L’agenzia Onu lancia una raccolta fondi per i bambini del nord del Paese colpiti dal terremoto del 6 febbraio. La direttrice Catherine Russell ha visitato Aleppo e le aree limitrofe dove le Nazioni Unite stanno aiutando almeno 1,8 milioni di persone. Il portavoce Andrea Iacomini: “Stiamo garantendo acqua e servizi igienici per evitare il propagarsi di malattie”
Marco Guerra – Città del Vaticano
Circa 3,7 milioni di bambini sopravvissuti nelle aree della Siria colpite dal potente sisma del 6 febbraio stanno affrontando diverse e sempre più numerose minacce potenzialmente catastrofiche. È quanto denunciato dalla direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russell, al termine di una missione che si è conclusa oggi e che l’ha portata a visitare Aleppo e il Nord della Siria.
Bambini privi di servizi base
In una nota, l’agenzia Onu per i diritti dell’infanzia spiega che l’impatto emotivo e psicologico dei terremoti sui bambini, l’aumento della minaccia di malattie contagiose, trasmesse per contatto e dall’acqua per le famiglie sfollate e la mancanza di accesso ai servizi di base per le famiglie, rese vulnerabili da quasi 12 anni di conflitto, rischiano di creare catastrofi continue e aggravate per i bambini colpiti.
La visita di due giorni di Russell
Ad Aleppo, Russell ha incontrato 250 bambini presso un centro temporaneo per l’apprendimento, dove possono accedere a istruzione, servizi mobili per la salute, attività ricreative. Russell ha poi visitato la moschea di Al Masharqa e una stazione di pompaggio dell’acqua supportata dall’Unicef che garantisce l’accesso ai servizi idrici a oltre due terzi dei quartieri di Aleppo. Molte altre famiglie ora sono sfollate e vivono in condizioni anguste in rifugi temporanei; fornire accesso continuativo ad acqua sicura e servizi igienici è fondamentale per prevenire epidemie di malattie come scabbia, pidocchi, colera e diarrea acquosa acuta.
Raggiunte 1,8 milioni di persone
Lo sforzo dell’agenzia Onu è andato oltre Aleppo e ha raggiunto oltre 400 mila persone nel Nord-Ovest della Siria con aiuti e servizi per l’acqua, la nutrizione e i servizi igienici. Prima del terremoto, l’Unicef aveva preposizionato aiuti umanitari di base che hanno iniziato a raggiungere bambini e famiglie nelle prime 48 ore dopo il primo terremoto. Finora, sono stati inviati camion con aiuti umanitari per oltre 1,8 milioni di persone, per supportare le comunità e i bambini nel nord ovest della Siria. “Non basta semplicemente fornire un aiuto immediato: dobbiamo impegnarci a stare accanto a queste famiglie nel lungo periodo, aiutandole a ritrovare un senso di stabilità e speranza”, ha dichiarato Russell. Per far fronte a questo prima fase di aiuto in Siria, l’Unicef richiede 172,7 milioni di dollari che servono per interventi di supporto salvavita immediato a 5,4 milioni di persone, 2,6 dei quali sono bambini.
Iacomini (Unicef): Prioritario il servizio igienico
“Con il terremoto sono state distrutte case, scuole e luoghi di gioco e quindi anche ogni senso di sicurezza dei bambini, tutto questo si è aggiunto alla distruzione di 12 anni di guerra. Noi stiamo cercando di ridare un po’ di normalità, offrendo salute, istruzione e attività ricreative anche tramite servizi mobili”, racconta a Vatican News il portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini, L’agenzia dell’Onu sta operando sia nelle aree controllate dal governo sia in quelle sotto i ribelli perché – spiega Iacomini – il benessere dei bambini “supera qualsiasi considerazione geopolitica”. Al momento “è prioritario garantire i servizi igienici” per evitare il diffondersi di malattie come il colera e la scabbia.
Catastrofe nella catastrofe
Iacomini rilancia l’appello per le donazioni perché “è importante continuare a garantire il sostegno umanitario anche quando si spengono i riflettori dei media”. “Bisogna raccontare cosa succede per raccogliere i fondi necessari – prosegue il portavoce di Unicef – nessuno parlava più dei combattimenti che ancora imperversano in queste aree della Siria, qui è avvenuta una catastrofe nella catastrofe, e il prezzo più alto lo pagano i bambini”. Infine Iacomini ricorda anche che il terremoto ha colpito un’area interessa da grandi movimenti migratori: “Gran parte delle persone che vivono nelle zone del Sud della Turchia colpite dal terremoto sono siriani emigrati, anche con un buon livello di integrazione, quindi purtroppo bisognerà ricominciare da capo. Inoltre ora dobbiamo aspettarci un nuovo esodo dei siriani”.