Regno Unito, appello dei vescovi contro la legge sul suicidio assistito

Vatican News

Isabella Piro – Città del Vaticano

Ha superato la seconda lettura alla Camera dei Lord il progetto di legge sul suicidio assistito nel Regno Unito. Il passaggio è avvenuto venerdì 22 ottobre e riguarda la proposta normativa “Assisted Dying Bill”, presentata dalla baronessa Molly Christine Meacher. Se approvato, il ddl consentirebbe il suicidio assistito per gli adulti malati terminali con meno di sei mesi di vita, previa approvazione di due medici e di un giudice dell’Alta Corte. Da tempo, la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles (Cbcew) si dice contraria al progetto ed ora lo fa con una nuova nota a firma di monsignor John Sherrington, responsabile del Dipartimento per le questioni sulla vita, il quale plaude gli sforzi di chi si oppone alla proposta normativa “per motivi di sicurezza, per proteggere le persone vulnerabili e quelle con disabilità e per evidenziare l’uso improprio del linguaggio della compassione quando, in realtà, si intende la morte”.

Assistere la vita, non il suicidio

Ringraziando, poi, tutti coloro che “hanno pregato affinché questo progetto di legge possa essere sconfitto”, il presule reitera l’impegno di tutta la Conferenza episcopaledi Inghilterra e Galles per “monitorare e contestare questa legislazione nei mesi a venire”. “La Chiesa cattolica – spiega – è chiara sul fatto che non si può mai aiutare un’altra persona a togliersi la vita, anche se lo richiede”. Questo perché “tutta la vita è sacra dal concepimento fino alla morte naturale”. Infine, il presule esorta ad “investire in cure palliative di alta qualità”, perché bisogna “assistere la vita, non il suicidio”.

Non danneggiare i più vulnerabili

Da ricordare che già il 19 ottobre, in una lettera congiunta, l’arcivescovo cattolico di Westminster e presidente dell’episcopato inglese, cardinale Vincent Nichols; l’arcivescovo anglicano di Canterbury Justin Welby, e il rabbino capo Ephraim Mirvis, esprimevano “profonda inquietudine” per il progetto di legge e sottolineavano che “il bene comune non è servito da politiche o azioni che metterebbero moltissime persone vulnerabili in posizioni ancora più vulnerabili”. Di qui, l’appello rivolto alle persone di tutte le fedi ad unirsi attraverso il “comune legame di umanità” nella cura dei più vulnerabili nella società. “Per le fedi che professiamo – concludeva la missiva – riteniamo che ogni vita umana sia un dono prezioso del Creatore, da sostenere e proteggere”.