Il parroco della Chiesa della Sacra Famiglia nella Striscia, si fa portavoce della speranza di chi vive sotto i raid: tutti sentono la vicinanza di Gesù, della Chiesa e del Papa, che li contatta quotidianamente. Padre Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa: a Gerusalemme non esce nessuno e Betlemme è chiusa
Roberto Cetera e Michele Raviart
I parrocchiani della Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza e le circa 700 persone che lì hanno trovato rifugio per cercare di ripararsi dai bombardamenti “stanno bene, per quanto possano stare bene in un momento e in un luogo di guerra”. “Sanno che non c’è nessun luogo sicuro in tutta la Striscia di Gaza, né al nord né al sud, però sentono la presenza di Gesù e la vicinanza di Gesù e di tutta la Chiesa” e quindi “si sentono più sicuri”. A dirlo è padre Gabriel Romanelli, parroco di Gaza, in questi giorni fuori dalla Striscia il giorno degli attacchi di Hamas ai civili israeliani e non è ancora potuto rientrare per stare vicino alla comunità dei fedeli.
Il ringraziamento dei fedeli a Papa Francesco
Romanelli cerca di parlare con i fedeli anche più volte al giorno, ma le comunicazioni sono spesso impossibili o difficili. “Ringraziano sempre il Santo Padre che li chiama ogni giorno per salutare e per domandare come stanno, per dare la sua benedizione”, ricorda, “e chiedono che si continui a pregare per la pace”. Celebrano una Messa al mattino, una al pomeriggio, pregano costantemente il rosario”e tutti, comprese le centinaia di rifugiati, “chiedono di dire a tutto il mondo che si faccia la pace” e ai “diplomatici, politici, giornalisti, persone del bene, uomini, donne in tutto il mondo, che non soltanto preghino, “ma che lavorino per la pace”.
I numeri spaventosi di un mese di violenze
Ad un mese dagli attentati di Hamas e dall’inizio dei bombardamenti israeliani, “i numeri sono spaventosi”, sottolinea invece padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme. Oltre 1400 civili israeliani uccisi e cinquemila i feriti dagli islamisti di Hamas, che tengono ancora in ostaggio 250 persone. Oltre diecimila le vittime dei bombardamenti israeliani a Gaza, il 70% dei quali bambini, donne e anziani. Sono oltre 30 mila i feriti, sottolinea padre Faltas, “senza la possibilità di essere curati e di essere salvati perché 18 ospedali sono stati colpiti”. Grave anche la situazione in Cisgiordania, dove sono state uccise 163 persone, cinquemila i feriti e altrettanti gli arresti.
Padre Faltas: se si continua così non rimarrà nessun cristiano in Terra Santa
“La situazione è terribile”, afferma padre Faltas, “non c’è nessuno per strada a Gerusalemme. La gente ha paura di uscire anche più che al tempo della pandemia. Betlemme è chiusa, è diventata una prigione a cielo aperto. Nessuno può entrare o può uscire.” “Ad un mese dal Natale, Betlemme doveva essere piena di pellegrini, ma purtroppo non c’è nessuno e gli abitanti hanno paura. Non pensano al Natale, non pensano a niente che non sia scappare da qui. Non rimarrà nessun cristiano se la situazione continua così”, spiega ancora il vicario della Custodia che conclude con un appello: “Chiedo a tutti i potenti del mondo: cessate il fuoco, per l’amore di Dio. Cessate il fuoco”.