Parolin: costruire la pace a partire dal rispetto di ogni vita umana

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Roberta Barbi – Città del Vaticano

L’azione della Santa Sede, “nel mondo intero e, in particolare nel Continente Africano, dispiega ogni suo sforzo per valorizzare la dignità di ogni persona in ogni luogo e situazione”: è quanto ha affermato il Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, nella Lectio Magistralis tenuta oggi, 1 febbraio, presso l’Università cattolica dell’Africa centrale di Yaoundé, in Camerun, sul tema “La presenza della Santa Sede in Africa: ponte tra l’idea di pace e la realizzazione della giustizia”.

Il porporato, in visita in Camerun dal 28 al 3 febbraio, ha sottolineato che non è casuale il fatto che “colui che governa la Chiesa universale sia chiamato Pontefice”, ossia costruttore di ponti “tra Dio e l’uomo e di conseguenza ponti tra gli uomini”. Fine ultimo di questi ponti è “la concordia tra i popoli e le nazioni” che la Santa Sede promuove in ogni occasione ribadendo il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo: “Non si tratta soltanto di urlare la pace, ma si chiede di costruire concretamente la pace attraverso un lavoro solido e serio, tanto paziente quanto tenace, sostenuto dalla scelta incondizionata della giustizia”.

Il Cardinale Parolin ha ricordato la costituzione nel 1967, da parte di Paolo VI, della Pontificia Commissione Justitia et Pax, con l’intento di “suscitare nel popolo di Dio una piena coscienza della sua missione nel momento presente”, e nel 2016, da parte di Papa Francesco, del Dicastero per lo Sviluppo Umano integrale. Ha quindi evidenziato le collaborazioni con l’Onu per realizzare tale missione, sempre orientata secondo un ordine di giustizia tale per cui “non può esserci vero sviluppo senza considerare un miglioramento della vita di ogni essere umano”.

In particolare – rileva il Segretario di Stato – la lunga storia dell’azione diplomatica della Santa sede in Africa mostra come la politica della Chiesa sia proprio il ponte che collega l’idea di pace e solidarietà con la concreta attenzione verso i bisogni di ognuno. Tre le linee guida individuate dal porporato che aiutano a leggere l’apporto della Santa Sede alla vita dell’Africa: maggiore giustizia, stabile pace e sincera cooperazione.

Quanto alla prima, il “significato della Giustizia risiede nella capacità di offrire il giusto valore ad ogni cosa, trovando nella solidarietà e nella condivisione la misura perché la Giustizia possa compiere il passo breve, ma impegnativo, che porta dalla parola al fatto”.

Per stabile pace – ha proseguito – s’intende “la pace vera, quella duratura e radicata nel tessuto sociale”. Una pace che non può essere semplicemente urlata, ma perseguita “nel cuore dell’uomo e nella coscienza”. Una pace, ancora, che non sia “disgiunta dai doveri della giustizia, ma alimentata dal sacrificio proprio, dalla clemenza, dalla misericordia e dalla carità”. La pace, inoltre, intesa come possibilità per l’uomo di realizzare se stesso, non è mai un obiettivo raggiunto una volta per tutte, ma “un edificio da costruirsi quotidianamente” con la tutela della dignità umana, con il rispetto e anche con l’amore.

Infine la “sincera cooperazione”, due semplici parole – ha detto – in cui è il “segreto” della vita della comunità internazionale e di ogni singolo continente, nazione o popolo: “La sincerità richiama la necessità di porre sul tavolo delle trattative e delle diverse discussioni la realtà dei problemi, senza velare le situazioni con gli interessi privati, ma dichiarando con coraggio la necessità di operare per salvaguardare i diritti fondamentali dell’uomo. La cooperazione risulta un fattore inevitabile se si vuole raggiungere un effettivo rispetto dei diritti fondamentali, della pace e, quindi, della sicurezza. La collaborazione assume oggi un valore morale, nel senso che chiede di superare le diverse rivalità politiche in vista del bene comune”.

La Santa Sede – ha affermato il porporato – propone una svolta culturale e un cambio di pensiero “che sappiano creare un’autentica società dell’amore fondata in Dio, perché quando l’uomo smarrisce Dio, smarrisce anche se stesso”. Una missione portata avanti “attraverso tanti uomini e donne di buona volontà, giovani, laici, sacerdoti e persone consacrate” che difendono e promuovono “i diritti fondamentali dell’uomo, svolgendo un capillare e diffuso lavoro di informazione e sensibilizzazione per aiutare ogni soggetto della Comunità internazionale a comprendere meglio il valore della dignità umana e il dovere sociale di difendere e proteggere ogni vita. La Santa Sede opera infatti per diffondere un umanesimo che sappia guardare alla vita come al dono più alto che Dio ha fatto all’uomo”.

“Nell’attuale panorama mondiale, segnato dalla complessità e dalla diversità spesso innalzata come segno di orgoglio e di identità per distinguersi dal resto del mondo – ha concluso il Cardinale Parolin – la Santa Sede, tanto nella Comunità internazionale quanto nello specifico di ogni Nazione” è impegnata a “costruire un mondo che sappia assumersi la responsabilità concreta di proteggere la dignità di ogni persona. Responsabilità che si fonda non solo sullo sforzo di affrontare i problemi, ma sul coraggio di salvaguardare e valorizzare l’umanità e la sua dignità attraverso la ricerca di un equilibrio il cui confine non è la necessità della sicurezza ma la vita dell’uomo lì dove accade”.