Continuano gli attacchi nel Mar Rosso dei ribelli Houthi yemenite filoiraniani. Nella mattina di oggi, giovedì 22 febbraio, si è verificata un’esplosione 70 miglia nautiche a sud-est di Aden. L’economista Nino Esposito: “più penalizzate le economie dell’area”
Silvia Giovanrosa – Città del Vaticano
La tensione nel Mar Rosso continua a salire: una nave è stata attaccata questa mattina da due missili a largo delle coste dello Yemen. “A bordo è scoppiato un incendio e le forze di coalizione stanno rispondendo”, riferisce con un post su X dell’agenzia del Regno Unito per le operazioni commerciali marittime. L’ente poco prima aveva riferito di aver ricevuto una segnalazione di un “incidente 70 miglia nautiche a sud-est di Aden”. I dati di tracciamento navale analizzati da Associated Press hanno identificato la nave incendiata come un cargo battente bandiera dell’arcipelago di Palau, dal nome Islander. Il natante proveniva dalla Thailandia ed era diretto in Egitto . In precedenza aveva inviato messaggi con la scritta ‘equipaggio siriano a bordo” per evitare di essere presa di mira dai ribelli. Nella serata di ieri, mercoledì 21 febbraio, gli Stati Uniti avevano effettuato quattro “attacchi di autodifesa” e distrutto sette missili antinave, oltre ad altro materiale militare, nelle aree controllate dai ribelli sciiti Houthi dello Yemen, tutti pronti per essere lanciati “nel Mar Rosso”, fa sapere il Comando Centrale Usa. Secondo una nota, le forze statunitensi hanno compito queste azioni per proteggere “la libertà di navigazione con l’obiettivo di rendere le acque internazionali più sicure per la Marina americana e le navi mercantili”.
Gli Houthi e la guerra a Gaza
Sono decine le imbarcazioni che, in transito per il Mar Rosso, hanno subìto negli ultimi mesi gli attacchi dei ribelli Houthi yemeniti. Le operazioni belliche si presentano, di fatto, come una ritorsione contro l’attacco sferrato da Israele nella Striscia di Gaza. I raid sono stati sostanzialmente condotti contro navi commerciali di vari Paesi occidentali, non necessariamente collegate ad Israele. A causa dei continui bombardamenti molte compagnie di navigazione hanno preferito battere altre rotte per il trasporto delle merci, ritenendo il transito nel Mar Rosso, non più un passaggio sicuro.
L’impatto sull’economia mondiale
Mentre le tensioni nel Mar Rosso si amplificano, crescono anche le preoccupazioni per l’impatto che potrebbero avere sull’economia mondiale. Dalla fine di novembre il costo di un container tipico, da Shanghai a Genova, è, ad esempio, quadruplicato, come evidenzia uno studio dell’ISPI, “Istituto per gli Studi di Politica Internazionale”. L’economista Nino Esposito, del Centro Studi delle Camere di Commercio, Guglielmo Tagliacarne, sottolinea come l’aumento dei costi di trasporto sia una diretta conseguenza del pericolo che le navi incontrano quotidianamente, navigano nel Mar Rosso da e verso il canale di Suez.
“Stanno fortemente aumentando i costi di trasporto – spiega Esposito – e già adesso si cominciano a verificare i primi effetti sui costi delle materie prime”. Va sottolineato, comunque, come alla base di questi aumenti, non ci siano motivazioni di tipo economico, ma questioni geopolitiche sostanzialmente imprevedibili. Se questa situazione si dovesse perpetrare ancora per molto,” chi ne pagherebbe maggiormente le conseguenze, sarebbero le economie dei Paesi dell’area” – sottolinea il dottor Esposito – che vivono in buona parte dell’esportazione delle materie prime, diversamente dai Paesi Europei che ne sono invece utilizzatori. Al contrario, sottolinea l’economista, qualora si attenuassero queste tensioni, “la situazione tornerebbe sostanzialmente come prima”.