Dopo l’ennesimo attacco aereo delle forze militari golpiste contro la popolazione civile, Cecilia Brighi sottolinea l’importanza del ruolo delle istituzioni internazionali, che devono adottare azioni e misure concrete per porre fine alla tragedia del Paese asiatico
Sofiya Ruda – Città del Vaticano
Più di cento persone sono state uccise nel raid di lunedì 11 aprile contro il villaggio di Pazigyi, nella regione nordorientale di Sagaing, in ex Birmania. L’Asean, l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico, ha condannato con forza l’attacco aereo compiuto dal regime birmano. Da Giacarta, i dieci Paesi membri hanno esortato a una cessazione immediata di tutte le forme di violenza. “Quello che è successo è l’ennesima tragedia prodotta dalla giunta nel reprimere l’opposizione democratica, che è molto diffusa nel Paese”, osserva Cecilia Brighi, presidente dell’associazione Italia-Birmania Insieme, nell’intervista concessa a Radio Vaticana – Vatican News. Il raid aereo costituisce uno degli atti più violenti compiuti dai militari da quando hanno ripreso il potere con il colpo di Stato del 1° febbraio 2021. “Di fronte a tutto questo è inaccettabile il silenzio delle istituzioni internazionali”, sottolinea la Brighi.
Servono misure più concrete
Le Nazioni Unite in questi anni hanno cercato di assistere la popolazione, ma oltre due milioni di rifugiati interni non ricevono gli aiuti, perché la giunta militare distrugge i beni umanitari e non li consegna ai civili. Secondo l’esperta, andrebbe cambiato il paradigma: gli aiuti andrebbero portati dalle zone di confine verso i territori con gli sfollati e si dovrebbero coinvolgere le organizzazioni della società civile locale, ma soprattutto andrebbe cambiato il processo decisionale delle istituzioni internazionali con misure più concrete. “Vanno sanzionate le compagnie che forniscono il gasolio e le società di assicurazione che garantiscono la possibilità di trasportare armi, munizioni e carburante – sollecita Cecilia Brighi – e vanno bloccate le grandi banche birmane. Inoltre va bloccata la capacità finanziaria della giunta”.
Il dramma delle minoranze
La tragedia vissuta da questo Paese è sempre stata nel pensiero e nelle preghiere di Papa Francesco. Tutte le minoranze etniche sono state represse nel corso degli ultimi sessant’anni dalla dittatura precedente e ancora oggi sono attaccate. Per quanto riguarda la minoranza cristiana, l’esperta ha affermato che molti villaggi con forte presenza di comunità di fedeli sono stati bombardati, mentre la repressione assume sempre più la forma di un vero e proprio attacco contro la minoranza musulmana Rohingya, causando l’esodo di oltre 700mila persone verso il Bangladesh. “Si parla di un accordo per il loro rientro in ex Birmania, ma il dato di fatto è che non vogliono ritornare in un Paese sotto il controllo della dittatura militare”, sottolinea la presidente dell’associazione Italia-Birmania Insieme. L’unico modo per farli rientrare in sicurezza sarà la sconfitta della dittatura e la trasformazione del Paese in chiave democratica. “Su questo bisogna che le istituzioni internazionali lavorino – conclude – e che abbiano il coraggio di adottare azioni e misure concrete in collaborazione con i Paesi democratici”.