Francesca Sabatinelli e Antonella Palermo – Città del Vaticano
Sessanta chilometri di blindati, tank, pezzi di artiglieria e veicoli logistici russi in marcia verso una Kiev sempre più accerchiata, e bombardata, come la base militare lungo la strada di Brovay, a 25 chilometri dalla capitale, obiettivo di un attacco aereo la notte scorsa e che è ancora in fiamme, con un imprecisato numero di vittime.
Colloqui difficili
La tregua è sul tavolo, dopo il primo round di negoziati tra mosca e Kiev, avviati ieri, che hanno visto Putin mettere in chiaro le richieste, riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea, e neutralità di Kiev, il cui ingresso nell’unione europea, chiesto fortemente dal presidente ucraino Zelensky arriva oggi in plenaria del parlamento europeo dove si voterà una risoluzione per lo status di candidata all’ingresso nell’Ue dell’Ucraina. Mentre si aspetta un altro round di trattative, l’Europa chiude il suo spazio aereo alla Russia, Mosca fa lo stesso con 36 paesi tra cui l’Italia e gli osservatori dell’Osce, Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, lasceranno oggi Donetsk controllata dai separatisti.
Nuove sanzioni a Mosca
Da Bruxelles e Washington in arrivo altre misure contro Mosca. Gli Stati Uniti inaspriranno le sanzioni economiche e invieranno a Kiev più armi. L’Unione Europea annuncia blocchi contro altri 26 oligarchi russi: tra questi, il portavoce del Cremlino Peskov. Anche la Svizzera si associa alle prese di posizione europee. Nel frattempo, colpi duri anche dallo sport: San Pietroburgo non ospiterà la finale di calcio della Champions League, traferita a Parigi. Ieri la Fifa ha deciso che la nazionale russa giocherà in campo neutro, con un nuovo nome, senza inno e bandiera.
In fuga dalla guerra
Mentre si inasprisce la pressione militare sull’Ucraina, il flusso dei profughi è continuo. In autobus, in treno, in auto. Spesso a piedi per chilometri affrontando il freddo, con i bambini più piccoli in braccio e bagagli messi su in fretta. La grande fuga è un fiume in piena: in 500 mila hanno già attraversato il confine, secondo l’Unhcr, Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. In Polonia soprattutto, e poi in Ungheria, Moldavia, Romania, Slovacchia. Anche la Serbia è pronta ad accogliere mettendo a disposizione 6 mila posti. A scappare sono circa 100 mila al giorno: “Potrebbe diventare la peggiore crisi umanitaria in Europa negli ultimi decenni”, dice Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu. Giovedì a Bruxelles i ministri dell’Interno dell’Unione daranno via libera alla protezione temporanea dei migranti: un visto di un anno, che renderà a tutti gli effetti gli ucraini in fuga dalla guerra soggiornanti regolari nell’Unione Europea. La direttiva introduce un sistema di distribuzione su base volontaria: saranno i profughi a scegliere in quale Paese andare. Potranno lavorare, avere l’assistenza sanitaria, frequentare scuole e corsi di formazione. L’Italia ha aumentato di 10 milioni la dotazione del Fondo per le emergenze e ha organizzato 13 mila posti nei Centri di accoglienza straordinaria e altri 3 mila nel Sistema di accoglienza e integrazione.