Myanmar, data alle fiamme una chiesa cattolica. Era simbolo di convivenza

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Le forze armate, il 15 gennaio scorso, hanno incendiato la chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione. Le testimonianze, all’agenzia missionaria Fides, dei religiosi fuggiti dal villaggio di Chan Tharn

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Ridotta in cenere, la chiesa cattolica del villaggio di Chan Tharn, la chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione, edificata 129 anni fa, nel 1894, nella regione di Sagaing, arcidiocesi di Mandalay, situata nel Nordest del Myanmar, è stata completamente rasa al suolo per volere della giunta militare al potere. Ritenuta simbolo della tolleranza religiosa, la chiesa è stata incendiata lo scorso 15 gennaio dalle forze armate, che con un golpe hanno preso il potere il 1° febbraio del 2021, esautorando il governo di Aung San Suu Kyi. Nella zona, notano fonti locali dell’agenzia Fides, continuano gli scontri, dato che la zona è ritenuta una roccaforte dei ribelli delle Forze di Difesa Popolare, che si oppongono alla giunta.

L’inascoltato appello del cardinale Bo

I soldati, che per quattro volte hanno incendiato il villaggio, hanno dato alle fiamme anche l’annesso convento delle suore Francescane Missionarie di Maria, costrette a fuggire insieme con circa 3.000 abitanti. La chiesa, il suo campanile, la casa del parroco e il secolare convento delle suore erano stati recentemente ristrutturati. È questo l’ultimo episodio di una lunga serie di distruzioni e persecuzioni che hanno riguardato in particolar modo il villaggio di Chan Thar, dove i cattolici vivono in armonia con i buddisti. Il 31 dicembre, un appello era stato lanciato dal cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e presidente dei vescovi birmani, con il suo messaggio di fine anno aveva lanciato appello di pace al Paese, chiedendo di dichiarare “il mese di gennaio come il mese del cessate il fuoco”, nonché di istituire, rispettandoli, dei corridoi umanitari per consentire il libero accesso alle agenzie nazionali e internazionali e raggiungere regioni del Paese in cui le popolazioni vivono in una costante situazione di crisi umanitaria.

Il miracolo della cappella dell’Adorazione

È Fides a riportare la testimonianza di suor Rita, religiosa fuggita da Chan Tharn, che racconta di aver chiesto alle persone del viaggio di “lasciare le case, di non opporsi ai soldati e di non fare resistenza, per evitare massacri e brutalità”. I soldati, spiega ancora la suora, “vogliono stroncare ogni resistenza dei civili. Entrano nei villaggi, occupano gli edifici come scuole e chiese e vi si accampano. Da lì conducono i rastrellamenti, casa per casa, per stanare i ribelli. Sono rimasti nella nostra chiesa per tre giorni e, quando sono andati via, hanno appiccato il fuoco alla chiesa e al nostro convento”. Suor Rita poi parla di miracolo poiché “la cappella dell’Adorazione, nella chiesa, non è stata toccata dalle fiamme. Lo consideriamo un segno dell’Altissimo, anche in questa violenza brutale e insensata il Signore è sempre con noi. La nostra regione era nota per essere una tra le più pacifiche e armoniose nella nazione. Ora è un luogo di devastazione e macerie. È terribile”. 

La grande sofferenza e la speranza in Dio

Tra le testimonianze riportate da Fides anche quella di padre Joseph, anche lui di Chan Thar, che guarda con strazio alla distruzione del suo villaggio: “Oggi i militari birmani non sono più soldati professionali di un esercito statale, con un’etica o una missione di difesa della nazione. Sono diventati gruppi armati senza controllo, che compiono ogni genere di crimini, abusi e misfatti”. “Viviamo un momento di grande sofferenza – conclude l’arcivescovo di Mandalay, Marco Tin Win – non perdiamo la speranza perché sappiamo di avere il Signore con noi. I fedeli confidano in Lui e il fatto che la cappella dell’Adorazione, nella chiesa distrutta, sia stata risparmiata dalle fiamme è un fatto simbolico che consola i fedeli e ricorda che il nostro unico rifugio è il Signore”.