Parolin incontra Salva Kiir: “L’unica lotta da fare è quella per la pace”

Vatican News

Salvatore Cernuzio – Inviato a Juba

“L’unica lotta da fare è quella per la pace e per lo sviluppo. È una battaglia da condurre tutti insieme. Pace e sviluppo sono due cose legate: senza pace, non c’è sviluppo. E l’assenza di pace è fonte di instabilità e insoddisfazione”. Il ricordo del ritiro del 2019 a Santa Marta, dove parteciparono i leader del Sud Sudan ai quali il Papa, con un gesto dirompente, baciò i piedi, ha fatto da traccia alla mezz’ora di colloquio di ieri tra il cardinale Pietro Parolin e il presidente sud sudanese, Salva Kiir Mayardit. 

Primo appuntamento ufficiale 

L’incontro è avvenuto nel pomeriggio all’interno Palazzo presidenziale ed è stato il primo appuntamento ufficiale della trasferta a Juba del segretario di Stato, che questa mattina si dirige al campo sfollati di Bentiu, al nord del Paese. Tra controlli serrati, l’incontro con il presidente, presentatosi nella sala riunioni con il caratteristico cappello in feltro nero e un bastone, si è svolto in un clima cordiale. Più volte Salva Kiir ha ripetuto “benvenuto a Juba” a Parolin e alla sua delegazione, auspicando che possa trascorrere giorni sereni.

Salva Kiir fiducioso nella visita del Papa

Il primo pensiero è andato naturalmente al Papa, alla sua salute e al mancato viaggio in Africa. Come nei giorni scorsi in Repubblica Democratica del Congo, il segretario di Stato ha ribadito il desiderio di Francesco di recarsi in questi luoghi appena le condizioni, soprattutto fisiche, lo permetteranno. “Sono fiducioso della visita del Papa”, ha detto Salva Kiir, garantendo che il Paese è pronto a sostenere questo importante evento e che tutti i cristiani delle diverse denominazioni si sono uniti per pregare per una pronta guarigione del Pontefice.

Riconciliazione e pace 

Di un messaggio del Papa al presidente sud sudanese si è fatto quindi latore il cardinale Parolin. Un messaggio che si sintetizza in due sole direttrici: “Riconciliazione e pace”. Non due idee, ma due obiettivi concreti da raggiungere. Sviluppi in tal senso, in questi quattro anni dal ritiro in Vaticano, ci sono stati; Parolin ha ribadito infatti che, anche dal Papa, sono stati riconosciuti e apprezzati i passi in avanti fatti dal governo. Ma, nel suo intervento, ha insistito soprattutto su ciò che rimane da fare per garantire una stabilità al Paese che ha avviato il suo Revitalised Peace Agreement, l’accordo di pace in scadenza nel febbraio 2023, che deve essere ancora attuato. Parolin ha indicato quindi le vie da percorrere, in vista anche delle elezioni generali del prossimo anno: promuovere l’unità nazionale, stabilizzare il Paese, introdurre la riforma della Costituzione, incoraggiare il movimento di unità, “necessario per lo sviluppo del Sud Sudan”. 

Le parole di Francesco nel 2019

In proposito il cardinale ha letto, facendole proprie, le ultime righe del discorso rivolto dal Papa ai partecipanti alle giornate di preghiera, dialogo e confronto nella residenza vaticana. Oltre a Salva Kiir, erano presenti allora a Santa Marta i vice presidenti designati Riek Machar e Rebecca Nyandeng De Mabio. “E a voi tre, che avete firmato l’Accordo di pace, chiedo, come fratello: rimanete nella pace. Ve lo chiedo con il cuore. Andiamo avanti. Ci saranno tanti problemi, ma non spaventatevi, andate avanti, risolvete i problemi. Voi avete avviato un processo: che finisca bene”.

Il silenzio delle armi

Anche Salva Kiir ha voluto focalizzare il suo intervento sulla due giorni in Vaticano: “Siamo tornati da Roma e non abbiamo più combattuto”, ha assicurato. “Ho detto no a nuove guerre. La gente forse non ha visto sviluppi, ma ha sentito il silenzio delle armi”. Combattente da quando era ragazzo, il presidente sud sudanese – che ha ribadito più volte la propria fede in Dio – ha detto al cardinale: “Non permettiamo a nessuno di iniziare una guerra. Non voglio più combattere, ora vogliamo la pace nel Paese”. Da qui, la promessa che sarà fatto il possibile per prevenire violazioni e proteggere le persone. “Fare tutto con l’aiuto di Dio”, ha replicato Parolin.

Le forze politiche al servizio del progresso 

Nel corso del colloquio, durante il quale hanno preso la parola anche due ministri, sono state elencate poi le sfide con cui si confronta il Sud Sudan dal punto di vista interno e internazionale. Non è mancato un cenno sulla preparazione delle prossime elezioni. “Uno step davvero importante è consolidare pace e riconciliazione”, ha insistito il cardinale Parolin, congedandosi con la raccomandazione che: “Tutte le forze politiche devono essere al servizio del progresso e dello sviluppo del Paese”. 

L’incontro con Reik Machar

Dopo quello con Salva Kiir è seguito l’incontro con il primo vice presidente, Riek Machar. Seduti nel suo ufficio, anche in questo caso per quasi trenta minuti, Machar ha ricordato pure lui l’incontro con il Papa del 2019. L’arrivo del Pontefice in Sud Sudan, ha aggiunto, avrebbe dato impulso ai vari processi in corso. È quanto stava già avvenendo nei mesi antecedenti al viaggio papale: “Ci stavamo preparando per mostrare dei risultati concreti”, ha affermato Machar. La speranza, da parte sua, è che qualcosa possa mettere in moto il processo di attuazione del Revitalised Peace agreement, prima della scadenza. Un obiettivo certamente non facile da raggiungere. Riek Machar ha infatti auspicato che al Sud Sudan non manchi l’aiuto della Santa Sede.