Isabella Piro – Città del Vaticano
La pandemia da Covid-19, il cammino verso il Sinodo del 2023 e il Patto educativo globale: sono stati questi i punti salienti della Plenaria della Celra, svoltasi nei giorni scorsi presso il Centro parrocchiale di Musaffah, ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. La riunione – si legge nel comunicato finale dei lavori, pubblicato sul sito web del Patriarcato latino di Gerusalemme – è stata vissuta come “un momento forte di fraternità e di collaborazione semplice e gioiosa”, nonché di “incoraggiamento e sostegno reciproco” tra vescovi che, “per la maggior parte, vivono soli e lontani l’uno dall’altro”, tra “gioie e speranze, problemi e preoccupazioni più o meno accentuate”.
La creatività dei parroci, antidoto alla pandemia
In primo luogo, dunque, i presuli hanno riflettuto sull’emergenza sanitaria da coronavirus: un avvenimento che “ha colto di sorpresa tutti, fedeli e pastori – spiega la nota – e davanti al quale i parroci hanno reagito mettendo in moto la loro creatività per far sentire la vicinanza della Chiesa a chi soffriva per la malattia o per l’isolamento forzato”. Notevole anche, in questo ambito, l’apprezzamento dei vescovi per “la solidarietà” che si è riscontrata all’interno delle varie diocesi e “tra le diverse Chiese e istituzioni”.
L’importanza della preghiera in famiglia e in comunità
Al contempo, i presuli su sono interrogati su “come convincere i fedeli dell’importanza di celebrare insieme l’Eucarestia e del ritrovarsi insieme, in comunità, per essere veramente ‘Chiesa’; su come suscitare la nostalgia per gli incontri pastorali e su come accompagnare spiritualmente le persone alla ricerca del significato di questo pandemia”. A tal proposito, è stata incoraggiata “la preghiera in famiglia e in comunità”, insieme alla promozione dei valori “dell’amicizia e della solidarietà” e all’attenzione per “l’unità e la coesione, così da far fronte alla triste realtà” dell’emergenza sanitaria.
In cammino verso il Sinodo del 2023
In secondo luogo, la Celra ha riflettuto sul cammino verso la XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, in programma in Vaticano nel 2023. Le celebrazioni ufficiali di tale evento sono state presiedute in Vaticano da Papa Francesco il 9 e il 10 ottobre, ma quella che si è aperta ora è solo la prima fase di un percorso lungo tre anni fatto di ascolto, discernimento, consultazione e suddiviso in tre fasi: diocesana, continentale, universale.
Le tre fasi: diocesana, continentale e universale
La prima, che le diocesi hanno inaugurato il 17 ottobre sotto la presidenza del vescovo locale, prevede la consultazione dei fedeli e servirà alla Segreteria generale del Sinodo per redigere il primo Instrumentum laboris che sarà pubblicato nel settembre 2022. Quindi partirà la seconda fase che vedrà, fino al marzo 2023, il dialogo “continentale” delle Chiese sul suddetto Documento di lavoro. Da questo confronto la Segreteria sinodale ricaverà un secondo Instrumentum laboris che sarà diffuso nel giugno del 2023. Ad ottobre dello stesso anno, infine, si aprirà la terza e ultima fase, con il Sinodo “universale” in programma e dedicato al tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.
Creare un nuovo modo di “essere Chiesa”
Si tratta di un processo, prosegue il comunicato della Celra, “il cui intento è quello di creare un nuovo modo di ‘essere Chiesa’, perché occorre imparare ad ascoltare tutti, ad esprimere la propria idea e individuare insieme il positivo da incentivare e il negativo da correggere, lasciarsi condurre dallo Spirito per scegliere i mezzi adatti a conservare l’unità della fede e la comunione nella carità”.
Le difficoltà vissute dalle scuole cristiane nella Regione
Spazio, poi, al Patto educativo globale, ovvero il “Global Compact on Education” che, a partire dal 2019, Papa Francesco ha promosso per generare fraternità, pace e giustizia attraverso l’educazione. “Senza le scuole cattoliche, braccio operativo nel campo dell’istruzione – hanno ribadito i vescovi latini delle Regioni Arabe – la Chiesa perderebbe contatto con la realtà pastorale del proprio territorio, e cioè con le famiglie sia cristiane che musulmane”. Ma in problemi non mancano: in alcune zone, è stato sottolineato, “non è possibile assicurare la catechesi nemmeno nelle scuole cristiane, e dove è consentito, essa lascia, talvolta, a desiderare per la poca preparazione degli insegnanti o la povertà dei testi usati”.
Approvato nuovo Messale arabo
Di qui, l’appello dei presuli affinché le scuole divengano “luogo di formazione e di trasmissione dei valori che devono impregnare la vita quotidiana di ogni cittadino”, ovvero l’attenzione alla persona e al Creato, partendo da due Encicliche di Papa Francesco: “Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale” e “Laudato si’ sulla cura della casa comune”. La Plenaria ha inoltre approvato la nuova edizione del Messale Romano arabo, che è stato rinnovato “nei contenuti, nello stile linguistico e grafico e nella presentazione”. Il lavoro è stato svolto “con passione, fedeltà all’originale latino e competenza”, hanno affermato i presuli. Il testo ha avuto il “sì si stampi” e potrà essere usato a partire dal 27 novembre 2022, prima domenica di Avvento del prossimo anno.
I vescovi in visita all’Expo di Dubai
E ancora: riflettendo sul Motu proprio “Antiquum mininsterium” con il quale Papa Francesco ha istituito il ministero laicale di catechista, la Cerla ha osservato la necessità di “valutare ed approfondire, nel contesto non uniforme e complesso della Regione Araba, tale novità”. Spazio, infine, alla cultura: i vescovi hanno visitato la Grande Moschea Sheikh Zayed di Abu Dhabi e l’Expo 2020 di Dubai, dove la Santa Sede è presente con un suo padiglione. La prossima Plenaria della Celra è stata quindi fissata per il 14-16 febbraio 2022, a Roma.
La realtà multiforme della Celra
Da ricordare che la Conferenza dei vescovi latini della Regione Araba riunisce i vescovi di rito latino presenti in Israele, Giordania, Palestina, nei Paesi della Penisola Arabica, in Siria, Libano, Cipro, Gibuti e Somalia. Una regione estesa nella quale sono comprese realtà sociali, culturali e religiose diverse, ma accomunate dal fatto che, con l’eccezione di Cipro e del Libano, i cristiani sono quasi ovunque una piccolissima minoranza, in alcuni casi composta esclusivamente di stranieri.
Culla del cristianesimo
Il cuore di questa regione (Israele, Palestina, Giordania, Cipro, Egitto, Siria, Libano e Iraq), dove oggi convivono, tra tensioni e conflitti, le tre religioni abramitiche è stato la culla del cristianesimo e le Chiese cristiane in essa presenti sono tutte di origine apostolica. Esse sono quindi “custodi viventi delle origini cristiane”, come affermato dall’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente del 2010, e grande è la loro responsabilità: mantenere viva la fede tra le popolazioni cristiane ivi presenti, e rafforzare la loro comunione e capacità di testimoniare il Vangelo in un contesto sociale, politico e culturale difficile, segnato da sanguinosi conflitti, dal terrorismo e destabilizzato dalle sfide della modernità del mondo globalizzato.