San Francesco e le stimmate, in Lombardia un museo diffuso con le opere che raffigurano i segni sul corpo del santo di Assisi

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Da Giotto al Guercino, da Van Eyck a Tiziano: i più grandi della storia dell’arte si sono misurati con le stimmate di Francesco d’Assisi, il primo santo della storia a riceverle. Le biografie raccontano che nel 1224, la quaresima di San Michele (a settembre), il “poverello” in un momento di crisi umana e spirituale si ritirò sul Monte della Verna, nel Casentino, pregando e digiunando. Lì avrebbe avuto la visione di un serafino e avrebbe ricevuto su mani, piedi e costato le ferite della crocifissione. “Francesco discese dal monte e portava in sé l’effigie del Crocifisso – scriverà uno dei suoi biografi più antichi, Bonaventura da Bagnoregio -, raffigurata non su tavole di pietra o di legno dalla mano di un artefice, ma disegnata nella sua carne dal dito del Dio vivente”.

Nell’occasione degli ottocento anni da quell’esperienza di Francesco la Fondazione Terra Santa in collaborazione con la Veneranda Biblioteca Ambrosiana organizzano “800 anni dalle Stimmate di san Francesco”, iniziativa di museo diffuso che, per il secondo anno, coinvolge un nutrito numero di musei e gallerie d’arte della Lombardia. Le istituzioni museali lombarde coinvolte sono a Bergamo il Museo della Basilica di Gandino e il Museo d’Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia, a Brescia e Cremona i rispettivi musei diocesani, a Milano la Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei, il Museo della Basilica di Sant’Eustorgio, il Museo dei Cappuccini, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini, il Museo San Fedele – Itinerari di arte e fede, il Museo Popoli e Culture e la Pinacoteca Ambrosiana, a Pavia il museo diocesano di Pavia, a Castiglione Olona (Varese) il Museo della Collegiata. Metteranno in particolare evidenza, e tra loro in rete, opere delle collezioni permanenti e di esposizioni temporanee legate al tema delle “ferite d’amore” – quelle che ogni dono totale di sé inevitabilmente comporta. ll progetto di Museo diffuso si aprirà il 24 ottobre e si concluderà il 6 gennaio 2025.

L’iconografia occidentale in questi secoli è stata influenzata dall’immagine dei sigilli di Cristo nella carne di un uomo. Questa iniziativa del museo diffuso – che riunisce istituzioni di ispirazione cristiana di tutta la Regione – è “un’opportunità preziosa per lasciarsi ‘toccare‘ e ‘ferire‘ dalla bellezza dell’arte che, come sempre, imprime nel cuore segni indelebili, simili a feritoie privilegiate attraverso le quali è possibile contemplare la vita e il suo mistero di sofferenza e amore” sottolinea frate Francesco Ielpo, presidente della Fondazione Terra Santa. Il progetto sottolinea quanto Francesco d’Assisi “ha innervato la cultura italiana sotto molteplici punti di vista” aggiunge il direttore della fondazione Giuseppe Caffulli. “Conosciamo il legame con la nascita della lingua italiana, l’influenza del francescanesimo nell’economia – continua -. Nel contesto odierno della Pinacoteca Ambrosiana il tema della bellezza e della diffusione del francescanesimo nell’arte. Non c’è città in Italia e in Lombardia che non abbia segni della storia francescana”.

Monsignor Marco Navoni, prefetto della Veneranda Pinacoteca Ambrosiana, ha sottolineato che nel museo diffuso possono essere integrate almeno due statue di San Francesco presenti in città, a Milano: quella di piazza Sant’Angelo con la fontana e il monumento più grande voluto da fra Cecilio, il cappuccino creatore della mensa dei poveri, in piazza Risorgimento. Sono segni spesso trascurati dai milanesi e da riscoprire. “La Pinacoteca, luogo del ‘bello’, voluta dal cardinale Federigo Borromeo nel Seicento, si affianca alla Biblioteca, luogo del ‘vero’ – aggiunge monsignor Navoni -. Si può aggiungere il terzo trascendentale tipico della filosofia greca: perché accostare il ‘bene’ e il ‘bello’ porta al ‘bene’, la coltivazione dell’uomo buono, frutto che nasce dalla coltivazione del vero e del bello”.

Tra le opere selezionate dalla Pinacoteca per questo ce n’è una è di Daniele Crespi, che si era formato nell’Accademia Ambrosiana e si firmava mediolanensis sentendosi cittadino di Milano. Si tratta di una grande tela con Madonna con Bambino e due Santi: Francesco stigmatizzato quasi in estasi, per ricevere dalla Madonna il Bambino. “Una bella triangolazione con la Madonna che porta il Bambino a Francesco – spiega il prefetto della Pinacoteca – e Francesco tende le braccia per accoglierlo”. Dall’altro lato, san Carlo Borromeo, in un accostamento tra il patrono d’Italia e il compatrono di Milano. “Francesco e Carlo, due santi lontani tra loro dal punto di vista cronologico, sono congiunti dalla medesima devozione per la passione di Cristo – aggiunge Navoni – Se la passione di Cristo ha lasciato sulla carne di Francesco i segni, le stimmate, Carlo Borromeo ha ereditato dalla tradizione medievale italiana questa devozione e l’ha tradotta in epoca post-tridentina, facendola diventare una devozione tipica della città (basti pensare alla devozione al Santo Chiodo, che per Carlo il chiodo è quello che ha impresso le ferite nelle mani di Cristo). I due santi condividono una spiritualità ascetica”.

Nel quadro delle celebrazioni degli 800 anni delle stimmate di San Francesco sarà aperta fino al 3 novembre a Palazzo Vecchio, a Firenze, la mostra L’ultimo Sigillo: l’abito di San Francesco e un viaggio immersivo dal Monte della Verna alla città di Firenze. L’esposizione ripercorre il profondo legame storico e spirituale tra il santuario francescano della Verna e il capoluogo, attraverso un percorso immersivo che combina storia, arte e religione. Nella Sala D’Arme sarà proiettato un video immersivo, realizzato dal regista e videomaker Francesco Cacchiani. Il cuore della mostra sarà la presentazione del prezioso “Saio di San Francesco“, che torna in città dopo esservi stato custodito per circa cinquecento anni. “L’esperienza della Verna, custodita dalla città di Firenze nei secoli, è parola di guarigione e speranza per tutti gli uomini – spiega fra Matteo Brena, segretario del Comitato francescano per le celebrazioni dell’Ottavo centenario dalle stimmate – Grazie a questa interazione tra comitato francescano e comune di Firenze, oggi è nuovamente consegnata al mondo e sicuramente aiuterà a ravvivare in questo tempo segnato dalle guerre e dall’incertezza, il desiderio di vita e infondere i valori di pace, dell’incontro e del rispetto per tutte le creature tanto cari a Francesco di Assisi”.

Oltre alla mostra principale, sono previste una serie conferenze e tavole rotonde che esploreranno temi storici, artistici e religiosi per approfondire il legame tra il santo, la città di Firenze e il convento del Monte della Verna. Il primo incontro, in programma mercoledì 23 ottobre è “Le stimmate di San Francesco: l’evento religioso e l’iconografia del XIII secolo”. A discuterne saranno frate Dario Chiapetti e frate Mario Panconi, entrambi membri dell’ordine dei Frati Minori, moderati da frate Maurizio Pietro Faggioni della Pontificia Università Antonianum di Roma.