Olivier Bonnel – Città del Vaticano
Il decreto che riconosce l’eroicità delle virtù di Robert Schumann “è un passo importante nel processo di canonizzazione”. Padre Bernard Ardura – da oltre un decennio presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche e con alle spalle lunghi anni di servizio alla Santa Sede – lavora da tempo alla causa di beatificazione di Robert Schuman. “Arriva – ricorda ai media vaticani – dopo un lungo percorso iniziato negli anni Ottanta del secolo scorso nella diocesi di Metz”, durante il quale sono stati ascoltati più di 100 testimoni, tutti concordi – sostiene – nel restituire “la grande vita cristiana” dell’uomo politico che fu Schuman.
Ora, padre Ardura, questo il traguardo più atteso è realtà…
Si può dire che diventando Venerabile Servo di Dio debba essere più facilmente invocato: per questo si deve pregare Robert Schumann, senza dimenticare peraltro che per arrivare alla beatificazione ci vorrà un segno di Dio, un miracolo, per attestare in qualche modo la santità di quest’uomo, che fu un uomo interamente dedicato al servizio degli altri, al servizio del bene comune, un uomo che prima di tutto fu un uomo di Dio.
Cosa rappresenta la figura di Robert Schumann per i responsabili politici, sia a livello nazionale che europeo?
Credo che nel contesto di oggi la figura di Robert Schuman sia più che mai attuale. L’Unione Europea in cui viviamo è diventata una grande macchina, impressionante, una grande amministrazione che ha molte capacità. Ma il pericolo consiste proprio nel dimenticare il perché, quale sia lo scopo di tutto questo apparato: è proprio perché si vuole concretizzare un grande ideale. Questo ideale fu illustrato da Robert Schumann e da quelli che chiamiamo i “padri dell’Europa”. Quegli uomini che, all’indomani della Seconda Guerra mondiale, hanno voluto essere i promotori della riconciliazione. E allora Robert Schuman ci ricorda che l’Europa per avere senso, per essere fedele alla sua vocazione, deve animare la sua politica con un profondo senso di servizio all’uomo, con la solidarietà. E in questo senso credo che la causa di beatificazione di Robert Schuman ci presenti un uomo il cui ideale è più che mai attuale.
Parlando un istante della fede dell’uomo Robert Schuman: la sua fede in Dio come possiamo descriverla?
Robert Schuman è stato un cristiano che per il proprio carattere, per temperamento, non era molto espansivo. Dunque, si deve considerare che visse la sua fede con sobrietà. Non ha fatto sermoni, ma la sua fede fu molto viva, molto profonda: viveva proprio in comunione con Dio e questo scambio di amore è stato in qualche modo la radice stessa della sua azione. Poi è un uomo, un laico, che ha vissuto la sua vita cristiana con una fede illuminata, ha avuto sempre la preoccupazione di educare la propria fede e si sa che, per esempio, durante la seconda guerra mondiale, quando si era dato alla macchia, nascosto in varie case religiose in Francia, ha dedicato questi anni allo studio in particolare della Summa teologica e degli altri scritti di San Tommaso d’Aquino. Sappiamo che era un grande lettore delle opere di Sant’Agostino e lui poteva leggerle nella lingua originale – conosceva molto bene il latino e il greco. E quindi questo significa che anche della sua vita politica ha avuto la grande cura della sua fede e della sua formazione: diremmo oggi una “formazione permanente” della sua fede.