Il gesuita sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione sottolinea che con l’ultima enciclica il Papa indica i valori fondamentali al mondo segnato da conflitti e insensibilità: oggi domina la misura “smart” dell’esistenza, Francesco richiama a “una dimensione più istintuale, assolutamente libera” che ha il suo centro nell’amore di Dio
24/10/2024
L’enciclica di Papa Francesco ci aiuta a comprendere il modo con cui Cristo ci ama
Il secondo motivo sì, credo sia quello che lei diceva, cioè stiamo diventando schiavi degli ingranaggi del mercato, degli algoritmi, della dimensione “smart” dell’esistenza, quindi dell’efficienza, da una parte e dall’altra invece di una dimensione più istintuale, assolutamente libera, senza freni. Abbiamo perso il centro unificatore che conferisce senso a quello che viviamo, cioè il cuore. Allora questo appello è profondo e risponde a un’esigenza dei nostri tempi.
Nel documento, infine, c’è la richiesta di non deridere le espressioni di fervore del popolo di Dio, che nella sua pietà popolare cerca di consolare Cristo. Che posto ha la pietà del popolo nel magistero di Francesco?
È molto importante, perché la fede dei semplici, popolare, si manifesta attraverso la devozione, le immagini. Uno dei motivi per cui il cristianesimo può essere in crisi e perché non riesce più a trovare le parole e le immagini per dirsi, per esprimersi. Allora la pietà popolare è una sorgente aurifera, possiamo dire, di immagini, di parole per esprimersi, e in fondo si lega profondamente a quelli che sono i sentimenti più umani. Quindi è una spiritualità, quella del popolo, profondamente legata alla storia, alla sensibilità umana. Sensibilità troppo intellettuali, razionali, rischiano di astrarre l’uomo dalla propria realtà. La fede rischia di diventare una gnosi, tra l’altro per pochi intenditori, per un’élite. Invece è nel popolo che si trova il cuore caldo della fede.