Antonella Palermo – Città del Vaticano
Slitta di quattro giorni la riapertura delle scuole superiori in Italia a motivo della situazione sanitaria ancora emergenziale. Ma non sara’ così per tutto il Paese. In Alto Adige, per esempio, non si posticiperà e con una presenza fino al 75%, mentre in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche si dovrà aspettare la fine del mese. In Piemonte le classi delle superiori torneranno operative il 18 gennaio. Il presidente dell’Associazione nazionale presidi esprime perplessità su quello che definisce “un tira e molla continuo tra Regioni e Governo. Riprendere la frequenza il 7 o l’11 gennaio non cambia la situazione di contagi, scuole e trasporti”, dichiara. Intanto divampa il dibattito politico attorno alla duplice esigenza di sicurezza e impegno didattico: da più parti emerge il disappunto sul modo di procedere a singhiozzo tra aperture e chiusure e si chiedono maggiori garanzie.
Pochi adolescenti pensano che si tornerà come prima
Stanchezza (31%), incertezza (17%) e preoccupazione (17%) sono i principali stati d’animo che gli adolescenti dichiarano di vivere in questo periodo sulla base di un’indagine condotta da Ipsos per Save The Children dal titolo “I giovani ai tempi del coronavirus”, che analizza opinioni, stati d’animo e aspettative di studenti tra i 14 e i 18 anni. Solo 1 adolescente su 4 pensa che “tornerà tutto come prima” (26%) e la stessa percentuale ritiene che “continueremo ad avere paura”, mentre il 43% vede l’esperienza che sta vivendo come uno spartiacque che sdogana, anche dopo il vaccino, il fatto che “staremo comunque insieme in modo diverso, più online” (43%). Sono alcuni dei risultati che emergono dalla ricerca. Il 69% degli studenti intervistati ha sentito in qualche modo parlare del Next Generation EU e la gran parte guarda con interesse alle possibilità che potrebbe offrire per il loro futuro, tanto da sperare che attraverso questo Fondo vengano incrementati i finanziamenti per l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani (30%) o la possibilità di studiare gratuitamente all’estero (17%) e all’università (17%).
Dispersione scolastica e calo rendimento
In base ai risultati della ricerca, il 28% degli adolescenti dichiara che dall’inizio della pandemia almeno un compagno nella propria classe ha smesso di frequentare la scuola. Tra le cause principali delle assenze durante la didattica a distanza, la difficoltà di connessione e la mancanza di concentrazione. Sulla base dei dati dell’indagine, la stima è che almeno 34mila studenti delle superiori, a causa delle assenze prolungate, potrebbero trovarsi a rischio di abbandono scolastico. Quasi 4 ragazzi su 10 ritengono che il periodo a casa stia avendo ripercussioni negative sulla propria capacità di studiare (37%) e (più di uno su 4) sul proprio rendimento scolastico (27%). Più di uno studente su 3 si sente impreparato e ritiene di essere peggiorato rispetto agli anni passati. A questo proposito, ampie sono le oscillazioni regionali: 44% al Nord Ovest e 26% al Sud. Queste si ripetono anche sulle diverse fasce d’età: ben 1 su 4 fra i ragazzi di 16-18 anni afferma di aver meno materie da recuperare a fronte di solo il 14% degli studenti di 14-15 anni.
Si è capita l’importanza delle relazioni ‘in presenza’
Un “anno sprecato” per quasi un adolescente su due (46%), che, in ogni caso, nella costrizione di vivere in un mondo di incontri solo virtuali, ha fatto riscoprire a molti il valore della relazione “dal vivo” con i coetanei: anche se quasi un quarto degli adolescenti (23%) dichiara che, in questo anno di pandemia, ha capito che uscire non è poi così importante e che si possono mantenere le relazioni anche on line. Per contro, l’85% dei ragazzi intervistati afferma invece di aver capito quanto sia importante uscire con gli amici, andare fuori e relazionarsi “in presenza”. Tra le “privazioni” che i ragazzi hanno sofferto di più, anche quella di non aver potuto vivere esperienze sentimentali importanti per la loro età (63%).
Aumentano ansia e irritabilità tra gli studenti
Discretamente diffuse ansia e irritabilità tra gli adolescenti che si dicono disorientati (14%), apatici (13%), scoraggiati (13%). A preoccupare la loro condizione si aggiunge il fatto che per più di 1 su 5 questi disagi rimangono un pesante fardello non condiviso con alcuno e quindi fonte potenziale di ulteriori danni psicologici.
Chi scrive al Ministro dell’Istruzione
Tra le iniziative di mobilitazione e istanza istituzionale c’è quella di una lettera indirizzata alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ed al premier Giuseppe Conte, scritta da una docente del liceo scientifico statale Rufini di Viterbo e sottoscritta da circa 500 tra genitori e docenti di vari istituti scolastici del capoluogo dell’Alto Lazio che chiedono di non sottovalutare “l’autodeterminazione di condotte” contrarie al rientro in presenza “a salvaguardia del bene primario della salute che, oggi più che mai, è diritto ed interesse della collettività”.