partecipare all’evento non solo scienziati ed esperti, ma anche le persone che vivono le crisi umanitarie sulla loro pelle e i loro rappresentanti. “Forse è arrivato il momento di sentire le persone che vivono in queste situazioni”, ha spiegato il cardinale Peter Turkson, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e di quella delle scienze sociali.” Come ci ricorda Papa Francesco, talvolta non si capiscono appieno queste statistiche che parlano di milioni di persone, se non si riconosce il fatto che si tratta di persone e vite umane. Questa è stata la particolarità di questo evento”, sottolinea, “quella di avere persone che vivono queste situazioni quotidianamente, che aiutano per dare loro sollievo, o gli organismi mondiali che li facilitano”.
Turkson: il commercio delle armi sottrae troppe risorse alla società
Assieme a loro anche gli scienziati e i membri dell’Accademia, che hanno ascoltato queste persone, hanno lanciato le loro proposte e soluzioni, e anche spiegato come promuovere discussioni su questi temi a livello governativo. “È stata una conferenza molto ricca”, racconta il cardinale Turkson a Vatican News, “abbiamo parlato di questo al Papa, che ci ha spiegato la differenza tra conflitto e crisi”. “La crisi è una cosa che non si risolve da sola”, ci ha detto, “ma ci deve essere sempre l’impegno di un gruppo per risolvere una crisi e che da una crisi si esce solo migliori”. “Poi il Papa ci ha ricordato anche il fatto che i conflitti, la guerra, sono proprio alla base di questa situazione di tristezza e crisi umanitarie”, e che “se il mondo riuscisse a fermare la fabbricazione delle armi solo per un anno, non ci sarebbero più situazioni di crisi nel mondo. Solo un anno”. Questo, spiega ancora Turkson, “ci fa pensare a qualcosa che aveva detto il presidente americano Eisenhower. Quante chilometri di squadre asfaltate, quanti chilometri, quante case per senza tetto al posto di una bomba atomica? Quanto sottraggono a quello che potrebbe essere utile alla società?”. Dopo il discorso del Papa, poi, ognuno dei partecipanti ha potuto avere qualche secondo per dire ciò che aveva a cuore. Quindi è stata un’udienza non riservata solo ai leader, ma a tutti. E’ stata una bellissima occasione”.