Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Quella in Virginia è una vittoria importante per chi, da tempo, combatte per l’abolizione della pena di morte in ogni angolo del mondo. Negli Usa prosegue, dunque, la crescita del numero di Stati che hanno deciso di abolire la pena capitale: sono ora 23 in totale. Il significato della legge approvata dal Congresso statale di Richmond – tra le città più antiche del Paese – è profondo: il no alla pena di morte arriva, infatti, dallo Stato dove sono state eseguite più esecuzioni nella storia americana. La prima risale al 1608 quando i coloni di Jamestown mandarono a morte un uomo spagnolo. Da allora, ne sono state registrate 1.400, secondo il Death penalty information Center.
L’iter della legge
Per diventare effettiva, la legge dovrà ora essere firmata dal governatore della Virginia, il Democratico Ralph Northam, che però ha già annunciato che intende farlo. Resteranno dunque 24 gli Stati dove è ancora in vigore la pena capitale, mentre in tre è in vigore una moratoria. Anche in Virginia nel 1972 ebbe in realtà inizio un periodo di moratoria, ma la pena di morte fu reintrodotta nel 1976. Quasi mezzo secolo dopo è arrivata, oggi, la cancellazione. Una decisione che fa rende minoranza l’insieme degli Stati americani dove è in vigore la pena di morte.
Una svolta storica
“Stiamo parlando di uno Stato dove la pena capitale era una certezza ed ora non è più realtà. Questa è una svolta storica, resa possibile da una sinergia tra il mondo cattolico, quello dell’associazionismo e più in generale dalla presa di coscienza che c’è troppa morte. Anche i giovani hanno detto basta”. Queste le parole dette da don Marco Gnavi, parroco della basilica di Santa Maria in Trastevere e coordinatore della campagna della comunità Sant’Egidio per l’abolizione della pena di morte, nell’intervista a Vatican News.
Il caso O’Dell e la grazia chiesta dai santi Giovanni Paolo II e Madre Teresa
In più di un’occasione si è assistito ad una vasta mobilitazione dell’opinione pubblica internazionale contro le condanne a morte in Virginia. Tra queste, resta celebre il caso di Joseph Roger O’Dell, giustiziato nel 1997 dopo una condanna per omicidio di primo grado. “Furono numerose le richieste di grazia, tra cui quelle di Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta”, ricorda il sacerdote nel corso dell’intervista. Ma cosa ha portato a questa svolta storica? “I fattori sono molteplici, non possiamo certo dimenticare il cammino intrapreso proprio da Giovanni Paolo II, proseguito da Benedetto XVI e giunto a compimento con Francesco”, che ad agosto 2018 “ha modificato il Catechismo della Chiesa Cattolica” relativo proprio alla pena capitale. “La Chiesa insegna alla luce del Vangelo – si legge nel documento – che la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo”.
Il plauso dei vescovi : pena di morte è inammissibile
Ad inizio febbraio, quando era ormai chiaro che la Virginia avrebbe abolito la pena capitale, è arrivato il plauso della Chiesa locale. In una dichiarazione a firma dei vescovi Michael F. Burbidge e Barry C. Knestout, rispettivamente alla guida delle diocesi di Arlington e Richmond, si legge: “Accogliamo con favore il voto della Camera e del Senato ed offriamo il sostegno della preghiera alle famiglie delle vittime di orribili crimini”. Al contempo, i presuli ribadiscono “con chiarezza e convinzione”, le parole del Catechismo della Chiesa Cattolica: “La pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona”. Ricordando, poi, che “la dignità della persona non viene meno nemmeno dopo la commissione di reati molto gravi”, i vescovi rimarcano che “oggi la pena di morte è inaccettabile, per quanto grave sia il crimine del condannato; è anche in contraddizione con il piano di Dio per gli individui e la società, e con la sua giustizia misericordiosa”.