Pakistan, violenze anticristiane: “Si ripetono perché restano impunite”

Vatican News

È quanto afferma a Radio Vaticana-Vatican News il presidente della Conferenza episcopale pakistana, monsignor Joseph Arshad, intervistato in occasione della Giornata di preghiera indetta per questa domenica 20 agosto dopo gli attacchi alle chiese e alle case dei cristiani da parte di una folla inferocita per un presunto caso di blasfemia

Deborah Castellano Lubov

Oggi, domenica 20 agosto, è una speciale Giornata di preghiera in tutte le comunità cattoliche del Pakistan. È stata promossa dalla Conferenza episcopale del Paese dopo gli attacchi alle chiese e alle abitazioni di cristiani avvenuti il 16 agosto scorso a Jaranwala, nel Punjab pakistano, per un presunto caso di blasfemia: due cristiani, accusati di aver offeso il Corano, sono stati arrestati. Sono stati arrestati anche oltre 100 musulmani che hanno partecipato agli assalti e ai saccheggi. Indagato un religioso islamico che ha incitato alla protesta attraverso l’altoparlante di una moschea. Ieri i cristiani hanno organizzato una fiaccolata nella città pakistana di Karachi per condannare gli attacchi.  La comunità cristiana è profondamente scossa, soffre molto, ma resta una comunità pacifica: è quanto dice a Radio Vaticana-Vatican News il presidente della Conferenza episcopale pakistana, monsignor Joseph Arshad, arcivescovo di Islamabad-Rawalpindi.

Monsignor Joseph Arshad, perché questa giornata di preghiera per il Pakistan è così importante?

Abbiamo indetto questa giornata di preghiera perché abbiamo bisogno di pregare per il Pakistan. Dobbiamo pregare per ciò che sta accadendo nella nostra società. Dobbiamo pregare per le vittime, per quanti hanno dovuto lasciare le loro case e in questo momento sono in difficoltà, nel dolore e nella sofferenza.

Com’è la situazione ora? Come si stanno riprendendo le persone?

L’altro giorno ho visitato il luogo in cui è accaduto tutto. Sono andato lì. La gente sta soffrendo. Si può sentire il dolore delle persone che sono andate via. Le loro case sono state saccheggiate. Ventuno chiese sono state bruciate. Parrocchie cattoliche e anche protestanti sono state bruciate. Le Bibbie sono state bruciate. Le croci sono state bruciate. È molto doloroso da vedere. Naturalmente, per le persone che hanno perso le loro case, ci vorrà del tempo per uscire da questo trauma. Al momento, alcune persone sono andate dai loro parenti. Alcune persone sono costrette a vivere all’aperto, quindi la Chiesa si è mossa e stiamo facendo del nostro meglio per aiutare e assistere queste persone.

Cosa si dovrebbe fare? È necessario rivalutare le leggi sulla blasfemia o è più necessario evitare che le persone si facciano giustizia da sole?

Condanniamo l’abuso della legge. Vogliamo che nessuno abusi di questa legge. Il problema in Pakistan è che la gente si fa giustizia da sola. E in questo caso, quello che è successo è che la gente, la folla, si è fatta giustizia con le proprie mani.

Cosa si può fare per prevenire l’uso improprio della legge?

È necessaria una buona educazione. È necessaria una maggiore consapevolezza tra la gente. Occorre promuovere il rispetto per la religione altrui. Queste misure possono aiutare la società a migliorare. E naturalmente il governo dovrebbe applicare pene severe per assicurare alla giustizia le persone che hanno commesso questi atti. Altrimenti, come in tutti gli incidenti avvenuti in Pakistan in passato, le folle hanno attaccato, ma non è stata fatta giustizia. Ecco perché è successo di nuovo. Se ci fosse stato un esempio in passato, si sarebbe potuto evitare tutto questo. Forse la polizia o l’amministrazione qualche volta potrebbero prendere il controllo della situazione. Questo dovrebbe essere il punto. È necessario fare vera giustizia per fermare questo tipo di incidenti in futuro.

Questa notizia ha fatto il giro del mondo. Ci sono stati atti di solidarietà da parte di musulmani?

I musulmani stanno venendo da noi e ci stanno facendo le loro condoglianze. Anche il primo ministro ha annunciato che prenderà provvedimenti severi e assicurerà queste persone alla giustizia, e anche il governatore del Punjab lo sa. Ma al momento tutti sono intenti a controllare la situazione e ad aiutare queste persone.

Papa Francesco ha istituito una nuova Commissione dedicata ai nuovi martiri. Una persona che mi viene in mente è Bhatti. Vorrei chiederle come ha testimoniato la sua fede cristiana in Pakistan tra queste difficoltà, e come i cristiani oggi testimoniano nel suo Paese?

Noi cristiani siamo sempre stati un popolo pacifico, in Pakistan. Shahbaz Bhatti era un ministro qui e un uomo che ha sempre parlato per i diritti delle persone. Ed è per questo che la gente lo ricorda ancora e lo considera un eroe, perché ha anche insistito presso il governo affinché fosse introdotta la quota del 5% per le minoranze, in tutti i dipartimenti del governo. In Pakistan possiamo beneficiare di questa quota. Tutto questo grazie alle lotte di Shahbaz Bhatti.

Nella realtà quotidiana, però, per i cristiani in Pakistan subiscono molti episodi di discriminazione…

Ce ne sono molti. Voglio dire, la cultura, la mentalità, è tale che anche altre persone vengono discriminate. Noi, come minoranza religiosa, siamo discriminati. Ma i ricchi discriminano i poveri, i potenti discriminano i più deboli. E così, queste realtà esistono nella nostra società. Pertanto, diventiamo un bersaglio facile in questo tipo di discriminazione e di mentalità.

Cosa vorrebbe aggiungere?

Vorrei dire che dobbiamo pregare per i cristiani in Pakistan. E naturalmente, dovrebbe essere fatta giustizia in questo caso, perché ogni volta che accadono questi incidenti, non c’è alcun esempio di punizione per queste persone, ed è per questo che queste cose accadono di nuovo. Ma adesso il primo ministro, il capo dell’esercito e il governatore hanno dichiarato che li puniranno severamente e che consegneranno tutti alla giustizia in Pakistan.