Adriana Masotti – Città del Vaticano
Attraverso un comunicato diffuso nella giornata di ieri, l’ufficio stampa del Complesso giudiziario di Managua informa che per il vescovo Rolando José Álvarez Lagos è stata ammessa l’accusa presentata dal pubblico ministero della Procura per l’adempimento dei requisiti procedurali, che consiste nell’associazione a delinquere finalizzata a minare l’integrità nazionale e a diffondere notizie false attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione a danno dello Stato e della società nicaraguense. L’autorità giudiziaria, si precisa nella nota, ha inoltre nominato un difensore d’ufficio per il vescovo, disponendo per lui gli arresti domiciliari e fissando una prima udienza per il 10 gennaio 2023. Nel comunicato si aggiunge che degli stessi reati è accusato il sacerdote Uriel Antonio Vallejos, considerato “latitante” e per il cui arresto l’autorità giudiziaria ha inviato un mandato all’Interpol.
Una vicenda iniziata il 19 agosto scorso
Monsignor Álvarez Lagos, vescovo della diocesi di Matagalpa, è il primo vescovo a essere arrestato e incriminato da quando il presidente Daniel Ortega è tornato al potere in Nicaragua nel 2007. Era stato prelevato dal palazzo vescovile all’alba dello scorso 19 agosto da agenti di polizia, assieme a sacerdoti, seminaristi e laici, dopo essere stato tenuto forzatamente rinchiuso per 15 giorni nella propria residenza con l’accusa di aver tentato di “organizzare gruppi violenti”, presumibilmente “con l’obiettivo di destabilizzare lo Stato nicaraguense e attaccare le autorità costituzionali”. Il vescovo era stato poi riportato dalla polizia in Curia, agli arresti domiciliari, mentre le altre persone erano state condotte in una caserma della polizia per accertamenti. Lo scorso ottobre, Ortega ha avuto parole dure nei confronti della Chiesa cattolica, accusandola di non praticare la democrazia, di essere una “dittatura” e di aver usato “i vescovi in Nicaragua per organizzare un colpo di Stato” contro il suo governo, nel contesto delle manifestazioni scoppiate nell’aprile 2018 per le controverse riforme della sicurezza sociale.
Una lunga serie di atti persecutori
L’atto di forza perpetrato ai danni del vescovo e delle altre persone il 19 agosto si inserisce in una serie di gesti persecutori nei confronti della Chiesa cattolica in Nicaragua accusata di sostenere gli oppositori del governo sandinista di Ortega. In precedenza il governo sandinista aveva espulso dal Paese il nunzio apostolico Waldemar Stanislaw Sommertag e 18 suore dell’ordine delle Missionarie della Carità, fondato da Madre Teresa di Calcutta. Inoltre, sono state chiuse nove stazioni radio cattoliche e rimossi tre canali cattolici dalla programmazione televisiva. Numerosi anche gli atti intimidatori come l’irruzione delle forze di polizia in una chiesa parrocchiale impedendo ai fedeli di ricevere l’Eucaristia, il divieto posto all’arcidiocesi di Managua di organizzare una processione con l’immagine pellegrina della Vergine di Fatima e altre processioni religiose.
La preoccupazione di Papa Francesco
Del prelevamento forzato di monsignor Álvarez e delle altre persone dalla Curia arcivescovile, Papa Francesco aveva parlato all’Angelus di domenica 21 agosto. “Seguo da vicino con preoccupazione e dolore – aveva detto – la situazione creatasi in Nicaragua che coinvolge persone e istituzioni. Vorrei esprimere la mia convinzione e il mio auspicio che, per mezzo di un dialogo aperto e sincero, si possano ancora trovare le basi per una convivenza rispettosa e pacifica”.
La vicinanza delle altre Chiese
In seguito agli eventi, diverse Conferenze episcopali dell’America Latina, dei Caraibi e del resto del mondo, così come organizzazioni civili, avevano pubblicato comunicati e lettere di vicinanza e solidarietà alla Conferenza episcopale nicaraguense, in particolare per la situazione di monsignor Álvarez, e di condanna della crescente ostilità del governo nei confronti della Chiesa.
Onu: grave chiusura dello spazio democratico in Nicaragua
Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, aveva espresso il suo sgomento per le azioni del governo nicaraguense contro le organizzazioni della società civile, comprese quelle della Chiesa cattolica. “Le notizie sull’incursione nella residenza del vescovo cattolico di Matagalpa non fanno che accrescere queste preoccupazioni”, aveva dichiarato il suo portavoce Farhan Haq, durante una conferenza stampa all’Onu. E aveva aggiunto riferendo l’appello di Guterres al governo di Ortega affinché garantisca “la tutela dei diritti umani di tutti i cittadini, in particolare i diritti universali di riunione pacifica, libertà di associazione, pensiero, coscienza e religione” e chiedendo il rilascio di tutte le persone detenute arbitrariamente.