Adriana Masotti – Città del Vaticano
La seconda edizione del “Premio internazionale Don Oreste Benzi. Dalla parte degli ultimi. Anno 2020”, promossa dalla Fondazione intitolata al sacerdote fondatore dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, ha avuto per tema la liberazione delle donne vittime di tratta e di sfruttamento. I vincitori ex aequo sono l’inglese Margaret Archer e Filippo Diaco. Per entrambe queste due figure di laici, la giuria ha riconosciuto, seppure in contesti e con ruoli diversi, il merito di aver avviato un cambiamento interno alla società in risposta al fenomeno tratta e alla liberazione delle vittime.
Archer: la questione tratta e l’accoglienza delle vittime
Margaret Archer, nel 2014, incaricata da Papa Francesco in qualità di presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali, ha dato vita ad un costante lavoro di approfondimento della tratta, specie a fini sessuali, coinvolgendo rappresentanti di organizzazioni internazionali impegnati nel settore, forze di polizia, donne giudici, giovani contro la tratta e le stesse sopravvissute. Ha aperto, inoltre, una struttura di accoglienza per donne, anche minorenni, a sue spese non avendo un riconoscimento da parte del suo governo.
Diaco: l’attenzione al reinserimento sociale delle donne
Filippo Diaco, in qualità di vice presidente provinciale delle Acli di Bologna, è invece un giovane laico che da alcuni anni vive una grande attenzione nei confronti dell’educazione dei giovani sul tema delle prostituzione, a partire dall’esperienza degli sportelli di consulenza delle Acli, delle attività di sensibilizzazione a livello sociale e politico, in un confronto aperto con la città. Accompagnare anche con la formazione al lavoro le donne vittime di tratta che desiderano una vita diversa e cercano sostegno per ricominciare, è uno degli aspetti su cui Diaco è impegnato con il coinvolgimento dei volontari della sua associazione. Al microfono di Vatican News abbiamo raccolto la sua testimonianza:
Filippo Diaco, lei è stato premiato per la sua attenzione riguardo all’educazione dei giovani sul tema della tratta. Ci dice da che cosa e come è cominciato per lei questo impegno?
Innanzitutto sono onorato di questo riconoscimento da parte della Fondazione Don Oreste Benzi, è un riconoscimento che premia le persone, come il sottoscritto, ma come tanti, decine e decine di migliaia, che nel quotidiano si impegnano davvero con azioni virtuose di sostegno sul tema dell’educazione dei giovani e in questo caso su quello della prostituzione. Un tema a cui abbiamo deciso come Acli della provincia di Bologna, con tutti i nostri volontari, di dedicare una forte attenzione. Il mio impegno è nato cinque anni fa, ci siamo chiesti con gli amici delle Acli cosa potevamo fare sul tema della tratta e della prostituzione, per le donne che lasciano il loro Paese e che poi si trovano in altri Paesi tagliate fuori da tutto, dai propri affetti, dai loro familiari e spesso costrette ad un vero calvario. Da questa domanda abbiamo deciso di intraprendere dei percorsi di inserimento lavorativo per donne disoccupate. Tra queste al primo corso erano proprio vittime di tratta che stavano intraprendendo un percorso di vita a loro del tutto nuovo. Una di queste ragazze aveva una bambina bellissima. Un giorno mi ha detto che era stata quella gravidanza, inaspettata ma accettata come un dono, che le aveva fatto cambiare vita. Mi ha detto che voleva che sua figlia fosse orgogliosa di lei, del suo lavoro e della sua vita, e noi abbiamo fatto di tutto per aiutarla. Ora a distanza di qualche anno, mamma e figlia conducono una vita normale e quando sono tornate a trovarci qualche tempo fa, alle Acli, tutti noi eravamo felici, loro hanno ringraziato la nostra associazione per quello che abbiamo fatto per loro. Penso che questo sia una delle risposte più belle che ci si possa augurare.
Come si svolge la sua attività contro la tratta e a favore delle vittime?
Chiaramente il campo d’azione nostro è quello del terzo settore, dei corpi intermedi, abbiamo agito attraverso la nostra associazione coinvolgendo anche altre organizzazioni durante questo percorso e questo ha fatto sì che oggi, ormai sono cinque anni, tante di queste donne frequentano i nostri percorsi di inserimento e tante di loro, l’80 per cento, ha trovato un posto di lavoro. Penso che questo possa davvero servire oggi a far capire all’opinione pubblica quello che davvero è il problema della tratta, della violenza che è un tema che deve far riflettere ognuno di noi.
Il premio che le è stato assegnato è intitolato a don Oreste Benzi, un sacerdote che ha speso la sua vita per gli ultimi e anche per le donne vittime di tratta. Lei l’ha potuto conoscere personalmente o, comunque ha trovato qualche ispirazione nella sua persona e nella sua opera?
Purtroppo non ho avuto la possibilità di conoscere don Oreste Benzi. Ma il lavoro fatto dagli amici della Papa Giovanni XXIII in questi anni con forza, con coraggio, ha travolto anche il sottoscritto e ha travolto anche la nostra associazione. E quindi mi sono visto un po’ come don Oreste, con quella voglia di mettermi in gioco, di mettermi davvero a disposizione delle persone con fragilità. Viviamo in un momento in cui ci sono tante criticità, penso che oggi quello che queste persone hanno bisogno è di trovare l’affetto, la vicinanza e il sostegno e molte volte di essere ascoltate. Quindi ho e abbiamo sempre cercato di trovare delle risposte alle loro necessità, proprio come ha fatto don Oreste nel suo percorso fino alla fine, stando sempre a fianco di queste persone sulla strada, sapendo tutto quello che poteva esserci dietro a questo fenomeno. Quindi non solo questo lavoro mi gratifica, ma spero che davvero possa essere un esempio per tanti giovani della società di oggi, una spinta a mettersi in gioco e a dare un futuro anche a queste persone che se lo meritano davvero.
Che cosa si può fare, secondo lei, per contrastare in Italia il fenomeno della tratta?
Che cosa si può fare? Penso che queste donne vadano accompagnate, non possono trovare da sole un’occupazione, perché all’inizio hanno tante difficoltà e faticano a conciliare gli impegni familiari, se hanno dei figli, ma anche semplicemente ad affidarsi o a rispettare alcune regole. Il nostro impegno è quello di sensibilizzare le aziende ad accoglierle, i datori di lavoro in generale, ad impegnarsi a vigilare seguendole, facendosi anche carico delle difficoltà che loro potrebbero incontrare. Tramite il Patronato, noi invitiamo le lavoratrici ad esigere i loro diritti, cerchiamo di agire anche culturalmente promuovendo con i nostri gruppi giovanili iniziative di sensibilizzazione su questi temi. Penso che sia proprio un problema culturale quello della prostituzione, quindi a partire dal mondo della scuola, da quello delle parrocchie possono avere una sensibilizzazione su questi temi. Serve davvero che ognuno faccia la sua parte, dobbiamo spiegare anche ai giovani, sempre più presi dai social, che la sessualità va vissuta nella dimensione dell’amore per l’altro e del dono, e mai nell’ottica della prevaricazione. Soprattutto le istituzioni, il mondo della politica e il governo devono far sì che ci siano dei percorsi di formazione e di accompagnamento affinché questi fenomeni vengano contrastati, per suscitare maggior interesse su questo problema e poter dare delle risposte.
Il Premio Internazionale Don Oreste Benzi
Il premio per l’Edizione 2020 consiste in una targa commemorativa ed un soggiorno di una settimana per due persone, quest’estate, presso l’Albergo Madonna delle Vette di Alba di Canazei (TN), storica struttura voluta da don Oreste Benzi per offrire ai giovani e a tutti coloro che sono scartati dalla società un incontro con Cristo, in concomitanza con un Campo di fraternità o di condivisione proposto dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Membri della giuria per questa seconda edizione sono statri monsignor Francesco Moraglia, patriarca di Venezia e presidente della Conferenza episcopale triveneta, Lucia Bellaspiga, scrittrice e giornalista del quotidiano Avvenire e Irene Ciambezi, scrittrice e giornalista, mediatrice interculturale del Servizio Antitratta della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Una serata dedicata al fondatore della Comunità
“Nessuna donna nasce prostituta”, soleva ripetere don Oreste Benzi, sottolineando come ci sia sempre qualcuno o situazioni personali, economiche, sociali che inducono una donna alla prostituzione. Per ricordare la sua figura e la sua azione, alle ore 21 di questa sera, si terrà on line la serata “Ricordi don Oreste Benzi?”. Nell’occasione saranno trasmesse immagini esclusive del sacerdote di cui è in corso la causa di beatificazione e canonizzazione, per raccontare come, ancora oggi, il suo carisma rivoluzionario continui a cambiare la storia.