Nel Paese africano prosegue la guerra civile che vede contrapposti, dallo scorso aprile, l’esercito regolare e i ribelli della Forze di supporto rapido (Rsf). Ieri nella capitale Khartoum sono morte 10 persone a seguito dei bombardamenti dei paramilitari. Intanto, alla frontiera meridionale del Paese migliaia di persone sono in fuga e senza accesso al cibo
Marco Guerra – Città del Vaticano
L’artiglieria delle Forze di Supporto Rapido ha colpito una moschea e altri edifici a Khartum. Secondo fonti locali ci sarebbero almeno dieci civili morti e undici feriti.
7500 morti dall’inizio della guerra
Sabato scorso, alcuni gruppi ribelli hanno attaccato la città di Wad Ashana, a sud della capitale, provocando un numero imprecisato di vittime civili. I paramilitari hanno poi annunciato l’avanzata verso Kosti, l’ultima grande città ubicata sulla strada per il Sud Sudan. La guerra tra l’esercito del Sudan, guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan, e le truppe ribelli che fanno capo al comandante, Mohamed Hamdan Daglo, è iniziata lo scorso 15 aprile ed ha già provocato la morte di 7500 persone, secondo le ultime stime di settembre.
Altri 300mila profughi malnutriti
I nuovi combattimenti si sono concentrati nella capitale Khartoum, nella regione occidentale del Darfur e nel Kordofan, provocando 4,3 milioni di sfollati interni e 1,2 milioni di profughi fuggiti dal Sudan. I ribelli hanno sfruttato l’odio di alcune tribù del Darfur contro l’esercito regolare. Le tribù di etnia araba sono invece schierate con l’esercito. E in questi giorni circa 300mila persone premono sulle frontiere meridionali per fuggire in Sud Sudan. Secondo il Programma alimentare mondiale (Pam) dell’Onu si tratta di un gran numero di persone in stato di grave malnutrizione per la completa mancanza di cibo, acqua e generi di prima necessità.