Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
“Erano contadini, commercianti, medici, insegnanti, professionisti, avevano delle vite, degli affetti, una casa che custodiva ricordi, sogni e speranze, e di colpo piu’ nulla. Il buio.”
Le ferite dei cristiani della Piana di Ninive in Iraq sono quasi tutte sanate e chi pensava che non ci fosse più posto per loro là dove per secoli hanno abitato, si sbagliava perchè sono stati “più forti dell’odio, delle minacce e delle armi” e oggi sono ancora a Qaraqosh e Mosul a cantare per il Papa.
Questo il filo rosso del racconto di Riccardo Bicicchi, documentarista toscano abituato agli scenari di guerra e autore di diversi reportage dedicati all’Iraq. Nel suo documentario di una quarantina di minuti seguiamo passo dopo passo i momenti precedenti l’arrivo di Francesco il 5 marzo, attraverso la voce, la quotidianità e i volti di uomini e donne ma soprattutto di sacerdoti e suore che hanno patito sulla loro pelle le sofferenze e le ferite inferte dalla dissacrazione e dalla crudeltà degli jihadisti, sono scappati in un vero e proprio “esodo biblico”, ma nei loro cuori hanno sempre desiderato tornare a casa. E così è stato e le città, le strade, le chiese e le case che appaiono nelle immagini riescono a raccontare oggi non più solo la morte ma la speranza. “Nonostante i segni delle artigliate inferte dalla guerra, la gente qui e’ capace di autentica generosità, quasi che la gentilezza possa riuscire a far da antidoto al male”.
Così a Qaraqosh ma soprattuto a Mosul dove, mostra e racaconta Riccardo Bicicchi con semplicità e efficacia, “si avverte una presenza, una forza che le parole non servono a descrivere, ne’ possono spiegare fino in fondo”.
Le chiese che riaprono, la gente che torna a sorridere, le strade che riacquistano i colori delle merci e i rumori delle macchine: sono gocce – narra Bicicchi – ma presto ne seguiranno altre, e se ne porteranno dietro altre ancora”, e con dalla presenza di Papa Francesco arriverà “quella spinta potente che serve perché torni a scorrere il fiume”.