Michele Raviart – Città del Vaticano
Si è votato in calma e sicurezza questa domenica in Repubblica Centrafricana, per il secondo turno delle elezioni parlamentari. A due mesi e mezzo dal primo turno, in cui era stato difficile assicurare il voto a causa delle azioni dei ribelli che avevano assediato la capitale Bangui, i cittadini di quello che secondo i parametri delle Nazioni Unite è il secondo Paese più povero del mondo, sono quindi riusciti a esprimere la loro preferenza nello scegliere i 140 deputati all’Assemblea Nazionale.
Un’atmosfera di soddisfazione
22 seggi erano stati già assegnati al primo turno, 49 quelli ancora da stabilire in questo turno, mentre negli altri 69 si è riuscito a votare per la prima volta dopo i disordini dello scorso dicembre, con la data del secondo turno che deve essere ancora stabilita. “C’è un’atmosfera di soddisfazione, di dovere compiuto”, spiega a Vatican News padre Mathieu Bondobo, parroco della Cattedrale di Nostra Signora dell’Immacolata a Bangui, “perché quando ci sono state le prime elezioni, alcune zone della Repubblica Centrafricana hanno votato e alcune non hanno potuto, perché c’erano dei gruppi armati e di ribelli che hanno impedito a molti di compiere il loro dovere come cittadini”. Durante l’assedio dei ribelli a Bangui “abbiamo avuto paura perché è stata una cosa veramente terribile e grave”, ricorda padre Bondobo. “Per fortuna questo tentativo non ha avuto successo e adesso la situazione è tranquilla – aggiunge – È vero che c’è ancora il coprifuoco nel Paese, per permettere ai militari di garantire la sicurezza. Nella capitale però la gente va al lavoro, i giovani vanno a scuola”.
Un’elezione “vera e democratica”
Secondo gli osservatori presenti nell’area, l’affluenza non è stata molto alta – nel Paese sono molto più sentite le elezioni presidenziali – e il risultato del voto dovrebbe favorire il presidente Faustin Archange Touadèra, che in questo periodo ha ripreso il controllo su buona parte del terreno prima controllato dai ribelli, che contestano la sua elezione. “Bisogna rispettare questa organizzazione da nazione vera e democratica”, spiega il parroco di Bangui. “Il popolo centrafricano è cosciente di questo. Il presidente da solo non può fare niente. Ha bisogno della collaborazione di tutti e soprattutto dei parlamentari, quelli che rappresentano il popolo e devono votare le leggi, ma leggi per aiutare il Paese ad andare avanti. Queste elezioni sono state importanti per noi, perché dobbiamo avere una rappresentanza anche nell’assemblea, perché questa crisi che abbiamo avuto c’è stata anche per una politica che non è stata ‘bella’”.
Il ruolo della Chiesa nel Paese
In un contesto in cui, venerdì scorso, le Nazioni Unite hanno deciso di aumentare gli effettivi dei Caschi Blu nel Paese, da tremila a 12.500 per garantire la pace, rimane decisivo il ruolo della Chiesa nel tessuto sociale della Repubblica Centrafricana. “La Chiesa è sempre presente in questo Paese, e meno male che c’è! – sottolinea padre Bondobo – Lo scorso gennaio i vescovi hanno parlato per denunciare il fatto che era stato impedito alla gente di andare a votare. La Chiesa è per uno sviluppo e una pace vera nel Paese, perché quando manca la pace, è difficile fare il resto e la Chiesa è sempre lì per dare la sua voce. Non possiamo dimenticare che un buon cristiano è anche colui che fa il suo dovere civico. La Chiesa è anche presente a livello sociale con la Caritas e con alcune associazioni ecclesiali, che cercano di contribuire anche allo sviluppo del Paese”.