Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Nel 2001 la crisi economica colpì duramente l’Argentina, tra le lacrime di tanti padri e madri di famiglia. Nello stesso anno, il 21 febbraio, l’allora arcivescovo di Buenos Aires fu creato cardinale. Dodici anni dopo, il 13 marzo 2013, Jorge Mario Bergoglio viene eletto Sommo Pontefice. Tra i primi ad intervistare il neo cardinale, vi fu Gianni Valente, per la rivista mensile “30Giorni“. Nel corso di quel colloquio, Bergoglio raccontò anche la sofferenza del popolo argentino analizzando le cause del default. Poi un semplice, ma significativo scambio di doni.
Un’accoglienza familiare
“L’occasione del mio viaggio a Buenos Aires fu il crollo economico dell’Argentina nel 2001. Tante le manifestazioni, il default dell’intero sistema sconvolgeva un Paese che, fino a quel momento, aveva avuto un’ampia fascia della popolazione appartenente alla classe media”. “L’obiettivo – spiega Valente nell’intervista a Vatican News – era di raccontare come la popolazione stesse vivendo quel momento e come la Chiesa argentina accompagnasse la storia del suo popolo. Con un collega, abbiamo dunque chiesto prima della partenza un’intervista al cardinale Bergoglio. Sapevamo che apprezzava la nostra rivista, 30Giorni, e così ci diede un appuntamento”. “Appena arrivati in Argentina, era il primo giorno, ci recammo all’Arcivescovado. Ricordo la sua accoglienza familiare, quella che abbiamo imparato a conoscere tutti, la capacità di entrare subito in sintonia, in empatia con le persone che aveva davanti”.
La crisi sociale ed economica argentina
“Chiaramente – prosegue il giornalista – il focus dell’intervista fu la situazione sociale ed economica dell’Argentina. L’allora cardinale Bergoglio disse parole forti rispetto alle cause del crollo economico, parlò di ‘terrorismo finanziario’, riprendendo anche la formula usata da Pio XI nella lettera enciclica Quadragesimo Anno, che aveva parlato dell’imperialismo internazionale del denaro, che ha la sua patria lì dove c’è guadagno”. “Bergoglio mise in evidenza quello che lui definiva ‘il volto idolatrico dell’economia speculativa’. Per noi giornalisti – ricorda – quella situazione sociale era rilevante, anche nell’aspetto della partecipazione della Chiesa, chiamata in causa dalle Istituzioni come soggetto di sostegno alle sofferenze del popolo”.
L’aiuto alla popolazione che soffre
“Alcuni presuli fecero parte di una commissione chiamata a dare consigli, a mettere in moto tutta la rete di sostegno caritativo per venire incontro alle esigenze del popolo. Naturalmente – sottolinea Valente – Bergoglio partecipava a questa mobilitazione da parte della Chiesa”. “Il futuro Papa sottolineò, nel corso dell’intervista, come il modello economico ormai rendeva addirittura superfluo il lavoro, L’economia speculativa, rilevava, non sapeva più che farsene di esso. Mi colpì poi particolarmente un’immagine nel suo racconto, quella dei tanti che avevano perso un lavoro e che, parlando con l’allora arcivescovo di Buenos Aires, gli confidavano come talvolta piangessero per questo, ma sempre di notte. Di nascosto dai loro figli, dopo che li avevano messi a letto”. “Non posso dimenticare – aggiunge – la sua sensibilità nel cogliere questo tratto così intimo della sofferenza di tanti padri e madri di famiglia”.
Lo scambio di libri
Infine, un ricordo personale di quell’incontro con il futuro Papa. “Avevo portato da Roma un libro molto semplice, di preghiere cristiane dal titolo “Chi prega si salva”, una piccola raccolta delle preghiere tradizionali del popolo cristiano. Lo lasciai all’allora cardinale come regalo, ne fu entusiasta e ricambiò con un libro simile, un devozionario del Sacro Cuore di Gesù, chiaramente legato alla sua appartenenza alla Compagnia del Gesù. Ci lasciammo – conclude Valente – con questo significativo scambio di doni”.