di Maria Milvia Morciano
L’iscrizione Omnium Urbis et Orbis Ecclesiarum Mater et Caput (madre e capo di tutte le Chiese dell’Urbe e dell’Orbe) riassume in poche parole non soltanto la natura straordinaria dell’arcibasilica, ma ci induce anche a capire quanta storia, quanti nomi, quante fasi costruttive siano concentrate tutte qui, in uno dei luoghi più sacri del cristianesimo.
In origine era questa la stazione del primo giorno di Quaresima, in capite jeiunii, che iniziava di domenica. Una particolarità della liturgia di questa stazione è che non prevedeva la processione.
In San Giovanni in Laterano sono celebrate cinque stazioni che si distribuiscono per tutta la durata della Quaresima: I domenica di Quaresima; Domenica delle Palme (inizio della Settimana Maggiore); Giovedì Santo (inizio del Triduo Sacro); Sabato Santo (Pasqua); Sabato in Albis (deposizione della “veste bianca” nella grande veglia simile a quella pasquale).
E proprio perché torneremo più volte qui, vogliamo cominciare lasciandoci immergere nella sua maestosa bellezza, con uno sguardo d’insieme rapido, riservando alle prossime “puntate” altri elementi che compongono il grande complesso, come il Battistero, il chiostro, la Scala Santa.
Un legame forte tra San Giovanni in Laterano e Costantino
Costruita sulle grandi proprietà fondiarie dei Laterani, pervenne attraverso la seconda moglie Fausta a Costantino. L’imperatore ne fece dono a Milziade, vescovo di Roma, in segno di gratitudine, subito dopo la vittoria su Massenzio al Ponte Milvio, quando ebbe la visione della Croce, e l’editto di Milano del 313 che sanciva la libertà di culto dei cristiani. La domus ecclesia divenne sede papale. Nel 324 fu consacrata e dedicata al Santissimo Redentore. Soltanto nel IX secolo la dedica fu estesa a san Giovanni Battista e nel XII secolo anche a san Giovanni Evangelista.
Sede del Vescovo di Roma
Dal IV fino al XIV secolo fu sede unica dei Papi, eccetto il periodo avignonese, dal 1309 al 1377. La Papale arcibasilica maggiore cattedrale arcipretale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano, questo il suo nome completo, è oggi la cattedrale della diocesi di Roma, la sede del vescovo di Roma Papa Francesco, retta dal suo vicario generale, il cardinale Angelo de Donatis.
Le fasi edilizie
La pianta attuale ricalca quella costantiniana ed è divisa in cinque navate. Fu sempre, attraverso il tempo, impreziosita da opere d’arte di grande valore, anche grazie alle donazioni molto ben testimoniate dalle fonti, come il Liber Pontificalis. Nel tempo ha subito distruzioni e saccheggi. Nel 1300, con Bonifacio VIII, furono intrapresi nuovi lavori in occasione del primo giubileo della storia, forse anche con affreschi eseguiti da Giotto, e di nuovo Papa Innocenzo X ne commissionò un totale riassetto, per il Giubileo del 1650. Architetto incaricato fu il Borromini, che trovò soluzioni ardite e stupefacenti. La navata centrale fu caratterizzata dal gigantismo delle proporzioni, mentre nelle bianche navate laterali l’artista giocò con i rapporti tra fughe prospettiche, vuoti e pieni, lasciando penetrare la luce naturale esterna in un modo caldo e diffuso.
Papa Clemente XII aggiunse la bianca e grandiosa facciata, coronata da quindici enormi statue, progettata da Alessandro Galilei, completata nel 1734. Dalla fine del 1702 nelle nicchie borrominiane dei pilastri a forma di tabernacolo presero posto le statue dei dodici apostoli, ispirate per la maggior parte a disegni del grande pittore Carlo Maratta.
Gli ultimi grandi interventi si ebbero con Pio IX, nel XIX secolo, che restaurò il tabernacolo e la confessione, poi con Leone XIII, che tra gli anni 1876 e 1886 incaricò l’architetto Francesco Vespignani di abbattere l’abside e di ricostruirla più indietro, con esiti non molto felici. Nell’occasione, il mosaico di Jacopo Torriti, un capolavoro del Duecento, fu smontato e rimontato.
Nel XX secolo, con Pio XI, furono restaurati i pavimenti cosmateschi e in seguito a questi lavori, attraverso indagini archeologiche, furono rintracciate le strutture dell’antica caserma degli equites singulares.
Il 27 luglio 1993 anche questa basilica fu ferita dall’attentato che danneggiò San Giorgio al Velabro e altre zone di Roma.