Nuovo attentato in Afghanistan. Il Paese sull’orlo della guerra civile

Vatican News

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Oltre tre ore d’inferno, una potente autobomba, esplosioni e sparatorie che hanno causato quattro morti e una ventina di feriti. Questo il bilancio dell’attacco avvenuto ieri nel cuore di Kabul, la capitale afghana. Tutte le vittime farebbero parte del gruppo armato autore dell’attacco all’abitazione del ministro della Difesa, generale Mohammadi. E’ solo l’ultimo degli episodi che stanno trascinando l’Afghanistan sull’orlo della guerra civile, dopo i sanguinosi scontri tra talebani ed esercito a Lashkar Gah, nei quali hanno perso la vita 40 civili e 120 sono rimasti feriti. Pesanti le ricadute umanitarie sulla popolazione a causa delle violenze, ma anche della pandemia.

Un conflitto non dichiarato

C’era da aspettarsi un’evoluzione del genere nella situazione afghana dopo l’uscita dal Paese della compagine internazionale. L’Afghanistan, nonostante tutti i tentativi fatti, rimane un Paese non pacificato. E’ di questo avviso Marco Lombardi, docente di “Sociologia” e di “Sicurezza e contrasto al terrorismo” all’Università Cattolica di Milano. La guerra civile, anche se di fatto non è ancora stata dichiarata, già è in corso, sostiene Lombardi. Anche il dialogo intavolato con il fronte talebano, da parte di varie potenze, fa parte del processo di smobilitazione messo in atto dagli attori internazionali. Far vedere che si dialoga, sottolinea il docente, è come dire che ci si occupa ancora dell’Afghanistan, ma è una scelta solo di facciata. Cresce comunque il timore che con l’avvento dei talebani al potere, il Paese faccia un sensibile passo indietro rispetto al processo di modernizzazione che faticosamente è stato portato avanti dall’attuale governo di Kabul. L’Afghanistan, se le cose continuano così, conclude Lombardi, è destinato a rimanere un campo di battaglia.

Ascolta l’intervista a Marco Lombardi