Monsignor Hérouard: Delors, costruttore di un’Europa di valori non solo economici

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Il vicepresidente della Comece, la Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea, ricorda l’ex presidente della Commissione europea, il francese Jacques Delors, morto il 27 dicembre all’età di 98 anni

Marine Henriot e Jean-Charles Putzolu – Città del Vaticano

Figura della costruzione europea, padre dell’euro, Jacques Delors è morto mercoledì 27 dicembre all’età di 98 anni. Da Bruxelles, dove è rimasto alla guida della Commissione dal 1985 al 1995, ha svolto il ruolo di architetto per plasmare i contorni dell’Europa contemporanea: istituzione del mercato unico, firma degli accordi di Schengen, Atto unico europeo, avvio del programma Erasmus di scambi studenteschi, riforma della politica agricola comune, avvio dell’Unione economica e monetaria che porterà alla creazione dell’euro. Nel marzo 2020, aveva richiamato i capi di Stato e di governo dell’Ue a una maggiore solidarietà in un momento di forte discussione sulla risposta congiunta da dare alla pandemia di Covid-19. “Dietro le sue scelte, i suoi impegni e anche le sue decisioni personali, c’era una certa idea dell’uomo e una certa idea del rispetto nella lotta politica”, secondo monsignor Antoine Hérouard, vicepresidente della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (Comece).

Una certa visione dell’Unione Europea

Con i suoi gruppi di riflessione, Club témoin o Notre Europe (diventato poi Institut Jacques-Delors”, ha difeso fino alla fine il rafforzamento del federalismo europeo, chiedendo più “audacia” all’epoca della Brexit e degli attacchi dei “populisti di ogni genere”. “Delors – spiega monsignor Hérourd – aveva una vera concezione dell’Europa perché era pienamente consapevole che l’Europa avrebbe dovuto crescere nelle sue capacità e non essere solamente una sorta di club economico dove le persone condividono un certo numero di interessi”. Delors faceva parte di quella generazione “che aveva conosciuto la guerra e che sapeva quale pace avrebbe potuto apportare l’Europa, per i Paesi che fino a pochi anni prima erano in lotta”.

Giovanni Paolo II al Consiglio d’Europa a Strasburgo, 9 ottobre 1988

L’uomo di fede

Nato a Parigi il 20 luglio 1925 in un ambiente semplice e cattolico, Jacques Delors era passato dalla parrocchia alla Gioventù operaia cristiana, (la Jeunesse ouvrière chrétienne – JOC) a cui rimase legato per tutta la vita. Entrò alla Banca di Francia, aderì alla Confederazione francese dei lavoratori cristiani e partecipò al processo che diede origine alla Confederazione francese democratica del lavoro, uno dei principali sindacati nazionali francesi. “Ha avuto la preoccupazione di radicare le istituzioni europee nei valori umanisti”, continua Hérouard, aggiungendo che “probabilmente c’è un punto in cui la sua fede e il suo ruolo si incontrano”. Nel 1985, mentre Jacques Delors era presidente della Commissione europea, Giovanni Paolo II si recò presso la sede della Comunità economica europea, un fatto senza precedenti per un Pontefice. “Le parole con cui il signor Delors mi accoglie, con tanta cortesia, a nome di tutti voi, testimoniano il vostro interesse per la prima visita del Papa alle Istituzioni europee che voi presiedete e guidate, o presso le quali siete accreditati”, furono allora le parole del Pontefice.

Nell’ottobre del 1988, tre anni dopo, Giovanni Paolo II visitò il Consiglio d’Europa a Strasburgo. Mentre più di recente, siamo nel 2008, a Parigi, Delors incontrò Benedetto XVI durante la sua visita al Collège des Bernardins. Delors – conclude il vicepresidente della Comece che lo ha conosciuto da parrocchiano, a Parigi e a Bruxelles – era “un uomo pudico, che non esibiva la sua fede come uno stendardo, ma la viveva quotidianamente”.

Ascolta l’intervista in lingua originale con monsignor Antoine Hérouard