Tempo di conversione: meditazione sul battesimo e la tentazione di Gesù

Vatican News

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Gesù è tentato da Satana nel deserto, ma “gli angeli lo servivano”. Quello che Marco scrive all’inizio del suo Vangelo conferma che “l’uomo, nella misura in cui si affida al Signore, sperimenta una provvidenza”. Dio “non fa mancare il suo aiuto, la sua presenza” e questi sono gli effetti della “relazione di amicizia” con Lui. La vita cristiana è questo: “diventare progressivamente, in sinergia, in collaborazione con lo Spirito Santo, figli di Dio”, grazie al Battesimo.

Redenti dal peccato, annunciatori del Vangelo

Sono alcuni dei passi principali della prima delle meditazioni, sul tema “Tempo di conversione”, preparate da monsignor Giacomo Morandi, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, che proponiamo in collaborazione con Telepace durante la settimana di esercizi spirituali della Quaresima – vissuti come noto in modalità individuale dal Papa e dalla Curia Romana a causa della pandemia. Si tratta di piccole lectio divine, di 15 minuti, che partono da brevi brani del Vangelo di Marco e compongono un ciclo di riflessioni dal titolo “Redenti dal peccato, annunciatori del Vangelo”, le cui riprese video sono state realizzate nella Cappella del Centro Aletti a Roma.

La prima meditazione: tempo di conversione

“La vita cristiana è sequela di Cristo”

Monsignor Morandi, nell’introdurre le sue meditazioni, parla dell’evangelista Marco come del “maestro che ci guida ad una comprensione sempre più profonda di che cosa vuol dire diventare ed essere discepoli di Gesù”, perché il fine della vita cristiana “altro non è che la sequela, il diventare come Cristo o, come dice l’apostolo Paolo, assumere gli stessi sentimenti di Cristo Gesù”.

Un cammino per comprendere chi è il discepolo di Gesù

Rileggendo alcune pagine del suo Vangelo, sottolinea il vescovo, “cercheremo di vedere qual è l’identità del discepolo”, “che cosa il Signore chiede a coloro che chiama a diventare suoi discepoli”. Un cammino da percorrere in solitudine per uscire “da questa esperienza cambiati”, scoprendo “una presenza consolante che illumina, che dà forza, che ci fa vedere chi siamo” e soprattutto ci rivela “chi è Gesù per noi”.

Il primo brano, da Marco capitolo 1, versetti 9-13

Il primo brano scelto dal predicatore è tratto dal capitolo 1, versetti 9-13 del Vangelo di Marco:

Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.

Gesù solidale con i peccatori che cercano purificazione

Già l’indicazione che Gesù Gesù “si mette in fila” per essere battezzato nel Giordano da Giovanni, “là dove gli uomini riconoscono il proprio peccato e il desiderio di essere purificati” è molto importante. E’ l’espressione, spiega Morandi, “di una solidarietà con quel mondo di uomini peccatori che desidera un cambiamento, desidera dare una svolta alla propria vita”.

La manifestazione di Dio come Trinità

Gesù, il Sommo sacerdote, è “totalmente solidale con l’uomo peccatore”. Proprio perché “è privo di ogni peccato”, è capace di assumere una solidarietà piena, veramente efficace. Quando si squarciano i cieli e lo Spirito Santo scendi su di Lui “viene tolto il velo sulla vera identità di Gesù, che certamente vero uomo, ma è anche vero Dio”. E’ una manifestazione che rivela “un rapporto unico e speciale con il Padre”. Dio si manifesta come Trinità: “Il Padre fa udire la sua voce, rivela che egli è il Figlio amato nel quale Lui ha posto il suo compiacimento, e lo Spirito Santo scende su di lui”.

Gesù nel deserto per obbedienza 

E il primo effetto “di questa discesa dello Spirito Santo che rivela da una parte d’identità di Gesù è gettarlo nel deserto”. Gesù, commenta ancora il segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, “va nel deserto, non per sua iniziativa, ma come obbedienza allo Spirito Santo”. Il deserto è il luogo “per eccellenza del discernimento”: come dice Mosè ad Israele: “Ti ho fatto camminare 40 anni nel deserto per sapere che cosa avevi nel cuore”.

La tentazione rivela ciò che siamo

Gesù è sospinto nel deserto, “affinché possa essere tentato”. E’ una prova, la tentazione “e finché non siamo messi alla prova, non sappiamo effettivamente che cosa abbiamo nel cuore”. La prova rivela ciò che siamo, “qual è la Parola sulla quale noi costruiamo e alla quale ci affidiamo”. Quindi, sottolinea il predicatore “la tentazione di per sé è un grande aiuto, purché evidentemente non la assecondiamo”.  

In pace con Dio anche la creazione è amica

E in quest’esperienza Gesù “sperimenta la prossimità e la fedeltà di Dio”. Pur essendo tentato da Satana, infatti, “stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano”. Ciò significa, chiarisce Morandi, “che quando l’uomo vive come Gesù in comunione con Dio, quando si affida a Dio, l’effetto è quello di una riconciliazione”. Le fiere non provocano timore. Al contrario “c’è una comunione”, perchè c’è un rapporto di causa-effetto: “quando noi siamo in pace con Dio anche la creazione recupera quell’aspetto di pace e di armonia che ci riporta alle prime pagine della Genesi prima del peccato”.

Affidandoci a Lui, sperimentiamo la provvidenza

Quindi, nella misura “in cui noi tessiamo una relazione di amicizia con Dio”, ci affidiamo a lui, immediatamente si vedono gli effetti che tale riconciliazione produce intorno a noi. “E gli angeli lo servivano”: questa presenza angelica conferma che quando “l’uomo si affida a Dio, sperimenta una provvidenza”. Il Signore non fa mancare il suo aiuto.

Il battesimo, un dono che ci fa figli di Dio

Tutto nasce dal nostro Battesimo, conclude monsignor Morandi. “L’essere creature nuove, abitate dalla Santissima Trinità, vivere una comunione profonda con Colui che è venuto ad abitare nel nostro cuore, produce nel nostro cuore e determina nella nostra vita una stabilità, una pace”. Che non è frutto di un nostro sforzo, ma è la conseguenza di una accoglienza: “Dio che si manifesta, Dio che ci fa nuove creature, e ci rende figli nell’unico Figlio”. Tutta la vita cristiana “altro non è che il vivere il compimento di questa dignità”. Coloro “che sono guidati dallo spirito di Dio, sono figli di Dio”. Si tratta allora di essere figli e anche di “diventare figli”: “diventare progressivamente, in collaborazione con lo Spirito Santo, figli di Dio”. Chiediamo al Signore la grazia di fare memoria del nostro battesimo, “di quella iniziativa assolutamente gratuita di Dio Padre nei nostri confronti, che ci ha reso figli”.