Pasqua in Nigeria: le preghiere per la pace e la speranza nei giovani

Vatican News

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Duecento milioni di abitanti, la metà dei quali di religione cristiana. La Nigeria si appresta a vivere la Santa Pasqua dopo il tempo della Quaresima, nel quale la Chiesa ha invitato a pregare con forza, a livello nazionale, per la pace. Violenze, attacchi jihadisti, rapimenti. Non è stato un anno facile per il Paese africano, alle prese con tensioni sociali legate anche alla pandemia di Covid-19, che ha causato problemi sia a livello sanitario che economico. Nel Nord dello Stato dell’Africa Occidentale si moltiplicano gli attacchi ed i rapimenti verso i cittadini di religione cristiana. La partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose è sempre significativa, specialmente quella dei giovani che rivestono un ruolo di primo piano all’interno delle comunità cristiane. 

L’uccisione di un sacerdote 

Al termine della Messa Crismale celebrata ad Abuja, con centinaia di sacerdoti presenti, è giunta una terribile notizia: l’uccisione di un sacerdote. Si tratta di padre Ferdinand Fanen Ngugban, ucciso, secondo fonti locali, da un commando armato legato ad un capo milizie deceduto, Terwase Akwaza, conosciuto anche come Gana, nello Stato di Benue. Padre Ngugban, hanno riferito le fonti, prestava il suo servizio presso la parrocchia di St. Paul di Ayetwar. “Il nostro fratello è stato ucciso e bruciato”, afferma con la voce spezzata dal dolore padre Patrick Alumuku, direttore della Comunicazione dell’arcidiocesi di Abuja. Nell’intervista a Vatican News parla di “ennesimo attacco jihadista”, nel quale sono rimaste vittime una decina di cristiani. 

La preghiera per la pace

In che modo la comunità cristiana in Nigeria, formata da quasi cento milioni di fedeli, di cui la maggior parte protestanti, si appresta a vivere questa Pasqua? “Durante la Quaresima abbiamo pregato fortemente per la pace nel Paese – spiega padre Alumuku – e lo abbiamo fatto a livello nazionale. Le persone chiedono la pace, desiderano che si ponga fine alle ostilità, alle violenze”. 

Ascolta l’intervista a padre Patrick Alumuku

Il presidente Muhammadu Buhari a gennaio ha licenziato i vertici di Esercito, Aeronautica, Marina e il capo di Stato maggiore, nominati nel 2015, e li ha sostituiti alla luce del deterioramento della situazione della sicurezza negli ultimi mesi. La Nigeria continua finora senza soluzione a far fronte agli attacchi delle milizie di Boko Haram e a dilaganti sequestri di persona, rapimenti a scopo di riscatto, specialmente nel sud del Paese ricco di petrolio e nel nord-ovest, dove negli ultimi anni sono state rapite centinaia di persone di ogni estrazione e provenienza, specialmente di fede cristiana. Secondo le ultime stime della SB Morgen, una società di consulenza geopolitica nigeriana, quasi 20 milioni di dollari sarebbero stati pagati negli ultimi dieci anni come riscatto.

I giovani cristiani

La Chiesa guarda ai giovani nigeriani e loro guardano alla Chiesa. “Loro sono la nostra speranza, sono ben organizzati e rendono gioiosa e propositiva la nostra comunità”, afferma padre Alumuku. “Sono sempre più numerosi, partecipano attivamente, sono propositivi e nelle nostre parrocchie costituiscono ormai oltre la metà dei fedeli”. Una Chiesa, giovane, dunque. “Sì, posso dire che anche i vescovi delle nostre diocesi affidano loro molto compiti, la loro energia positiva è importante per tutti noi. Oggi più che mai è fonte di speranza, di viva speranza”. 

Le tradizioni

Ma quali le tradizioni tipiche della Nigeria? “Posso condividere con voi due aspetti, il primo dei quali riguarda il riunirsi in gruppi di parenti ed amici per celebrare la Pasqua. Questa condivisione della gioia per la Resurrezione di Gesù è tipica del nostro popolo”. Poi ci sono i vestiti. “Sì, questo in Europa non credo sia tanto in uso, ma qui il giorno di Pasqua si è soliti indossare i vestiti più belli, preziosi, colorati. Esprimono – conclude – tutta la felicità per la festa che stiamo celebrando. La vita che vince sulla morte”.