Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Il pensiero al Libano: lo ha rivolto ieri, durante la Divina Liturgia in rito Siro-Antiocheno Maronita, celebrata a Roma nella chiesa del Pontificio Collegio Maronita in Urbe, per la festa del fondatore della Chiesa Maronita, il monaco San Maroun, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Nel Paese dei Cedri nel V secolo Marone diede vita a una congregazione monastica-spirituale.
Speranza della Chiesa e del Papa per il Libano
Nel suo saluto, il porporato ha ricordato la terribile esplosione del 4 agosto nel porto di Beirut e gli sforzi del popolo libanese che, “benché piegato dalla crisi economica, sociale e politica, si è dato da fare per venire incontro alle necessità dei più colpiti: per liberare le strade, accogliere quelli rimasti senza un tetto, distribuire generi di prima necessità, pensare a riparare le strutture ad uso della comunità come ospedali e scuole”. “C’è stata una gara di sensibilizzazione, con visite internazionali tese a dare speranza, appelli, parole di incoraggiamento, insieme ad una gara di solidarietà concreta da parte di istituzioni e privati, fondazioni, libanesi nella diaspora e molti altri – ha aggiunto il cardinale Sandri -. In entrambe le dimensioni, quella della parola e quella della carità, il Santo Padre Francesco in persona e la Santa Sede sono stati in prima linea: pensiamo a tutti gli interventi, alle Udienze Generali e durante la recita dell’Angelus, fino al lungo passaggio dedicato al Libano nel contesto del Medio Oriente nel discorso di lunedì scorso al Corpo Diplomatico”. Il porporato ha chiesto a San Marone di intercedere perché vengano illuminati “in particolare coloro che sono chiamati a prendere decisioni per il bene del Paese dei Cedri”, e ha poi citato le parole del Papa: “È dunque necessario che tutti i leader politici e religiosi, messi da parte i propri interessi, si impegnino a perseguire la giustizia e ad attuare vere riforme per il bene dei cittadini, agendo in modo trasparente e assumendosi la responsabilità delle proprie azioni”.
Il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha anche elencato quanto è stato fatto per il Libano, la visita come inviato speciale del Papa del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ad un mese dalla tragedia del 4 agosto, l’aiuto per le borse di studio, il sussidio straordinario dopo l’esplosione, la sessione straordinaria della ROACO dedicata al Libano con il coordinamento delle iniziative di monitoraggio e ricostruzione da parte di alcune Agenzie. Per il porporato tutti “segnali di una Chiesa viva e che vuole vivere per le strade del mondo accanto ai suoi figli e alle sue figlie e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, riproducendo nel concreto quell’immagine del Buon Samaritano” che Francesco ha indicato nella Fratelli tutti. L’enciclica, ha osservato il cardinale Sandri, “ha nel Paese dei Cedri un testimone e un precursore, per la capacità di convivenza tra diversi, cristiani e musulmani di diverse appartenenze e confessioni”. Spiegando poi che la storia di Mar Maroun e della Chiesa Maronita, sorta dalla sua testimonianza cristiana, è costellata di tempi di dura prova e sofferenza, che l’hanno sempre più purificata e passata nel crogiolo, facendole custodire il tesoro della fede, il porporato ha affidato al santo la Chiesa Maronita, il Libano e tutti i suoi figli sparsi nel mondo. “Ottieni con la tua preghiera la fine della sofferenza aggravata dalla pandemia e dona a noi tutti un cuore purificato e ardente – ha proseguito – perché nonostante le molte prove ci rendiamo conto che la perla preziosa, il Signore Gesù, non ci è mai stato tolto e noi non vogliamo allontanarci da Lui con le nostre scelte”.