Suor Bernadette Mary Reis, fsp
Suor Mary Haddad, delle Suore della Misericordia, è presidente e amministratore delegato della Catholic Health Association negli Stati Uniti. Avendo esperienze nei campi dell’educazione, del lavoro sociale e dell’assistenza sanitaria, suor Mary si considera privilegiata di poter svolgere i tre “ministeri essenziali della Chiesa”.
In un’intervista a Vatican News, la religiosa ha spiegato come la Catholic Health Association (CHA), associazione professionale cattolica che comprende più di 600 ospedali e 1.400 strutture sanitarie e di assistenza a lungo termine, partecipi attivamente alle questioni relative all’assistenza sanitaria negli Stati Uniti e ha parlato del ruolo centrale delle religiose in questo campo.
Perché la vita religiosa e perché le Suore della Misericordia?
Mi piace dire che la mia chiamata è un cammino sulla via della presa di coscienza dell’azione di Dio nella mia vita. Le mie insegnanti sono state le Suore della Misericordia. Una volta iniziato il percorso, mi sono impegnata. Una mia cara amica, suora della congregazione, diceva sempre: “La ragione per cui entri non è la stessa per cui rimani”. Questa è stata una costante nella mia vita religiosa, il sentire cioè che la nostra chiamata è veramente dinamica e la nostra risposta dovrebbe esserlo altrettanto.
Tematiche affrontate dalla CHA
Il nostro lavoro è guidato dalla Dottrina sociale della Chiesa cattolica. Dedichiamo particolare attenzione alla dignità umana e al bene comune e ci preoccupiamo di chi è più vulnerabile. Riteniamo che la persona, per poter crescere e prosperare nella sua comunità, debba essere sana. E perciò vogliamo che a tutti sia assicurato il diritto a un’assistenza sanitaria accessibile. È questa la nostra priorità, insieme alla tutela della vita e della libertà di coscienza.
Il Covid ha davvero puntato una luce molto forte su tante preoccupazioni che ci accompagnavano già da tanto tempo: gli episodi di razzismo a cui abbiamo assistito qui negli Stati Uniti, con l’uccisione di George Floyd, ci hanno spinte a valutare quale sia la nostra parte in questo lavoro. E così ci siamo concentrate sulle disuguaglianze nell’assistenza sanitaria e il nostro obiettivo è eliminare le disparità nell’accesso e nella qualità dei servizi. Abbiamo osservato le necessità nell’ambito della salute mentale e comportamentale, aumentate drasticamente dopo il Covid. Sappiamo che anche prima della pandemia erano numerosi i casi di suicidio e di altri problemi collegati alla salute mentale, ma in quel periodo si sono aggravati perché le persone si sono sentite allontanate e isolate.
L’impegno per garantire le condizioni per una buona salute
La cura per i nostri anziani, le nostre persone più vulnerabili, la percepiamo come una chiamata urgente ad esaminare, ora, nuovi modelli di assistenza a lungo termine e permanente per le persone anziane. Ci siamo interrogate anche sulla questione delle cure palliative, su come trattiamo le malattie croniche e come accompagnamo le persone lungo il ciclo della loro vita. Trattando questi aspetti abbiamo inoltre compreso più pienamente l’impatto dei fattori ambientali e sociali sulla salute della persona. E così abbiamo articolato quelli che definiamo i “determinanti sociali della salute”: un alloggio sicuro, un lavoro redditizio e l’accesso ad una alimentazione sana. Abbiamo aperto gli occhi sull’appello alla sostenibilità della nostra Terra e abbiamo lavorato seriamente sulla Piattaforma di iniziative Laudato si’ di Papa Francesco. Tra le nostre priorità, far in modo che i nostri sistemi sanitari s’impegnino a essere di fatto ad emissioni zero entro i prossimi 15-20 anni.
La CHA e il dibattito sul possesso di armi
Ne parliamo come se fosse una questione di criminalità, ma di fatto riguarda la salute pubblica. Negli ultimi dieci anni, negli Stati Uniti, gli omicidi sono aumentati del 75%. È immorale. E tra le principali cause di morte dei ragazzi al di sotto dei 19 anni, le morti causate da armi da fuoco hanno superato quelle per incidente stradale. Non riguarda solo il crimine, riguarda la salute, e quindi abbiamo chiesto di ribaltare questa tendenza in crescita nel nostro Paese: devono essere svolte ricerche di salute pubblica riguardo alla morbilità e alla prevenzione della mortalità; è necessario bandire la vendita di armi da fuoco, evitare temporaneamente l’accesso all’acquisto di armi per chiunque si ritenga possa fare del male a se stesso o ad altri e, naturalmente, bandire l’acquisto di munizioni ad alta capacità. Non c’è alcun bisogno che queste munizioni siano disponibili alla popolazione in generale.
Gli stessi nostri operatori sanitari sono a rischio a causa di un’insensata violenza armata. Abbiamo avuto morti e feriti perché qualcuno è entrato armato in un ospedale o in un ambulatorio medico. Ora che i nostri operatori sanitari e quanti lavorano in prima linea stanno uscendo dalla pandemia, che ha rappresentato per loro una grande sfida a causa dello stress vissuto in quel periodo, loro stessi devono confrontarsi ogni giorno con la paura di essere feriti andando al lavoro. Ecco perché la violenza armata in realtà è una profonda crisi sanitaria, è una crisi economica ed è una crisi morale. Le statistiche dicono che si spendono circa 2,8 miliardi di dollari per la degenza e i ricoveri a causa della violenza armata. Si tratta di una quantità immensa di risorse investite per far fronte a una questione risolvibile.
Le religiose, pilastri dell’assistenza sanitaria cattolica
Fa parte del nostro Dna. Quando le religiose arrivarono in questo Paese nel 1727, le Orsoline francesi approdarono a New Orleans per prendersi cura delle loro comunità. Non erano venute per fornire cure sanitarie, ma per offrire cure spirituali, per rispondere ai bisogni della comunità. Questi ministeri sono nati da questo desiderio di servizio a 360 gradi. Quindi, il concetto di cura di tutta la persona è stato, secondo me, la genesi dell’assistenza sanitaria cattolica in questo Paese. Sono state le religiose, in realtà, a dare inizio al modello dell’assicurazione. Spesso le persone guardano alle religiose e noi guardiamo all’assistenza sanitaria cattolica: le religiose fanno le opere di carità, sono lì solo per dare un servizio. Sappiamo di avere una grande storia di donne imprenditrici: donne che hanno saputo creare modelli di servizio efficaci e in grado di consentirci di fornire le cure alle nostre comunità poiché eravamo capaci di gestire le risorse essenziali per continuare tale servizio. Sappiamo di poggiare sulle spalle di alcuni uomini e donne veramente meravigliosi. Come religiosa sono davvero molto orgogliosa della storia della vita religiosa nel mondo e delle opere che sono state realizzate. So che c’è la tendenza a focalizzarsi sulla diminuzione delle vocazioni, ma penso che sia essenziale guardare a ciò come ad un’opportunità per continuare a rispondere al movimento dello Spirito nel mondo attuale, e a ciò che è richiesto, in termini di servizio, a tutto il popolo di Dio, non solo a noi religiose e religiosi, ma anche ai laici.