Nuovi raid israeliani a Gaza e Cisgiordania, tregua ancora lontana

Vatican News

Proseguono le operazioni militari nella Striscia con nuove vittime civili. Con le trattative per il cessate il fuoco e la liberazione dei prigionieri in stallo, il governo israeliano fa i conti con le proteste delle famiglie degli ostaggi che premono per un accordo con Hamas

Paola Simonetti – Città del Vaticano

Deir Balah, Khan Younis nella Striscia e Tubas in Cisgiordania. Questi gli obiettivi delle forze israeliane per stanare membri di Hamas colpiti nelle ultime ore, almeno 10 i morti. Ma i bombardamenti non sono mancati anche intorno alla città di Gaza. Nuove vittime che incrementano il doloroso bilancio dei caduti dal 7 ottobre scorso: 40.861 morti e 94.398 feriti, secondo il Ministero della Sanità locale gestito dal movimento islamista Hamas.

Dunque, le operazioni di Israele proseguono intense, sullo sfondo la mediazione per una tregua che arranca, uno stallo per il quale l’ambasciatore israeliano all’Onu, Danny Danon punta il dito contro Hamas, colpevole di rifiutare qualunque accordo. “La responsabilità non del premier nè del governo israeliano”, ha aggiunto Danon, a margine della riunione del Consiglio di sicurezza a chi gli chiedeva un commento alle critiche giunte dal presidente americano, Joe Biden a Benjamin Netanyahu. 

Ma sulle trattative emergono indiscrezioni dai media israeliani: un alto funzionario dell’amministrazione americana avrebbe dichiarato che Israele potrebbe rilasciare un totale di 800 prigionieri palestinesi se venisse raggiunto un accordo con Hamas per una tregua nella Striscia e sullo scambio con gli ostaggi nelle mani del movimento islamista.

La denuncia di Amnesty 

Una indagine su crimini di guerra la sollecita, intanto, Amnesty International, che denuncia la distruzione illegale di case, edifici civili e terreni agricoli nella parte orientale della Striscia da parte di Israele “utilizzando bulldozer ed esplosivi piazzati manualmente – ha precisato la ong – radendo al suolo interi quartieri, tra cui case, scuole e moschee”.

La rabbia dei familiari degli ostaggi

Israele nel frattempo è alle prese con le proteste di massa per una intesa che preveda lo scambio dei prigionieri ancora nelle mani di Hamas. Manifestanti sostano di fronte alla casa del ministro dell’Istruzione israeliano, Yoav Kisch a Hod HaSharon, nel centro di Israele e anche davanti all’abitazione del ministro per gli Affari strategici Ron Dermer a Gerusalemme. Le proteste contro il premier, Netanyahu si susseguono da mesi e hanno visto un picco di tensione nello scorso fine settimana quando sei prigionieri israeliani sono stati trovati morti a Gaza. Resta caldo anche il fronte libanese dal quale Hezbollah ha lanciato più di 100 razzi e missili in risposta agli attacchi di aerei israeliani.