Tra i vincitori del riconoscimento per la Fratellanza Umana per il 2024, che viene assegnato il 5 febbraio ad Abu Dhabi, le due più grandi organizzazioni umanitarie islamiche del Paese del sud-est asiatico, Nahdlatul Ulama e Muhammadiyah, che hanno più di 190 milioni di membri. Un delegato: “È come il Nobel per la pace del mondo musulmano”. Il giudice Abdelsalam: ora saranno di esempio per tutti i Paesi
Alessandro Di Bussolo – Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti)
Il Premio Zayed per la Fratellanza Umana, che segnala nel mondo persone e associazioni che contribuiscono al progresso dell’umanità e alla convivenza pacifica, quest’anno ha guardato per la prima volta anche nel sud-est asiatico. Verranno infatti premiate nella cerimonia di domani 5 febbraio ad Abu Dhabi le due maggiori organizzazioni islamiche indonesiane, Nahdlatul Ulama e Muhammadiyah, “per il loro ruolo nel campo umanitario – si legge nelle motivazioni – e per i loro sforzi di costruzione della pace a livello nazionale, regionale e internazionale”. Fondata nel 1926, la Nahdlatul Ulama è un’organizzazione caritatevole che contribuisce allo sviluppo della comunità indonesiana finanziando scuole, ospedali e progetti di riduzione della povertà. È la più grande organizzazione islamica del mondo, e si stima che abbia oltre 121 milioni di membri.
Organizzazioni umanitarie nel più grande Paese islamico del mondo
La Nahdlatul Ulama svolge un ruolo importante nel promuovere la pace globale e gli sforzi diplomatici, perché ha organizzato e guidato diverse conferenze interreligiose e interculturali, tra cui la Conferenza islamica asiatico-africana e la Conferenza mondiale sulla religione e la pace. I suoi sforzi diplomatici hanno anche contribuito a garantire il rilascio degli ostaggi sudcoreani detenuti dai combattenti talebani in Afghanistan nel 2007. Costituita nel 1912, la Muhammadiyah è un’organizzazione non governativa con oltre 60 milioni di membri che si dedica a iniziative sociali ed educative, fornendo assistenza sanitaria, gestendo ospedali di beneficenza e operando in oltre 120 università in Indonesia. L’organizzazione promuove attivamente l’armonia e il dialogo interreligioso in Indonesia, ma si impegna anche nel mantenimento della pace, per risolvere i conflitti in Africa centrale e nell’aiuto umanitario alle popolazioni vulnerabili in Medio Oriente e in Asia, come i rifugiati Rohingya. Ha istituito anche il Muhammadiyah Disaster Management Center, con l’obiettivo di ridurre il rischio di disastri, prepararsi e ricostruire. Sostenendo le comunità colpite da disastri naturali e altre tragedie, il gruppo aiuta a risollevare le vite delle persone più colpite.
Abdelsalam: ora saranno conosciute anche oltre l’Indonesia
“La giuria del Premio Zayed si è resa conto che queste due organizzazioni lavorano da più di cento anni in Indonesia – spiega a Vatican News il giudice Mohamed Abdelsalam, segretario generale del Premio e dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana – offrendo istruzione gratuita ai bisognosi e ai poveri, servizi di assistenza sanitaria e anche di istruzione a diverse famiglie disperate e molto povere. Ma in tutti questi anni in pochissimi, al di fuori dell’Indonesia, sono venuti a conoscenza del loro esempio, la loro dedizione a questi valori umanitari”. Ed è per questo che la giuria, prosegue Abdelsalam “crede che, dando loro risalto, onorandoli con questo premio per la fratellanza umana, si possa motivare e ispirare le persone all’interno dell’Indonesia e dell’Asia, ma anche al di fuori dell’Asia, nel mondo intero, a tendere la mano del servizio, dell’impegno e della solidarietà verso chi ha bisogno”.
“Per noi è come un Nobel per la pace del mondo islamico”
Abbiamo incontrato i due delegati delle organizzazioni nella conferenza stampa di annuncio dei vincitori del Premio Zayed 2024, ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, sede del Premio e del Comitato, dove cinque anni fa Papa Francesco e il Grande Imam dell’Università Al-Azhar Ahmed Al-Tayeb hanno firmato insieme lo storico Documento sulla Fratellanza Umana. “Siamo felicissimi e non ci aspettavamo di ricevere questo prestigioso Premio, è un grande onore per noi”, commenta il rappresentante della Nahdlatul Ulama, Ulil Abshar-Abdalla, responsabile della struttura nazionale dell’organizzazione e presidente del Gruppo di dialogo interreligioso con sede a Giacarta, la Conferenza indonesiana sulla religione e la pace (Icrp). “Consideriamo questo riconoscimento come un equivalente del premio Nobel per la pace del mondo musulmano”, spiega.
“L’Indonesia è l’esempio che Islam e democrazia possono convivere”
Un master nel Dipartimento di Religione della Boston University, negli Stati Uniti, Abshar-Abdalla è oggi docente di storia del pensiero giuridico islamico in Indonesia presso l’Università Nahdlatul Ulama di Giacarta, ed ha partecipato a diverse conferenze, sia in patria che all’estero, sul dialogo interreligioso. Pensa che la giuria abbia voluto premiare le due organizzazioni umanitarie indonesiane perché nonostante l’Indonesia sia “il Paese con la più numerosa popolazione musulmana, persino più grande del mondo arabo, non è sufficientemente conosciuto dalle altre comunità musulmane”. Il Premio Zayed potrà essere allora “un trampolino di lancio per far conoscere meglio l’Indonesia, che è forse l’unico Paese musulmano ad essere riuscito a sviluppare un’esperienza di democrazia e di Islam insieme, dove l’Islam e la democrazia vanno di pari passo”.
Un lavoro umanitario senza discriminazioni di fede o etnia
La Nahdlatul Ulama, organizzazione della società civile e la Muhammadiyah, per Abshar-Abdalla “sono movimenti comunitari molto impegnato nel lavoro umanitario, anche se sono organizzazioni islamiche, il nostro lavoro non è confinato o limitato ai musulmani, ma è trasversale a tutte le fedi e religioni”. Gli fa eco il rappresentante della Muhammadiyah, Syafiq A. Mughni, che ha ricoperto ruoli di vertice nell’organizzazione, ed è attivamente coinvolto nel dialogo interreligioso e nell’introduzione dell’islam moderato (wasathiyah) in Indonesia e all’estero. “Grazie alla notorietà che ci può dare il Premio Zayed – ci dice – possiamo far vedere al mondo che stiamo facendo qualcosa per il bene degli esseri umani, senza alcuna discriminazione di religione, etnia, nazionalità, cultura”. Due organizzazioni islamiche da prendere “ad esempio, anche per l’eredità che vogliamo lasciare alle nostre generazioni future. Anche per questo dobbiamo dare loro la migliore educazione e le migliori pratiche”.
Il Premio un capitale “per fare ancora un buon lavoro”
Come organizzazioni impegnate ad assistere quasi 190 milioni di persone, il premio di un milione di dollari da dividere in due non è una cifra che sposta gli equilibri, ma, commenta il delegato della Nahdlatul Ulama, “è comunque una somma significativa, che ci aiuterà a fare più iniziative per le opere umanitarie. Ci consentirà di sviluppare meglio le nostre istituzioni educative e i nostri servizi per la società attraverso l’ospedale, gli orfanotrofi e i college. Anche se, rispetto all’enorme lavoro in cui siamo coinvolti, questa somma di denaro forse non è così grande, è comunque molto importante. È come un capitale per fare ancora del buon lavoro in futuro”.