Marco Guerra – Città del Vaticano
“Come stai?”, è titolo della tredicesima edizione dell’Atlante dell’Infanzia in Italia di Save the Children, che quest’anno fotografa lo stato di salute di bambine, bambini e adolescenti a seguito della pandemia, con particolare attenzione alle disuguaglianze sociali, economiche e territoriali.
Gli obiettivi del rapporto
Il rapporto, presentato questa mattina a Roma, presso la Sala della Stampa Estera, alla presenza fra gli altri di Stefano Vicari, professore presso la Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, mette in risalto l’intreccio tra diseguaglianze e salute amplificato dalla pandemia, con una forte denuncia sull’impatto che questo ha sul benessere psico-fisico dei bambini. Lo studio è anche una uno strumento teso a rilanciare le richieste più urgenti rivolte alle istituzioni locali e nazionali, tra queste spicca nuove Case della Comunità finanziate dal Pnrr come presidio per la salute dell’infanzia e dell’adolescenza, per colmare il gap di 1.400 pediatri che mancano all’appello per assicurare il sevizio a tutti i bambini e realizzare interventi organici per la prevenzione e la cura del disagio mentale degli adolescenti.
Un milione e mezzo di bambini in povertà
L’Atlante di Save the Children lancia il suo allarme ricordando che in Italia quasi un milione e quattrocentomila bambini vivono in povertà assoluta, una percentuale media del 14,2% di tutti i minori, che sale però fino al 16% nel Mezzogiorno. Le diseguaglianze incidono direttamente sulla salute dei bambini, infatti se in Italia la speranza di vita alla nascita nel 2021 si attesta a 82,4 anni, ci sono 3,7 anni di differenza tra l’aspettativa di vita di chi nasce a Caltanissetta (80,2) e di chi nasce a Firenze (83,9). L’ultimo rapporto Istat – citato dalla Ong – sul Benessere equo e sostenibile evidenzia una differenza anche maggiore rispetto all’aspettativa di vita in buona salute: ci sono oltre 12 anni di differenza per esempio tra chi nasce nella provincia di Bolzano (67,2 anni) e chi nasce in Calabria (54,4 anni). Grave anche il fatto che un bambino del Mezzogiorno che si ammalava nel 2019 aveva una probabilità di dover migrare in altre regioni per curarsi del 70% in più rispetto a un bambino del Centro o del Nord Italia.
Diseguaglianze territoriali
Save the Children descrive quindi un servizio sanitario che resta comunque un’eccellenza per la cura dei bambini nel panorama mondiale ma che spesso è “nazionale” solo sulla carta, “per le gravi disuguaglianze territoriali e la distanza che intercorre tra le sue punte di eccellenza e i suoi baratri”. l’Italia, si legge ancora nell’Atlante, ha dedicato sempre meno risorse pubbliche all’assistenza sanitaria per la quale nel 2019 ha investito il 6,4% del Pil, molto meno della Germania (9,8%) o della Francia (9,3%), mentre è cresciuta la spesa sanitaria a carico delle famiglie, pari al 2,3% del PIL, quando in Francia e Germania si limitava all’1,9 e all’1,8%. Questo significa che le famiglie italiane più abbienti con figli minorenni spendono in media per la salute circa 250 euro mensili, affidandosi quindi di più ai privati, mentre quelle meno abbienti non raggiungono un quinto di tale spesa (meno di 50 euro) al centro nord, o lo superano di poco nel Mezzogiorno, affidandosi quindi molto di più al SSN, quando presente. Nel biennio 2020-21, gli effetti della pandemia si sono fatti sentire fortemente. Per esempio, le vaccinazioni nei primi mesi di vita hanno subito una significativa riduzione, e si è verificata, tra il resto, una contrazione drastica delle diagnosi di tumore pediatrico che si sono ridotte del 33% nel 2020.
Il disagio mentale
Un capitolo a parte merita la questione del crescente disagio mentale di preadolescenti e adolescenti. In nove regioni italiane oggetto di monitoraggi, i ricoveri per patologia neuropsichiatrica infantile sono cresciuti del 39,5% tra il 2019 e il 2021 (prime due cause, psicosi e disturbi del comportamento alimentare), la principale causa è stata l’ideazione suicidaria seguita da depressione e disturbi della condotta alimentare. In generale, siamo di fronte ad un bisogno di sostegno consistente che non trova risposta. Tra gli adolescenti si registra inoltre un aumento del consumo di alcol, della dipendenza da internet, della bulimia e di coloro che non escono di casa per attività extra-scolastiche.
Carenza di sport e mense
Come si evidenzia nelle pagine dell’Atlante, non è solo il sistema sanitario a dover assicurare la salute di un bambino. Un bambino o ragazzo su 4 non pratica mai sport (3-17 anni), con una ampia forbice che va dal 45,5% della Campania al 6,9% della Provincia Autonoma di Bolzano. E poi ancora con la pandemia, i bambini tra i 3 e 10 anni in sovrappeso o obesi sono passati dal 32,6% (biennio 2018-19) al 34,5% (2020-21). La povertà alimentare colpisce 1 bambino su 2, mentre l’accesso alla mensa scolastica, che per alcuni sarebbe l’unica chance quotidiana di un pasto equilibrato e proteico, si limita ad un bambino su 2 nella scuola primaria; la mensa scolastica dovrebbe essere considerata come un servizio essenziale tra i 3 e i 10 anni. La buona alimentazione fa difetto anche per il 32% degli adolescenti 11-17enni, che non mangia mai frutta e verdura.
Usare fondi del Pnrr
Per far fronte a questa situazione Save the Children chiede di implementare subito i miliardi di euro del Pnrr investiti nella voce Missione Salute, che disegna una riforma della sanità territoriale che può rispondere a molte delle criticità rilevate dall’Atlante. A partire dalle Case della Comunità che potrebbero diventare il fulcro di una nuova rete integrata con i servizi sociali ed educativi, sostenuta dal rilancio dei Consultori e dei servizi per la salute minorile, da costruire con la partecipazione dei cittadini.
Milano (Direttrice Save the Children Italia): dare più attenzione ai minori
“Abbiamo voluto mettere al centro di questa edizione la domanda ‘come stai?’ che tanti ragazzi avrebbero voluto ascoltare rivolgere loro dagli adulti durante la pandemia, un periodo di crisi caratterizzato dalla sottovalutazione degli affetti sui più giovani, ora è fondamentale tornare ad ascoltare i ragazzi nel loro bisogno di salute” spiega a VaticanNews Raffaella Milano, direttrice dei programmi per l’Italia e l’Europa di Save the Children. L’esponente della Ong sottolinea che c’è bisogno del rilancio degli spazi e dei servizi dedicati all’infanzia, soprattutto in alcune zone del Paese per mitigare le diseguaglianze: “Ci sono tante ‘Italie’ diverse rispetto alla possibilità di un bambino di essere curato e assistito come tutti i bambini dovrebbero essere”.
Fare rete
Secondo Milano, la presa d’atto di queste gravi diseguaglianze deve portare a focalizzare gli investimenti sulla salute del Pnrr nelle zone più depresse del Paese e più povere di servizi. “La riforma della medicina di base – spiega ancora – prevede la nascita della ‘case della comunità’, come presidi di salute fondamentali per bambini e genitori, che devono essere collegati alla rete dei servizi sociali, per fare questo bisogna investire anche nella formazione delle risorse umane”. In conclusione Milano sottolinea l’importanza creare una rete ricca di opportunità, perché la salute è anzitutto prevenzione: sanità, scuola, sport, spazi culturali, mense concorrono al benessere dei bambini.