Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Offrire un primo “stato dell’arte” sulle fonti audiovisive e le pratiche di ricerca per lo studio della storia del cattolicesimo contemporaneo. Questo si propone il convegno internazionale su “La storia del cattolicesimo contemporaneo e le memorie del cinema e dell’audiovisivo” organizzato oggi e domani a Roma, nel Centro Studi Americani di Palazzo Antici Mattei, dal Centro di ricerca Cast – “Catholicism and Audiovisual Studies” dell’Università Telematica Internazionale UniNettuno, con la collaborazione, tra l’altro, della Direzione generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura.
Le sfide aperte dalla svolta digitale
Oltre quaranta relatori, da questa mattina, si stanno confrontando sulle sfide “e le frontiere aperte dalla svolta digitale sia per le politiche di conservazione del patrimonio storico legato all’audiovisivo, sia però anche per le scelte metodologiche che caratterizzano i nostri progetti di ricerca accademica” ha spiegato nel discorso introduttivo il fondatore e presidente di Cast, monsignor Dario Edoardo Viganò, vice cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e di quella delle Scienze Sociali. Nel pomeriggio di giovedì, infatti, i direttori delle più importanti istituzioni cinetecarie italiane, dall’Archivio storico Luce alla Cineteca del Centro sperimentale di cinematografia, moderati dal vicedirettore editoriale del Dicastero per la Comunicazione Alessandro Gisotti, dibattono proprio su questi argomenti in una tavola rotonda dal titolo “Il patrimonio cinematografico sul cattolicesimo: tecnologie digitali tra conservazione e descrizione, restauro e filologia del film”.
Protagoniste le istituzioni che conservano audiovisivi
Un importante appuntamento internazionale che ha chiamato anche a raccolta le istituzioni piccole e grandi di varia tipologia (cineteche, archivi, biblioteche) che conservano materiale audiovisivo legato a realtà cattoliche ed enti ecclesiastici “con l’intento – chiariscono gli organizzatori – di mappare l’esistente e procedere a un raffronto teorico e tecnico sulle pratiche d’archivio audiovisivo”.
Il caso mediatico di Don Vesuvio
Già nella mattina di giovedì, Massimiliano Gaudiosi, dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa ad esempio, ha presentato la ricerca avviata su documentari e programmi televisivi italiani e internazionali dedicati a “Don Vesuvio”, il soprannome del sacerdote napoletano Mario Borrelli, scomparso nel 2007, che nel secondo dopoguerra si travestiva da “scugnizzo” per vivere per alcuni mesi in mezzo ai senzatetto, fino a creare la “Casa dello scugnizzo” per aiutare almeno i più giovani ad inserirsi nella società. Di lui si occuparono a lungo media italiani e stranieri, aiutandolo così a raccogliere fondi per le sue opere benefiche. La ricerca di Gaudiosi, su documenti inediti dell’archivio privato del sacerdote, mira a far luce “su una figura il cui impatto sull’immaginario cattolico del dopoguerra è stato troppo trascurato”. “L’attenzione – spiega il ricercatore – sarà posta in particolare sulla grande disinvoltura con la quale un rappresentante del clero”, diventato rapidamente uomo di copertina e protagonista di film ed inchieste per cinema e tv, “sia riuscito a portare al centro dell’attenzione mediatica i problemi di Napoli e dei suoi giovani, mostrando però anche i progressi di un efficiente modello assistenziale”.
L’impulso del Papa
Nel suo intervento introduttivo, monsignor Viganò ha sottolineato che il progetto di questo convegno è stato stimolato dalle parole di Papa Francesco nell’intervista sul cinema che gli ha concesso per il libro “Lo sguardo: la porta del cuore. Il neorealismo tra memoria e attualità” aveva auspicato la nascita di una mediateca vaticana. Il Papa, parlando dell’importanza di costituire un archivio di audiovisivi, aveva detto: “Dobbiamo essere bravi custodi della ‘memoria per immagini’ per trasmetterla ai nostri figli, ai nostri nipoti… Viviamo nel tempo dell’immagine e questo tipo di documenti è ormai diventato per la nostra storia – e sempre più lo diventerà – un complemento permanente alla documentazione scritta. Per di più si tratta di documenti dal carattere intrinsecamente universale perché trascendono i confini linguistici e culturali e possono essere compresi con immediatezza da tutti. […] Non bisogna sottovalutare l’importanza di questi documenti che, pur essendo un patrimonio recente, è paradossalmente molto fragile e necessita di costanti cure”.
Viganò: i video fondamentali per ricostruire la storia della Chiesa
In un’intervista a Vatican News, monsignor Viganò ricorda che nei suoi studi ha avuto la possibilità di accedere alla documentazione inedita custodita nell’ Archivio Vaticano per ricostruire la storia della nascita della Filmoteca Vaticana. “Lì è molto evidente che in uno dei progetti nello statuto, prevedeva di mettersi in conformità con la secolare tradizione della Santa Sede, e quindi accogliere i più notevoli documenti audiovisivi di storia e di cultura”. Per questo la Filmoteca “fu un’intuizione molto importante di Pio XII e Giovanni XXIII: quella di rendere evidente che per ricostruire la storia bimillenaria della Chiesa, non erano più sufficienti gli innumerevoli documenti conservati nell’Archivio Vaticano e nella Biblioteca Apostolica, ma occorresse invece uno sforzo di adeguamento ai linguaggi della modernità, anche per il patrimonio archivistico e storico-documentario, che potesse permettere agli storici del futuro di rileggere la storia del cattolicismo otto-novecentesco in tutta la sua complessità”.
Lo stato dell’arte degli studi su cattolicesimo e audiovisivo
Parlando poi dello stato dell’arte degli studi sulla storia del cattolicesimo contemporaneo e l’audiovisivo in Italia, il presidente di Cast ricorda che “un momento di laboratorio iniziale fu nel 2006 quando insieme al professor Ruggero Eugeni curai tre ampi volumi dal titolo: ‘Attraverso lo schermo, cinema e cultura cattolica in Italia’. Lì abbiamo capito che era impossibile costruire una storia del cinema che fosse separata dall’orizzonte di una storia della cultura”. E ricorda il fondamentale apporto dei ricercatori raccolti attorno a Francesco Casetti e alla rivista “Comunicazioni sociali” dell’Università Cattolica di Milano, come l’esperienza di studi storico-religiosi maturata alla Sapienza di Roma nel primo decennio del 2000, coordinati da Emanuela Prinzivalli e Sergio Botta. “Questo in Italia, mentre in Gran Bretagna e Nord America questi studi sono molto più organizzati, sono i cosiddetti Religions and film studies. A me pare però che da quel momento originario molti passi in avanti sono stati fatti nell’ambito della ricerca accademica, in particolare penso ai grandi risultati che sono emersi attraverso i progetti Prin, curati da Tomaso Subini della Statale di Milano, o alle ricerche di Gianluca della Maggiore, di Elena Mosconi, di Francesca Piredda”. Per ampliare lo sguardo oltre cinema, Viganò ricorda gli studi di Raffaella Perin sulla radio e Federico Ruozzi sulla televisione, che sono intervenuti nella prima mattinata del convegno.
Il progetto “Archivi di cinema e cultura cattolica”
Venerdì, in chiusura dell’appuntamento di studi, Gianluca della Maggiore, direttore di Cast, presenterà, insieme all’Ospedale Bambino Gesù e alla Società di San Paolo, il progetto “Archivi di cinema e cultura cattolica”. “Si tratta di un portale – chiarisce monsignor Viganò – sul quale si potranno vedere questi documenti che stiamo ritrovando, riorganizzando, restaurando e saranno messi a disposizione degli studiosi, insieme ad una serie di documenti cartacei che gli archivisti stanno studiando, in modo che ogni studioso potrà avere in un unico spazio un materiale adeguato per le proprie ricerche”.