Perù, i vescovi: no alla prescrizione dei crimini commessi prima del 2002

Vatican News

In comunicato, il Consiglio permanente della conferenza episcopale lancia un appello perché si annulli la legge 32107 che, secondo le critiche unanimi della comunità internazionale, favorirebbe l’ex presidente Alberto Fujimori, e numerosi militari accusati e condannati per atrocità contro migliaia di persone e violazione dei diritti umani: con questa decisione si sacrifica la giustizia, causando danni irreparabili alle vittime della violenza

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Esprimono sconcerto e delusione i vescovi del Perù di fronte all’approvazione della legge 32107 che prescrive tutti i crimini contro l’umanità commessi nel Paese prima del 2002 e per questo lanciano un “appello urgente” alle “autorità, ai diversi organismi tutelari dello Stato di Diritto in Perù e alla società civile organizzata affinché attivino i meccanismi costituzionali” per ottenerne prima possibile l’annullamento. In un comunicato, il Consiglio permanente della conferenza episcopale sottolinea che “con questa decisione si sacrifica il rispetto per vita e la difesa della giustizia, causando danni irreparabili alle vittime della violenza, alle famiglie colpite” e a tutti coloro che si aspettano che le autorità “lavorino per il bene comune, soprattutto per i più vulnerabili, in uno Stato di diritto”.

Le critiche a livello internazionale

Secondo le critiche unanimi della comunità internazionale, la legge favorirebbe l’ex presidente Alberto Fujimori – scarcerato alla fine dello scorso anno dopo una condanna a 25 anni di prigione per accuse di violazioni di diritti umani. – come pure numerosi militari accusati di atrocità durante il conflitto armato interno che ha insanguinato il Paese tra il 1980 e il 2000, arco di tempo nel quale si contano 69 mila morti e 21 mila sparizioni. La normativa è stata disapprovata in particolare dalle Nazioni Unite e da varie organizzazioni per i diritti umani, poiché contravviene ai principi del diritto internazionale che vietano la prescrizione di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Fujimori dunque potrebbe vedere ridotti o addirittura annullati i suoi procedimenti legali grazie a questa nuova legislazione, sostenuta in gran parte dal partito Fuerza Popular, guidato dalla figlia dello ex presidente.

A repentaglio l’applicazione della vera giustizia

“Il contenuto di questa legge è inaccettabile – scrivono i vescovi – perché mette seriamente a repentaglio l’applicazione della vera giustizia, nonché la responsabilità per i danni causati e il risarcimento alle vittime e alle loro famiglie per gravi violazioni dei diritti umani”. I presuli aggiungono che “il Perù non può, né dovrebbe, contraddire o deviare dai trattati internazionali sui diritti umani firmati e ratificati nell’esercizio della sua sovranità” e si dicono sorpresi perché il testo normativo ricalca la “Prima disposizione complementare finale del decreto legislativo 1097, del 2010, dichiarato incostituzionale”. Secondo l’episcopato “il suo contenuto limita e contraddice gravemente i principi universali di giustizia” e rafforza “l’impunità per coloro che hanno commesso crimini atroci, contravvenendo agli standard internazionali che richiedono responsabilità indipendentemente dal tempo trascorso”. “La legge positiva non può violare la legge naturale e tanto meno contro il valore della vita che è di origine divina”, afferma il comunicato, nel quale si ricorda che anche il Catechismo della Chiesa Cattolica, definendo qualunque atto di violenza e di oppressione contro gli esseri umani “una violazione della dignità intrinseca dell’uomo”, asserisce che “la giustizia esige che tutti i crimini gravi siano puniti, senza alcun limite di tempo”. Per tale motivo la nuova normativa “contraddice il mandato etico e morale di tutelare la dignità umana, indebolisce lo Stato di diritto e mette a rischio l’integrità dell’impegno cristiano per la giustizia e il bene comune”

Garantire i diritti fondamentali

Infine, i vescovi del Perù sostengono che l’annullamento della legge 32107 è necessario per consentire alle vittime di tutti i crimini e omicidi commessi nel Paese di avere “accesso alla giustizia e al corrispondente risarcimento a cui hanno diritto e che lo Stato peruviano ha l’obbligo di garantire”. “Ricordiamo che la tutela dei diritti umani, della giustizia e della legalità sono principi fondamentali che devono essere difesi con fermezza e senza concessioni – concludono i presuli del Consiglio permanente – per questo invitiamo gli autori di questa legge ad apportare una rettifica immediata per il bene del Perù”.