La Chiesa trevigiana va in soccorso dei poveri costretti a vivere in strada al gelo: dal vescovo Michele Tomasi il via libera per una dozzina di posti letto allestiti in uno stanzone del complesso di formazione per sacerdoti, con ingresso autonomo: “Un segno concreto di aiuto a persone in estrema difficoltà”
Alvise Sperandio -Treviso
L’emergenza era scattata qualche settimana fa, complice il brusco abbassamento delle temperature: non tutte le persone che passano la notte all’addiaccio erano riuscite a trovare riparo al dormitorio comunale di via Pasubio o nelle altre strutture di accoglienza presenti a Treviso, i cui posti sono tutti occupati. In particolare, era accaduto che un gruppetto si fosse preparato il proprio giaciglio di fortuna non lontano dall’asilo notturno pubblico, al completo da mesi, cercando il più possibile di ripararsi dal gelo invernale. All’inizio di dicembre, sempre in Veneto, a Padova, purtroppo un senzatetto indiano di 32 anni aveva perso la vita nella zona dello stadio Appiani in demolizione, spesso frequentata da bisognosi. Di fronte a questa situazione e al rischio di altri morti, a Treviso la parrocchia locale di Santa Maria sul Sile subito si era interrogata su cosa poter fare per aiutare queste persone. La decisione del parroco don Giovanni Kirschner, dei responsabili e dei volontari della comunità cristiana, assieme a gruppi e associazioni del posto, è stata quella di predisporre sette posti letto in chiesa, con la possibilità anche della colazione al mattino. Un segnale concreto di impegno e accoglienza “perché nel 2024 non si può morire di freddo”, avevano spiegato i promotori, che si sono dati il turno per intrattenersi una notte ciascuno assieme agli ospiti, tutti uomini di mezza età, alcuni italiani, altri africani, dando loro il supporto necessario. Una soluzione provvisoria, di primo soccorso di fronte alla quale c’è chi ha pensato di raccogliere delle firme per chiedere al vescovo di spostare il parroco. La Chiesa di Treviso ha fatto ancora di più, incarnando l’insegnamento del Vangelo: “Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
“Scelta di ulteriore vicinanza a chi soffre”
E, così, su indicazione del vescovo Michele Tomasi, si sono aperte le porte del complesso del Seminario, messo a disposizione sia delle persone che avevano trovato posto nella chiesa di Santa Maria sul Sile, che di altre in attesa di un’accoglienza nel dormitorio della Casa della Carità gestito dalla Caritas tarvisina. Si tratta di ambienti autonomi con accesso indipendente dall’esterno, forniti di servizi e di quanto necessario a una dignitosa sistemazione di queste persone in estrema difficoltà. Uno spazio a sé, a tutela della vita ordinaria della comunità del Seminario, delle attività dei giovani seminaristi e di tutte le iniziative culturali e formative in corso; nonché a tutela degli ospiti stessi, dei quali va salvaguardata la tranquillità e la riservatezza. L’esperienza, della durata di qualche mese, sarà coordinata dalla Caritas diocesana e accompagnata da operatori della cooperativa La Esse, particolarmente competente nell’ambito. “Questo è il segno di una presenza della Chiesa trevigiana in un momento di particolare difficoltà per la situazione di queste persone, aggravata dal freddo – ha detto don Bruno Baratto, coordinatore ad interim delle attività di Caritas Tarvisina, dopo la recente, improvvisa morte del direttore don Davide Schiavon -. Tutti sappiamo che la soluzione a questi particolari problemi è responsabilità primariamente dello Stato e delle Amministrazioni locali; tuttavia, la comunità cristiana, da sempre impegnata accanto alle diverse povertà, a livello diocesano e soprattutto nelle parrocchie, con tante iniziative e volontari straordinari, ha voluto fare questa scelta di ulteriore vicinanza. L’auspicio è che soluzioni strutturali per il futuro siano individuate per tempo, senza ritrovarci a dare risposte emergenziali in pieno inverno”.
Una “nuova casa” antidoto alla solitudine
Questa accoglienza si aggiunge a quella offerta attraverso la Caritas tarvisina, che in Casa della carità in via Venier ospita già da alcuni anni 18 persone senza fissa dimora. I primi sei ospiti del Seminario sono arrivati martedì scorso, accompagnati dal parroco di Santa Maria del Sile, don Giovanni e alcuni volontari della comunità che in queste settimane si sono presi cura di loro. Ad aspettarli c’erano gli operatori della cooperativa La Esse. Ieri, poi, ne sono giunti altrettanti, completando la capienza a disposizione nella nuova struttura. “I 12 letti, gli uni di fronte agli altri, accostati alle rispettive pareti, si trovano in una stanza grande, funzionale e riscaldata – viene spiegato dalla diocesi -. Si tratta di uno degli spazi del complesso che ospitava fino a pochi anni fa i corsi universitari per operatori della moda dell’Università di Venezia. Sul fondo, campeggia tuttora uno specchio dov’è rimasta una traccia degli studenti, che prima di andarsene hanno lasciato disegni e messaggi positivi, quasi un “lascito” ai nuovi arrivati”. Su ciascun letto, preparato con lenzuola colorate e un piumino, gli ospiti hanno trovato una coppia di asciugamani e un kit con i prodotti per l’igiene personale. Di fianco, una sedia che funge da comodino dove appoggiare il necessario. Sul fondo della sala ci sono la macchina del caffè e un microonde per scaldare qualcosa da mangiare e da bere. Al centro sono stati predisposti dei tavoli per la prima colazione, che le persone possono condividere assieme al mattino, facendosi compagnia. Un antidoto a quella solitudine che di solito li ha costretti in strada e una nuova casa per le notti più fredde, per il periodo che servirà.