La morte, dopo 86 giorni di sciopero della fame, del 44enne sceicco Khader Adnan, detenuto in un carcere israeliano, ha provocato una nuova ondata di violenze a Gaza e in Cisgiordania
Marco Guerra – Città del Vaticano
Tensione altissima in Cisgiordania e a Gaza, dopo l’annuncio della morte in un carcere israeliano, a causa di un prolungato sciopero della fame, del 44 enne sceicco Khader Adnan, che secondo le autorità dello Stato Ebraico era un elemento di spicco della Jihad islamica nella Striscia di Gaza.
Spari contro insediamento ebraico
Dopo i razzi lanciati dalla Striscia questa mattina, come reazione alla morte di Adnan, Israele sta rispondendo con attacchi di artiglieria su Gaza. Lo ha detto il portavoce militare aggiungendo che l’esercito ha dato ordine ai residenti delle aree israeliane attorno a Gaza e alla città di Sderot di stare “vicino ai rifugi”. Stamane in Cisgiordania, nei pressi dell’insediamento ebraico di Avney Hefetz ignoti hanno aperto il fuoco contro due automobili israeliane. Lo ha reso noto il portavoce militare secondo cui un israeliano è rimasto ferito. In Cisgiordania sono segnalati scioperi e manifestazioni di protesta. Altre iniziative di protesta sono state indette nelle carceri israeliane da detenuti palestinesi.
I missili partiti dalla Striscia di Gaza
Dalla Striscia di Gaza sono stati infatti lanciati tre razzi e un colpo di mortaio contro il territorio israeliano che hanno colpito aree disabitate, senza provocare quindi né danni né vittime. Fonti locali aggiungono che la Jihad islamica ha proclamato lo stato di allerta fra i suoi miliziani mentre il movimento islamista Hamas, che governa “de facto” nella Striscia, ha annunciato che “tutte le forme di resistenza saranno intensificate con ogni mezzo e strumento”. Dal canto suo il premier palestinese Mohammad Shtayyeh ha definito la morte di Adnan un “assassinio deliberato”, poiché le autorità israeliane hanno ignorato le sue condizioni di salute.
L’Ue chiede un’indagine sulla morte di Adnan
Sulla vicenda della morte dello sceicco Adnan è intervenuta anche l’Unione Europea chiedendo “un’indagine trasparente”. “Prendiamo nota della morte di Khader Adnan nella prigione israeliana. Stava protestando contro la sua accusa di affiliazione alla Jihad islamica palestinese, che è un’organizzazione terroristica, e sosteneva che l’accusa fosse infondata. L’Ue si è impegnata con le autorità israeliane, anche a livello di ministero della Salute, chiedendo informazioni sulle sue condizioni e ora chiediamo un’indagine trasparente sulle circostanze che hanno portato alla sua morte”, ha dichiarato il portavoce della Commissione europea, Peter Stano, rispondendo a una domanda sulla morte di Adnan. “L’Ue si rammarica per ogni perdita di vite e ricorda l’impegno dell’Ue nel diritto umanitario internazionale e a tutti i Paesi gli obblighi di rispetto dei diritti umani dei prigionieri”, ha aggiunto. “Con grande preoccupazione siamo a conoscenza dell’appello alla rappresaglia da parte palestinese, questo è inaccettabile. Chiediamo ad entrambe le parti di evitare l’escalation che possa portare a più sofferenze e morti”, ha evidenziato.
Branca (Cattolica di Milano): possibile escalation di tensione
“Purtroppo sappiamo per esperienza che dopo queste tensioni possono avvenire delle rappresaglie che hanno vittime per lo più innocenti, la prassi è quella di rispendere quando si è colpiti”, spiega a Vatican News Paolo Branca, docente di lingua araba all’Università Cattolica di Milano ed esperto dell’area. Branca osserva che il processo di pace tra Israele e Autorità nazionale palestinese si è fermato e che lo scontro tra le due realtà “è perfino peggiorato perché ha assunto delle connotazioni religiose, anche da parte israeliana con l’affermazione dei partiti ultra ortodossi”.
Accordi di Abramo occasione sprecata
Il docente della Cattolica ricorda poi che la società israeliana si è fatta sentire, bloccando la riforma della giustizia, mentre i recenti attacchi di Israele sull’aeroporto di Aleppo dimostrano che Israele continua ad avere rapporti difficili anche con altri vicini della regione. Ma ad alimentare la contrapposizione nei territori palestinesi sono gli arresti condotti in maniera sommaria da Israele come rappresaglia di attacchi terroristici. In molti casi infatti non vengono formalizzate le accuse né istruiti processi contro i prigionieri palestinesi catturati nei territori. Tuttavia secondo Branca la diplomazia potrebbe trarre giovamento dai “Patti di Abramo” siglati tra Israele e alcuni Paesi del Golfo, accordi che hanno fatto venire meno l’appoggio finanziario ai movimenti palestinesi. “In questa cornice ci sarebbero le premesse, per chi ne fosse veramente interessato, a muovere passi verso forme di pacificazione o per un minimo di tregua”, sottolinea infine Branca, “ci si augura che in via informale delle forme di contatto continuino tra le parti e che trovino delle soluzioni”.