Marina Tomarro – Città del Vaticano
Raccontare attraverso pellicole provenienti da tutto il mondo un percorso di “vita nuova”, guardando oltre la pandemia, verso un orizzonte più ampio alla ricerca di ciò che salva individui e comunità nel caos e nello smarrimento di questo tempo. È questo l’obiettivo di questa XXIV edizione del Tertio Millennio Film Fest, nato nel 1997 per volere di Papa Giovanni Paolo II, sul tema “Vita Nuova. Dove c’è pericolo cresce anche ciò che salva”.
Una grazia che arriva e salva
Sulla piattaforma MYmovies, saranno disponibili on line otto film provenienti da tutto il mondo sul tema della rinascita, alcuni dei quali saranno anteprime mondiali e otto cortometraggi. “Il tema di quest’anno, che rimanda a Dante Alighieri nel 700° anniversario della sua morte – spiega monsignor Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo – vuole raccontare storie di rinascita e di nuove opportunità là dove vedevamo solo il pericolo. Racconti illuminati da gesti di grazia che ci può raggiungere attraverso l’aiuto di altri fratelli e sorelle che sono dalla nostra parte. L’occasione del pericolo quindi, diventa l’occasione di scoprire come abbiamo bisogno di qualcosa che viene e ci salva”.
Una giuria interreligiosa in dialogo
Per ciascun film in concorso viene proposta la presentazione del regista e un commento critico a cura della redazione della Rivista del Cinematografo, il tutto in forma di playlist di video disponibili sulla piattaforma nell’area dedicata al festival. A valutare i film ci saranno due giurie espressione delle comunità religiose che attraverso il cinema dialogano e si confrontano, come la comunità cattolica, protestante, ebraica, musulmana, buddhista e induista. “Il Dialogo interreligioso – continua monsignor Milani – non riguarda solamente gli esperti ma è qualcosa da vivere, e che accade già dentro le nostre comunità, è qualcosa che avviene e che è in atto, perché è dentro l’interiorità della persona e del suo rapporto con Dio. Noi con Tertio Millennio realizziamo in concreto l’esistenza di questo dialogo già facendo il Festival. Infatti non solo parliamo di dialogo, ma lo viviamo perché il lavoro di organizzazione del Festival è fatto già confrontandosi con le comunità ecumeniche e interreligiose, in un processo che dura un anno. Quindi, anche se per assurdo non dovessimo partire col festival, abbiamo già fatto l’esperienza di dialogo per la quale ringraziamo il Signore”.