Perù, disastro ambientale: 6.000 barili di greggio in mare. La Chiesa chiede intervento urgente

Vatican News

Anna Poce – Città del Vaticano

Dichiarati tre mesi di emergenza ambientale in Perù, in seguito alla fuoriuscita di 6.000 barili di greggio in mare, durante le operazioni di scarico della petroliera battente bandiera italiana “Mare Doricum” nella raffineria di La Pampilla,  dell’impresa spagnola Repsol, nella zona del Callao, a Lima. La tragedia ambientale, causata da una forte mareggiata, provocata dall’eruzione del vulcano sottomarino Hunga a Tonga, Polinesia, nel Sud Pacifico, che ha raggiunto la costa del Paese andino, ha finora interessato un’area di circa 3 chilometri, comprendente anche le coste delle riserve marine di Ancón e Punta Guaneras, e ha causato la morte di due persone.

Richiesta un’azione rapida

“C’è grande preoccupazione e costernazione tra i cittadini per il disastro che si è verificato nel mare di Ventanilla, in seguito alla fuoriuscita di 6.000 barili di petrolio e le cui conseguenze non sono ancora state calcolate, colpendo 2 aree protette, l’ecosistema del luogo, la vita di centinaia di pescatori, gli abitanti della zona, così come gli uccelli e il plancton”, ha affermato monsignor Miguel Cabrejos, presidente della Conferenza episcopale peruviana e del Consiglio episcopale latinoamericano – CELAM, in un comunicato diffuso sulla pagina web dei vescovi. Il presule ha sottolineato la necessità di agire rapidamente, invitando gli attori coinvolti ad assumersi le loro responsabilità e a porre urgentemente rimedio agli enormi danni ambientali causati dall’incidente.

Tutti chiamati a prendersi cura della “casa comune”

Anche monsignor Luis Alberto Barrera, vescovo di Callao, ha espresso la sua solidarietà “ai pescatori, alle persone che vivono vicino alle zone danneggiate più colpite”. Invitando tutti a prendersi cura della “casa comune”, ha sottolineato l’urgenza di un’azione riparatrice e ricordato che “le spiagge e le specie marine appartengono a tutti i peruviani” e che “i danni causati riguardano tutti, in particolare – ha precisato – il popolo di Chalaco, già vittima di tanto inquinamento ambientale che colpisce la vita, soprattutto dei più vulnerabili”. “Chiediamo a tutte le autorità di essere parte della soluzione del problema – ha dichiarato il presule – e di agire rapidamente per sanare efficacemente i danni causati alla nostra costa di Callao”. Egli ha esortato  quindi i funzionari pubblici “ad affrontare le questioni ambientali con un approccio olistico che tenga conto di tutte le dimensioni ecologiche, sociali, culturali ed economiche della creazione come elementi interconnessi”. Monsignor Barrera ha infine ringraziato tutte le persone e le istituzioni che stanno facendo sforzi per rimediare a questo disastro, ricordando che “siamo tutti chiamati a prenderci cura del nostro pianeta, della nostra biodiversità per lasciare alle generazioni future un mondo migliore”.