Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Nasceva un anno fa, il 28 aprile 2020, la Fondazione vaticana Giovanni Paolo I, istituita da Papa Francesco per approfondire il pensiero e gli insegnamenti di Albino Luciani, sacerdote, vescovo, patriarca e, per soli 34 giorni, Pontefice. In un anno la Fondazione ha lavorato alacremente per consolidare la sua struttura e predisporre attività che contribuiscano alla ripresa della eredità teologica e culturale del Papa di origini venete. Passi importanti sono stati compiuti in questi dodici mesi, nonostante le condizioni avverse dettate dalla pandemia. Tra questi, il trasferimento dall’Archivio storico del Patriarcato di Venezia a Roma, nella sede della Fondazione in via della Conciliazione, dell’Archivio privato di Giovanni Paolo I. Un patrimonio di fondamentale importanza, composto 64 faldoni – da foto e lettere all’agenda utilizzata durante il pontificato – per la realizzazione del progetto dell’”opera omnia” di colui che fu Papa per circa un mese. “Sono le carte di una vita”, spiega Stefania Falasca, vicepresidente della Fondazione Luciani e presidente del Comitato scientifico, nonché da vicepostulatrice della causa di canonizzazione.
R. – Si tratta di una ricchissima raccolta di materiale documentale eterogeneo, che abbraccia mezzo secolo: dal 1929 al 28 settembre 1978, costituito dall’insieme di carte che comprendono gli scritti autografi, quaderni, notes, agende, materiale a stampa e fotografico, corrispondenza. Un totale di 64 faldoni nei quali partendo dai quaderni con gli appunti di lezioni come studente presso il Seminario Gregoriano di Belluno si arriva alle 66 agende del suo episcopato dal 1960 al 1978, tra cui l’agenda in similpelle blu con le iniziali AL, che ha continuato ad usare durante i 34 giorni di pontificato e nella quale sono impresse le sue ultime parole scritte. Sono le carte di una vita.
Quando si venne a conoscenza di questa documentazione?
R. – Di queste carte si venne a conoscenza solo agli inizi del Duemila. Della prima ricognizione fui incaricata nel 2007 dall’Inchiesta dioecesana suppletiva, disposta dal vescovo di Belluno-Feltre nell’ambito della causa di canonizzazione del Papa di origini venete che è contenuta nella Positio. In una prima disamina potei identificare la natura degli scritti, ricostruirne la genesi, lo sviluppo e il complesso percorso di questo archivio privato che dal Palazzo apostolico della Santa Sede, dopo la morte di Giovanni Paolo I, il 28 settembre 1978, venne rimandato presso la sede patriarcale di Venezia.
Quali sono la misura e il valore di queste carte?
R. – La misura di queste carte, che si caratterizza principalmente come schedario personale, è in gran parte quella degli interventi, della lezione, della conferenza, delle omelie, degli articoli. Seppure eccezionalmente sono presenti puntuali descrizioni in forma diaristica, come alcuni appunti relativi alla sua partecipazione al Concilio Vaticano II o dell’udienza privata con Giovanni XXIII in occasione della sua consacrazione vescovile, Luciani appare estraneo alla forma di una diaristica intima e privata. Non si riscontra neppure l’intento di assegnare alle proprie carte il compito di commemorare una vita o un progetto: l’archivio di Luciani appare come un archivio di persona che rientra negli archivi definiti “specchi di carta” o “evidence of identity”. Le carte di Albino Luciani dicono certamente molto, nel loro insieme e nelle loro parti, del profilo di chi le ha redatte e conservate e rappresentano una fonte privilegiata per studiare il farsi di un pensiero e di un tema e le sue oscillazioni, e per comprendere il carattere di Luciani in relazione alle contingenze da lui vissute e attraversate.
Papa Luciani si portò con sé questo suo archivio in ogni sede, fino a Roma. A cosa gli serviva?
R. – L’Archivio era la sua “officina di lavoro”. Una sorta di cantiere aperto work in progress indispensabile per Luciani, dove continuamente attingere e aggiungere. Agli scritti dell’Archivio si univa, come parte integrante di questi, anche una fornita biblioteca. Nel loro insieme funzionavano come laboratorio. Ed è questo bagaglio personale che egli provvide a far giungere nel Palazzo apostolico l’indomani della sua salita al Soglio di Pietro. Le carte del suo archivio, insieme ai libri della sua biblioteca, arrivarono in una cinquantina di casse nel suo appartamento il 13 settembre. Una delle suore di Maria Bambina del team dell’appartamento papale, che rilasciò la sua deposizione nel corso del processo canonico, mi disse che la prima opera che volle sistemata sugli scaffali della sua libreria furono i volumi dell’opera omnia di san Francesco di Sales in francese che Luciani si era comperato ad Annecy. Opera che ritrovai poi nella biblioteca del seminario di Venezia. Anche la sera in cui è morto era immerso nella sua “officina di lavoro” di letture riprendendo suoi vecchi interventi in vista della successiva udienza generale che sarebbe stata sulla virtù cardinale della prudenza. Questo era il suo abituale modus operandi, fin dai tempi di quando era professore in seminario: portarsi il lo studio anche a letto e addormentarsi leggendo.
Quando è stato riportato in Vaticano?
R. – Attraversate per la quarta volta le acque della laguna, le carte sono arrivate a Roma lo scorso primo dicembre a seguito della disposizione del patriarca di Venezia Francesco Moraglia e con la nota di accompagnamento del direttore dell’Archivio storico del patriarcato di Venezia che insieme al dottor Loris Serafini ha provveduto a redigere e fornire gli elenchi dettagliati dei diversi nuclei che costituiscono il Fondo. Le casse dell’Archivio sono quindi state depositate presso la sede della Fondazione in via della Conciliazione. Il primo marzo 2021, sotto la guida del prefetto dell’Archivio apostolico vaticano, monsignor Sergio Pagano, è iniziato il lavoro di inventariazione per il quale abbiamo istituto borse di studio e, contemporaneamente, con la collaborazione della Biblioteca Apostolica Vaticana, il lavoro di digitalizzazione del Fondo.
La Fondazione Luciani compie un anno. Nata in piena emergenza sanitaria, come ha svolto il proprio lavoro finora?
R. – A oltre 40 anni dalla sua morte ha preso finalmente vita anche per Papa Giovanni Paolo I, come per altri recenti Pontefici, un ente dedicato alla tutela del suo patrimonio documentale e allo studio della sua opera. In un anno si è cercato di rimediare a questa mancanza gettando le basi per realizzare gli scopi che la Fondazione si prefigge. E nonostante le circostanze avverse dovute alla pandemia abbiamo compiuto passi importanti. Tra questi certamente il ritorno alla Santa Sede del corpus delle carte di Giovanni Paolo I è stato un passo importante. Data la sua importanza, la nostra attenzione prioritaria si è focalizzata sull’Archivio privato di Albino Luciani, che costituisce il “patrimonio” della Fondazione ed è fondamentale per la realizzazione del progetto dell’opera omnia.
Quali sono le iniziative future già in programma?
R . – Una volta terminata la catalogazione il Comitato scientifico stabilirà il lavoro a lungo termine da intraprendere sulle carte dell’Archivio che necessitano di trascrizione e di un attento vaglio filologico e il progetto di realizzazione dell’ Opera omnia. Per quanto riguarda la collana dedicata a Giovanni Paolo I che abbiamo iniziato con la Libreria Editrice Vaticana è di prossima uscita la traduzione in lingua spagnola e inglese il volume sulla morte di papa Luciani che con metodo storico-critico, sulla base della documentazione processuale acquisita, restituisce alla verità storica le circostanze della morte di Giovanni Paolo I. Nella stessa collana la prossima pubblicazione in cantiere riguarda l’edizione critica degli insegnamenti di Giovanni Paolo I, con la sinossi completa degli interventi scritti e pronunciati da Pontefice e comprenderà le trascrizioni dell’agenda autografa e del block notes personale di papa Luciani durante i 34 giorni di pontificato. A questa pubblicazione seguirà l’edizione critica del testo di Illustrissimi. È stata la prima tesi di dottorato sull’opera di Luciani, tesi che ho discusso in italianistica presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata. Considerato inoltre che all’Archivio privato si univa, come parte integrante di esso, una fornita biblioteca, nei progetti già approvati dalla Fondazione si inserisce anche la ricostituzione della biblioteca personale di Luciani da istituire a Venezia presso la biblioteca diocesana del seminario patriarcale. È poi in programma la preparazione di un convegno sul magistero di Giovanni Paolo I con i lavori del Comitato scientifico, previsto per la primavera del 2022.